Perde pezzi l'Italia dell'Atletica nel cammino che conduce a Pechino. Alessia Trost saluta in netto anticipo la rassegna iridata, complice una lesione al tendine d'Achille destro. Dall'Alto al Triplo, dalla giovane Trost all'eterno Donato, 39 anni tra pochi giorni per il fuoriclasse azzurro.

Le porte del Mondiale si chiudono, non per un problema di misura - 16.91 ai Campionati Italiani per garantirsi un'ultima recita - quanto di condizione. Gli acciacchi presentano il conto e i tendini, martoriati da anni di battaglie e balzi, urlano a perdifiato.

Due sessioni ravvicinate, per assaggiare il clima iridato, sotto la lente d'ingrandimento di preparatori e allenatori, in cerca di risposte confortanti. Quando Donato si ferma, sa che è il tramonto di un sogno mondiale. Pechino non è terra per comparse, non per uno come Donato, abituato a lottare.

Grande anche nel dolore, il triplista azzurro sceglie di non intraprendere una corsa insostenibile, sceglie di fermarsi, per rispetto, verso l'Italia e verso se stesso. Parole semplici, che raccontano dell'atleta Donato, ma soprattutto dell'uomo:

"Ho lavorato duro tutto l’anno e adesso è davvero doloroso rinunciare, ma dopo Cheboksary e il minimo sofferto ai tricolori dieci giorni fa, ho sperato di poter sfruttare queste settimane per mettere in cantiere quei lavori indispensabili per disputare un Mondiale da protagonista. Purtroppo i tendini me lo hanno impedito ed il continuo adattamento che l’allenamento ha dovuto subire sta facendo calare anche la forma che avevo faticosamente costruito. Ho sempre voluto onorare la maglia azzurra e la scelta difficile che ho fatto va proprio in questa direzione: so a quali valori tecnici posso ancora esprimermi, e non voglio che l’Italia schieri a Pechino la mia controfigura. Da capitano in pectore lasciatemi dare un abbraccio e fare un in bocca al lupo a tutti i miei compagni"

Perdita grave, in pedana, all'interno del gruppo.