All'età ventiquattro anni, Marc Soler rappresenta il futuro del ciclismo spagnolo. Messosi in evidenza la scorsa stagione con la maglia della Movistar, questo ragazzo catalano ha ottenuto ieri la vittoria più importante della sua carriera, aggiudicandosi la Parigi-Nizza edizione 2018, con un pugno di secondi di vantaggio sul britannico Simon Yates (Mitchelton-Scott), in difficoltà nell'ultima tappa della "corsa verso il sole".

E' stato dunque premiato il coraggio di Soler, corridore che ha ancora enormi margini di miglioramento. Alto 186 cm, il catalano è uno scalatore atipico, che in salita non fa la differenza con scatti a ripetizione ma tenendo un passo regolare, come accaduto anche ieri nella decisiva fuga a tre con i connazionali Omar Fraile (Astana) e David De La Cruz (Team Sky, alla fine vincitore in volata). Diversi i margini di miglioramento di Soler, anche a cronometro, che intanto ha approfittato del grande equilibrio della Parigi-Nizza per aggiudicarsi una corsa di enorme prestigio. Ancora una volta, come già capitato nel 2017, tutto si è deciso nel finale, con Soler a giocarsi la vittoria con Simon Yates, maglia gialla dopo la vittoria nella tappa regina. L'ha spuntata lo spagnolo, a causa delle difficoltà di tenuta del britannico della Mitchelton-Scott che, esattamente come il fratello, sembra riuscire a esprimere il suo potenziale solo in un arco di tempo limitato, al momento non superiore a una settimana. Solo secondo Yates, per quattro secondi, ma comunque sul podio di Nizza, davanti al basco Ion Izaguirre, protagonista suo malgrado di una caduta in discesa insieme al fratello Gorka. I due corridori della Bahrain-Merida hanno tenuto la corsa aperta fino alla fine, senza riuscire mai a far valere un guizzo decisivo. Tanta regolarità, ma nessun acuto per loro, in una Parigi-Nizza che ha scontato l'assenza di grandi nomi. Appeal venuto a mancare anche per le defaillance di alcuni degli uomini più attesi, dal colombiano Esteban Chaves (altro portacolori della Mitchelton-Scott) al francese Julian Alaphilippe (Quick-Step Floors).

La caduta e il conseguente ritiro di Wout Poels, olandese del Team Sky, ha probabilmente privato la Parigi-Nizza del suo corridore più forte, come dimostrato a cronometro, offrendo occasioni a tutti gli altri, outsider più o meno di lusso. Non ne hanno approfittato Alaphilippe, che continua a confermare di essere corridore da corse di un giorno, ma neanche il duo dell'Astana formato da Jakob Fuglsang e Luis Leòn Sanchez. Se il danese ha corso coperto, non assistito dalla miglior condizione, il veterano spagnolo è stato in maglia gialla fino a due tappe dalla conclusione, salvo crollare in salita e alzare bandiera bianca. Discorso per certi versi simile quello riguardante Sergio Henao, il colombiano vincitore nel 2017, mai realmente competitivo, poco più che una comparsa nella lotta per la top ten conclusiva. In una corsa caratterizzata dall'equilibrio, si sono messi in mostra due belgi, Tim Wellens (Lotto Soudal) e Dylan Teuns (Trek-Segafredo). Il primo ha confermato di star vivendo un buon momento di forma nella sua evoluzione: da uomo alla De Gendt a corridore in grado di lottare nelle brevi corse a tappe (quest'anno già vinta la Ruta del Sol), mentre il secondo ha provato a esprimere doti che gli addetti ai lavori gli riconoscono da un paio di stagioni, non ancora messe chiaramente in evidenza. Il resto della corsa ha sorriso ai francesi Hivert e Molard, abili a sfruttare un percorso che prevedeva solo un paio di tappe per velocisti e ad aggiudicarsi una frazione a testa con colpi di mano nel finale. Tra gli sprinter, poco sollecitati in questa Parigi-Nizza, da segnalare la crescita del ventiquattrenne olandese Dylan Groenewegen (Lotto-Jumbo) e la conferma a buoni livelli del transalpino Arnaud Démare (Groupama-FDJ), che tra pochi giorni andrà a caccia del suo secondo successo alla Milano-Sanremo, già vinta nel 2016.

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Andrea Russo Spena
Laureato in giurisprudenza, con una passione senza confini per lo sport. [email protected]