E' una notte speciale per il pugilato. Una cornice d'eccezione, lo stadio di Wembley gremito da 90mila spettatori, ospita uno dei migliori match degli ultimi anni, di gran lunga
il migliore degli ultimi 10 per la categoria dei massimi. Un vecchio campione, spesso bistrattato dalla critica per la sua poca spettacolarità, dopo aver dominato le scene per oltre 10 anni è salito sul ring per affrontare un avversario di 14 anni più giovane destinato a ereditarne il regno. Sembrava un copione già scritto e visto decine di altre volte,
quello di un leone incapace di avviarsi sul viale del tramonto e di lasciare il palcoscenico al rampante erede, quello del pugile suonato che non accetta che il suo tempo sia finito. E invece, a Wembley Wladimir Klitschko ha sì perso, ma lo ha fatto da novello Ettore, cadendo, rialzandosi, mettendo al tappeto l'avversario, cadendo ancora, e rialzandosi, cadendo per la terza volta e rialzandosi per la terza volta, fino all'inevitabile, gloriosa fine. E Anthony Joshua, il predestinato, l'uomo che è definito il fighting pride di un'intera nazione, ha dimostrato di non essere solo uno straordinario atleta dotato di un pugno devastante, ma anche un Achille orgoglioso, capace di soffrire, di arrivare sulla soglia della clamorosa sconfitta e di respingerla, rialzandosi per andare incontro al suo destino di gloria.

Il "Let's get ready to rumble" di Michael Buffer è accompagnato dall'urlo dei 90mila spettatori presenti a Wembley. E' il Wembley roar, quel ruggito che nel corso dei decenni ha piegato le gambe a schiere di sportivi e cantanti che si sono esibiti prima al cospetto delle torri e poi dell'arco di questo fantastico palcoscenico.
Ma i due protagonisti di questo evento non sanno tremare. Entrambi, sono qui per scrivere una pagina del loro romanzo sportivo. Wladimir Klitschko, privato del suo scettro dopo dieci anni di regno, a 41 anni vuole realizzare la più straordinaria delle sue imprese; Anthony Joshua, l'eroe di casa dalla carriera immacolata, vuole battere l'avversario più forte finora affrontato e proseguire il suo cammino verso l'Olimpo.

Entrambi, sono fisicamente diversi rispetto alle loro ultime esibizioni. Wladimir Klitschko si è allenato per quasi un anno e mezzo, è tirato a lucido come non mai e nei suoi occhi si leggono determinazione e cattiveria. Anthony Joshua sembra sovrastarlo fisicamente, con i suoi bicipiti ipertrofici e quella ostentata spensieratezza che non sai se nasconda insicurezza o estrema sicurezza di sè.

L'ucraino indossa pantaloncini grigi, l'inglese bianchi. La prima ripresa è di studio, Joshua prova a portare qualche colpo per registrare la reazione dell'avversario, che mantiene il sinistro molto basso. E' un round molto poco spettacolare, che non lascia presagire quello che succederà tra pochi minuti.
Klitschko porta i primi colpi interessanti nel secondo round, sorprendendo Joshua col sinistro. L'inglese reagisce e spara due destri che l'ucraino assorbe con le braccia.
Desta sorpresa la rapidità di gambe dell'ucraino: ecco cosa intendeva quando diceva di essersi preparato maniacalmente, ecco spiegate le parole del suo coach, Johnathon Banks, che diceva di come avessero preparato tutto ciò che fosse possibile fare. Nel terzo round Joshua sembra confuso tatticamente, soprattutto quando Klitschko prova ad accorciare le distanze. Ma l'inglese sa di avere la dinamite nei pugni, e lo dimostra in chiusura di quarto round, quando per due volte tocca l'avversario con il gancio destro. E' il preludio a quanto avviene nella quinta ripresa.

Un round epico Joshua parte all'attacco e va a segno con delle combinazioni a due mani, concluse con un gancio sinistro che manda al tappeto Klitschko. L'ucraino riesce ad alzarsi, ma ha l'occhio sinistro visibilmente segnato. E' visibilmente in difficoltà e Joshua prova ad assestare il colpo del definitivo ko. Ma l'ucraino non è un pugile qualsiasi, non tenta di fuggire, legare o sperare nel gong. No, l'ucraino reagisce e attacca, colpisce col destro e poi col sinistro, Joshua è sorpreso e si lascia andare sulle corde, viene raggiuntoda un terribile montante destro ed è lui a essere salvato dal gong.

