Napoli: sin prisa, pero sin pausa

Il dogma impartito da Rafa Benitez, allora allenatore degli azzurri, sembra aver trovato realizzazione: alla terza estate di lavoro agli ordini di Sarri, gli azzurri sembrano ormai aver completato un'evoluzione di squadra tale da poter ambire al vertice della classifica.

Napoli: sin prisa, pero sin pausa
Napoli: sin prisa, pero sin pausa
lorenzomariconda
Di Lorenzo Mariconda

Rafa Benitez non ha lasciato in molti un ottimo ricordo della sua avventura all'ombra del Vesuvio. Tuttavia, all'atto dell'insediamento, nell'estate del 2013, da tecnico di grande esperienza europea, il madrileno pronunciò la frase "sin prisa, pero sin pausa", letteralmente "senza fretta, ma senza pause", che oggi, dopo 4 anni, sembra essere giunta a compimento.

La forza di non vendere - La crescita di una squadra, affinché possa essere duratura nel tempo, necessita di passaggi graduali, ma costanti, senza battute d'arresto, ma neanche eccessi di fiducia che alla lunga risulterebbero controproducenti. In questo senso la politica societaria del Napoli non ha eguali nel panorama nostrano. Al di là della potenza economica della Juventus, finora inavvicinabile da parte dei contenders, gli azzurri sono quelli che, nel corso degli anni, hanno sempre migliorato l'organico - certamente commettendo anche qualche errore, ma fisiologico - fino ad arrivare ad un momento, quello odierno, in cui bisognerà trarne i frutti.

Nel 2011 era stata la grande reputazione di Benitez a permettere l'ingaggio di giocatori del calibro di Reina, Albiol e Higuain, provenienti da grandi realtà continentali ed in cerca di rilancio in una piazza calda ed esigente come quella napoletana. Oggi, invece, è la solidità di un progetto nonché la qualità di gioco riconosciuta in tutta Europa, a permettere di trattenere tutti i pezzi da novanta per giungere all'obiettivo tanto agognato. Mertens e Insigne hanno rinnovato, Ghoulam quasi, Hamsik ha sposato la realtà azzurra da 10 anni, i ragazzini terribili del centrocampo sono pronti ad esplodere definitivamente: queste sono le rosee premesse dell'anno che verrà.

La crescita, anche in termini di visibilità internazionale della società del presidente De Laurentiis, è dimostrata dagli inviti ricevuti per la prestigiosa Audi Cup, in programma a Monaco di Baviera tra circa un mese, e per l'incontro organizzato dalla UEFA a Nyon a fine Agosto, dove, tra i migliori allenatori del Vecchio Continente, sarà presente anche Maurizio Sarri, uno degli artefici della crescita partenopea.

Pacta sunt servanda - Proprio la consapevolezza di tutti i componenti della rosa di poter arrivare a grandi traguardi ha generato un entusiasmo incredibile nel ritiro della Val di Sole. I giocatori reduci dalle nazionali, come ammesso in conferenza dallo stesso capitan Hamsik, hanno deciso di buon grado di ridurre il periodo destinato alle vacanze estive, per poter ricominciare al più presto la preparazione. Anche Bruno Satin, manager di Koulibaly, l'anno scorso dato sul piede di partenza e oggi quasi certo della permanenza, ha voluto sottolineare la grande crescita degli azzurri, apprezzati per la qualità di gioco espressa nell'ultima Champions League da tutti gli osservatori d'Europa.

E dunque si sono ritrovati tutti, nessuno escluso, a sudare agli ordini di Sarri. Tra i volti nuovi, per il momento, soltanto il promettente esterno algerino Ounas, anche se viene dato per certo l'arrivo ad inizio settimana di Mario Rui, terzino sinistro di buona affidabilità, proveniente dalla Roma. Nonostante la mancanza di botti di mercato, la fiducia cresce ogni giorno di più e le sensazioni intorno alla squadra sono più che positive, con un atteggiamento in netta controtendenza rispetto alle dirette concorrenti.

Infatti, il Milan ha già completato innumerevoli acquisti per fornire una rosa competitiva a mister Montella; l'Inter è in attesa di piazzare il colpo da novanta; la Roma appare in smobilitazione, mentre la Juventus è, come spesso le capita, sorniona in attesa della zampata decisiva. Il Napoli, per il momento, è fermo, senza alcuna necessità di sforzarsi eccessivamente, ma sicuro della propria forza e sicuro, quantomeno, di poter competere ad armi pari nella speranza di raggiungere quel tricolore che da troppo tempo non riempie di gioia i cuori partenopei. Anche perché, poi, tutto sommato, come diceva Tomasi di Lampedusa, perché tutto cambi, nulla deve cambiare.