Gatlin - Bolt, atto secondo. Dopo la grande sfida sui 100 metri, i due uomini jet si danno nuovamente appuntamento sui 200. Una sfida a distanza, in attesa del rendez-vous finale di domani. Il cronometro dice Gatlin - 19"87 contro i 19"95 di Bolt - la pista dice ben altro: perché Bolt, una volta certo della qualificazione, smette di spingere e arriva per inerzia al traguardo. L'impressione è che ne abbia decisamente di più dell'avversario, di un Gatlin che domani dovrà dare tutto sè stesso tanto a livello fisico che a livello psicologico, per non finire ancora una volta schiacciato dal gigante giamaicano. Al tartan la sentenza finale.

Sulla stessa distanza al femminile, brilla la stella di Dafne Schippers, la freccia bianca che vola a contrastare lo strapotere di caraibiche e afro americane e si prenota per una medaglia d'oro che avrebbe del clamoroso. Assenti Shelly-Ann Fraser e Allison Felix - che gioca tutte le fiches sui 400 - l'olandese se la dovrà vedere soprattutto con Veronica Campbell - Brown, oggi piuttosto "sbadata" al punto da invadere la corsia limitrofa, laddove stantuffava la brittanica Margaret Adeoye. Niente squalifica per la giamaicana, ma la gara di oggi di certo passerà agli annali. Alle semifinali ci arriva anche la nostra Gloria Hooper, ghanese di genitori ma veronese di nascita e parlata. Il 22"99 significa per lei il primato stagionale e la diciassettesima posizione di qualifica.

Ma di storie clamorose ne sono già arrivate dal Birds Nest di Pechino. Ad esempio quella di Yulius Yego, giavellottista keniota, che porta il paese africano dove mai era arrivato in una disciplina che non prevedesse la corsa. Un sibilo di 92,72 metri che apre uno squarcio nuovo su una disciplina prima territorio di caccia preferito degli atleti della Vecchia Europa. Che questa volta si deve accontentare del solo bronzo dell'intramontabile finnico Tero Pitkamäki, mentre l'argento porta la firma di un altro figlio del Continente Nero, l'egiziano Ihab Abdelrahman El Sayed che fa conficcare il suo giavellotto al suolo dopo un volo di 88,99 metri.

Assente la Zarina Yelena, la gara di salto con l'asta al femminile cerca la sua nuova regina. Fra volti noti e sorprese, alla fine la spunta la cubana Yarisley Silva che spicca il volo oltre quota 4.90 e pone fine al sin li entusiasmante testa a testa con la brasiliana Fabiana Murer, iridata a Daegu 2011. Podio per la greca Nicoleta Kyriakopoulou, che per un momento accarezza il sogno della grande impresa. Delude invece la campionessa olimpica di Londra, Jennifer Suhr che si ferma al quarto posto al pari della giovane e promettente svedese Angelica Bengtsson e della connazionale Sandy Morris. Gara molto bella e combattuta, che l'anno prossimo a Rio ritroverà la sua protagonista più attesa: Yelena Isinbayeva ha lanciato la sfida e le avversarie l'hanno raccolta. Per Silva anche un tentativo di varcare la soglia dei 5.00 metri, non coronata da successo ma utile comunque a lanciare segnali alla più grande di sempre. Se a Rio la Zarina vorrà realizzare il suo sogno di coronare con il terzo oro olimpico una carriera da leggenda, dovrà sudare le proverbiali sette camicie. 

Ha visto la luce in fondo al tunnel, Zuzana Hejnovà dopo un anno difficile costellato da infortuni: per la ceca, secondo titolo del Mondo consecutivo nei 400 ostacoli dopo quello di Mosca 2013. Il ruggito della vecchia europa nel giorno in cui la pittoresca Shamier Little - occhiali da studentessa modello e vistoso fiocco verde fluo in testa - si dimostra gran campionessa, frenata solo da qualche pasticcio nei primi ostacoli e dalla poca esperienza a questo livello. Di lei ne sentiremo certo parlare. Bronzo per l'altra statunitense, Cassandra Tate.

Spettacolo assoluto nei 400 metri maschili, dove c'era grande attesa per il duello fra Kirani James e LaShawn Merritt, i quali non han però fatto i conti con il sudafricano Wayde Van Niekerk, che si è preso un oro incredibile. C'è la firma kenyana anche nei 3000 siepi al femminile, dove a vincere è Hyving Kiyeng Jepkemoi davanti alla tunisina Habiba Ghribi e alla tedesca Gesa Krause. 

A funestare la gran giornata del Kenya però, arriva la voce della doppia positività a un controllo anti-doping che coinvolgerebbe Joyce Zakary (400 m) e Francisca Koki (400 hs). Non certo una bella notizia per un paese che è stato fin troppo sotto i riflettori per questioni di doping, ma anche - più in generale - per l'atletica, sempre più alla ricerca di una credibilità che pare perduta sotto i colpi delle sostanze illecite.