A inizio sesta ripresa, Klitschko nonostante il knock out subito appare più fresco dell'avversario. Con un sontuoso diretto destro manda Joshua a gambe all'aria. Cosa succede al muro di certezze dell'inglese? E' ora che i dietrologi diano il via ai loro "fu vera gloria?", che il mito dell'imbattibile adone crolli prima ancora di raggiungere l'apice? No, Joshua non vuole. Si rialza, soffre come un qualsiasi carneade del ring, incassa i colpi di Klitschko, che ora crede di essere vicino al coronamento della sua, di impresa. Ma Joshua non si arrende, a fatica, con le gambe che sembrano di piombo, resiste.

Nel settimo round, Joshua ricorre a tutte le armi in suo possesso, compresa quella del trash talking. Cosa dice a Klitschko? Di attaccare, di provare a colpirlo. Per la prima volta in carriera, Joshua si appresta ad affrontare l'ttavo round, e quel 41enne che continua a sembrare più fresco di lui non è un ex pugile, non è una vecchia gloria: è un campione che vuole dimostrare di essere ancora il più forte. Ma se Joshua non è mai arrivato all'ottava ripresa, Klitschko non è mai giunto da 41enne alla nona, e nemmeno alla decima. E' nella terzultima ripresa che l'ucraino comincia a legare. Improvvisamente, le forze gli vengono a mancare, e con le gambe non più reattive, anche i riflessi sono appannati.

Undicesimo round. Joshua balza in avanti, gancio sinistro che Klitschko sente, l'ucraino è braccato da Joshua, che porta il colpo del match: un montante destro che abbatterebbe un bue. Klitschko lo avverte in tutta la sua potenza, ma incredibilmente le gambe reggono. Il fisico del campione è però provato, a resistere è soltanto la volontà. Arriva una valanga di colpi, è impossibile evitarli. L'ucraino è al tappeto. Si rialza, ma dopo poco è di nuovo giù. Per la terza volta nel corso del match, Wladimir Klitschko trova il coraggio di rialzarsi, ma viene chiuso all'angolo e, inevitabilmente, l'arbitro ferma il match. Joshua si volta verso il suo angolo. Sorride.

Due giudici vedevano Joshua avanti (96-93 e 95-93), uno era per Klitschko (95-93)

All'interno di Wembley risuona Seven nation army.

Le interviste Joshua è raggiante. Prova a fare lo showman, ma l'emozione lo tradisce. Non gigioneggia, dimostra molta umiltà. "Non sono perfetto, ma ci provo," dice intervistato sul ring. "Ringrazio tutto il mio staff, tutti quelli che hanno creduto in me, tutti i 90mila presenti qui, e tutta la boxe che mi ha insegnato a rispettare il mio avversario." Alza il braccio dello sconfitto, e continua: "E' tornato a combattere per affrontarmi, se non hai il coraggio di combattere non puoi perdere. Io voglio solo migliorare, puoi essere un fenomeno ma devi avere carattere, che puoi avere solo andando avanti. Carattere e voglia di crescere per raggiungere i tuoi obiettivi." Poi, la sfida: "Tyson Fury dove sei? Io ti sto aspettando, mi piace combattere e spero lui possa tornare a farlo."

Infine, il ringraziamento a un grande ex: "Lennox Lewis, sei stato la mia ispirazione."

E' la volta di Klitschko, che all'inizio è frenato dall'emozione e non riesce quasi a parlare. "Spero vi siate divertiti, abbiamo cercato di dare il massimo, il migliore stasera ha vinto. Siamo due pugili che si rispettano, è giusto celebrare chi ha vinto.E' triste come sia andata per me, avevo preparato un piano ma non ha funzionato. Grande rispetto per Joshua e per tutto il pubblico." Arriva la domanda sul futuro: "Voglio ancora stare sul ring, mi sono divertito come voi e spero che possa ancora succedere qualcosa di grande."