"Richie Porte è il principale favorito per la conquista del Tour de France 2017". Così parlò Chris Froome, il kenyano bianco già tre volte vincitore della Grand Boucle, in affanno durante il Giro del Delfinato appena conclusosi (quarto in classifica generale e mai davvero convincente nella settimana sulle strade della Savoia). Una provocazione, che però sembra essere in linea rispetto a quanto visto in corsa in questo 2017, in cui il britannico del Team Sky non ha ancora trovato il giusto colpo di pedale. 

Male alla Volta a Catalunya, poco più che comparsa al Giro di Romandia, assente a tutti gli altri grandi appuntamenti del panorama ciclistico internazionale, Froome si presenterà al via di Dusseldorf con qualche punto interrogativo in più rispetto al recente passato. Sotto le aspettative a cronometro, regolare ma non brillante in salita, superlativo solo in discesa. E' questo il Froome che il Delfinato lascia in eredità agli appassionati, nella consapevolezza che all'inizio del Tour mancano ancora tre settimane, utili ad affinare la condizione. Difficile immaginare un Richie Porte primo favorito della prossima Grand Boucle, anche se l'australiano della BMC è parso il più in palla tra i pretendenti alla vittoria finale, mostrando una buona condizione sia a cronometro che in salita, nonostante la resa finale, con Jakob Fuglsang prontissimo ad approfittare delle schermaglie tra i due ex compagni di squadra al Team Sky. E proprio la compattezza del team BMC è uno dei punti di discussione il giorno dopo la conclusione del Delfinato: un Porte isolato e lasciato al suo destino ha lottato, corso con intelligenza, ma non è riuscito a difendere la maglia gialla dagli attacchi dei suoi avversari. "C'erano diverse squadre che avevano interesse a non farmi vincere", le parole sibilline dell'australiano, che dovrà sperare di poter contare su compagni di squadra maggiormente affidabili sulle salite del Tour. Un Tour a cui prenderà parte, con l'obiettivo dichiarato della vittoria, anche Alberto Contador, reduce da una settimana da dimenticare. Dopo un guizzo a cronometro che lasciava ben sperare, l'uomo di Pinto è sparito sulle grandi montagne, trincerandosi dietro la giustificazione di un'allergia al polline che ne avrebbe condizionato il rendimento. Anche per il Pistolero vale il discorso fatto per Froome: attendere l'inizio del Tour per comprenderne il reale stato di forma.

Alle spalle dei grandi favoriti, tra cui ci sarebbe anche Nairo Quintana, il colombiano che sta smaltendo le fatiche del Giro del Centenario, scalpitano tutta una serie di volti più o meno nuovi. Il più sorridente è quello di Jakob Fuglsang, danese dell'Astana promosso capitano e grande sorpresa di questo Delfinato. Ottimo scalatore, Fuglsang proverà a replicare le prodezze dell'ultima settimana anche in una corsa molto diversa come la Grand Boucle. Sulla stessa falsariga, anche Daniel Martin, irlandese mai stato a suo agio sulla lunga distanza delle tre settimane, con Romain Bardet e Fabio Aru che hanno alternato buone prestazioni a momenti di down. Ma mentre per il sardo un rendimento del genere era pronosticabile, dato il recente infortunio al ginocchio sinistro, per il francese un Tour altalenante non sarebbe accettabile, in particolar modo dopo il secondo posto conquistato lo scorso anno. Rimane poi l'incognita rappresentata da Alejandro Valverde: il capitano della Movistar ha perso lo smalto della prima parte - trionfale - di stagione, seminando dubbi sulla sua tenuta verso la Grand Boucle e sulla conseguente convivenza con il compagno Quintana. Sullo sfondo si affacciano le sagome dei giovani Buchmann e Meintjes, chiamati a movimentare la corsa, come accaduto solo nell'ultima tappa alpina del Delfinato. Ingiudicabile infine Esteban Chaves, lo scalatore colombiano alla sua prima vera apparizione in questo 2017, fuori ritmo e in difficoltà come il compagno di squadra all'Orica-Scott Simon Yates, altro pretendente alla maglia bianca di miglior giovane del podio di Parigi.