L'Italia perde una pedina nella rincorsa olimpica. Jamel Chatbi - mezzofondista di origine marocchine, ma residente nel bergamasco - salta per la terza volta un controllo antidoping e incappa quindi nella mannaia della giustizia sportiva. La terza elusione in dodici mesi comporta la fine del sogno a cinque cerchi. La decisione congiunta di Coni e Fidal giunge inevitabile, in attesa della difesa dell'atleta azzurro. 

Chatbi non è nuovo in materia di doping, nel 2009, una squalifica di tre anni per assunzione di clenbuterolo, ora uno stop inatteso, che va a frantumare le ottime cose di stagione. Il rischio è di chiudere in netto anticipo la carriera, con una squalifica a vita che aleggia nell'aria. 

Di recente, Chatbi ha offerto buone prestazioni ad Amsterdam, sede del campionato europeo, sui 3000 siepi e sui 5000. Nelle siepi, specialità della casa, vanta un tempo di livello mondiale - 8'08"86 - firmato nel 2009, come detto stagione incriminata, e in Olanda ha chiuso al quinto posto la finale, dopo un'ottima batteria. 8'32"43 per Chatbi, con Mekhissi all'oro. Chatbi è stato, nell'occasione, il migliore dei tre azzurri presenti. 

Sui 5000, nella giornata di chiusura, complice un pizzico di stanchezza - Chatbi non è più giovanissimo, ha 32 anni - ha concluso la prova all'undicesimo posto, in 13'49"93. 

Il fermo cancella ogni cosa, ma soprattutto getta un'ombra pesante sul movimento italiano all'alba dei giochi, una notizia che spegne, in parte, l'entusiasmo per l'avventura alle porte. In attesa di ulteriori sviluppi, Chatbi cede il passo, mentre alla squadra si aggiungono - dopo i recenti test - Chesani e Pedroso, con un contingente che vanta ora 37 unità.