Cosa ricorderemo dell'ultimo match di Floyd Mayweather, uno dei pugili più forti degli ultimi 20 anni e il numero 1 indiscusso per guadagni? Non la controversa corsa al record di Rocky Marciano, né l'altrettanto (non per le sue tasche) match con Andre Berto, il meno quotato degli avversari affrontati negli ultimi 10 anni (4 sconfitte negli ultimi 7 incontri). E nemmeno l'attesa per le dichiarazioni di "Money" nel dopomatch. La cosa più interessante, divertente, geniale, comunicativa (colpo basso per un genio della comunicazione come Mayweather), è stata un post di Manny Pacquiao durante il match dell'arcirivale. Mentre altri grandi del passato attacavano Mayweather (Lennox Lewis lo ha pure sfidato ai microfoni dell'ESPN...) il filippino, deluso dalla mancata rivincita, delusissimo per il risultato della presunta sfida del secolo, amareggiato per le solite storie di sostanze più o meno proibite che secondo lui sarebbero state concesse a Mayweather, durante il noiossimo combattimento andato in scena all'MGM di Las Vegas ha pubblicato sulle sue pagine social questo video, accompagnato dal commento "what I do when I'm bored":

Mayweather ha tenuto fede ai suoi intenti: raggiungere il record di Marciano, ritirarsi. "Devi sapere quando è giunta l'ora di farlo. Sono vicino ai 40 ormai, e il mio corpo sta andando a pezzi, non certo per i colpi ricevuti, ma per tutto il lavoro svolto". La scelta di Andre Berto è stata, come sempre, azzeccatissima per gli scopi di Floyd: un pugile la cui scherma sembra essere stata disegnata per adattarsi alle caratteristiche del più celebre rivale. 12 facili riprese senza correre rischi (dei 495 colpi tentati da Berto, ne sono andati a segno solo 83, contro i 232 su 410 di Money), qualche schermaglia verbale verso la fine, una scontata vittoria ai punti (120-108, 117-111, 118-110 i cartellini ufficiali), e un addio al mondo del pugilato, con tanti saluti a chi non potrà mai affrontarlo (Amir Khan), a chi ha penato quasi 10 anni per farlo e ci è riuscito quando ormai era spompato (Pacquiao) o a chi lo ha fatto troppo presto (Alvarez). A meno di improbabili ripensamenti, la carriera di Floyd Mayweather si chiude dopo 49 incontri disputati nell'arco di 19 anni. Pretty Boy conquista il bronzo alle Olimpiadi di Atlanta del 1996 nei pesi piuma, battuto dal bulgaro Serafim Todorov (ritornato sul ring lo scorso luglio, a 46 anni, dopo 12 anni di inattività) e debutta pro l'11 ottobre del 1996 contro tal Roberto Apodaca, spedito al tappeto in poco più di una ripresa. Quello che accade dopo è storia: Floyd conquista 6 titoli mondiali in 5 differenti categorie di peso, dai superpiuma ai superleggeri, combattendo 25 volte per il titolo. La sua abilità sul ring e quella nel rendere pesantissime le sue borse diventano leggendari, così come maniacale è la promozione dei suoi match, che diventano veri e propri eventi resi ricchissimi dalle pay per view. La sfida con Oscar de la Hoya, altro fenomeno della promozione, batte ogni record di incassi; quella con Ricky Hatton diventa il centro di una sorta di reality della HBO e coincide con un primo annuncio di ritiro. Il richiamo dei $ e il bisogno per la boxe di avere campioni e personaggi in un periodo in cui latitano entrambe le categorie, spinge Mayweather al rientro, con match che dimostrano ancora una volta la sua grandezza e annichiliscono gli avversari. Juan Manuel Marquez viene messo giù già nella seconda ripresa, e resiste per le restanti 10 subendo un'umiliante lezione; Shane Mosley manda a segno il 20% dei colpi tentati; Ortiz dà di matto e cerca di sfogare la sua frustrazione colpendo Money con una testata; Guerrero viene liquidato con la solita tranquillità; Alvarez fa tremare Floyd sono per la benevolenza di un giudice; Maidana ha addirittura l'onore di un doppio match; Pacquiao culmina anni di inseguimento nel momento meno esaltante della sua carriera.

Il record di Marciano Tanto si è detto di questo record, soprattutto perché gli ultimi due pugili che avevano dichiaratemente tentato di batterlo, nella categoria dei massimi, non ci sono riusciti: il campionissimo Larry Holmes, colui che inflisse al Più Grande l'unica sconfitta prima del limite, venne stoppato da Michael Spinks; l'improponibile Brian Nielsen venne invece messo ko a un passo dalll'immeritato traguardo dal carneade Dicky Ryan. Su questo aspetto vi sono due correnti di pensiero. Da una parte, c'è il fratello di Rocky Marciano, Peter, che fa notare che il record di Rocco è stato ottenuto in una categoria, quella dei massimi, dove ogni avversario può mandarti al tappeto, e porta come illuminante esempio il caso di Mike Tyson, messo ko dal mediocre Buster Douglas per quella che il Maestro Rino Tommasi definì "la più grande sorpresa della storia dello sport". Il papà di Mayweather, Floyd Senior, sul cui rapporto col figlio non riuscirebbe a fare chiarezza nemmeno Freud, fa invece notare la diversa qualità degli avversari affrontati da Marciano (che disputò solo 7 sfide iridate) e da Money. Entrambi hanno probabilmente ragione, ma volendo essere pignoli, bisognebbe far osservare a Floyd Senior in termini di record ci sono stati pugili di livello eccelso (Julio Cesar Chavez, per esempio, che venne sconfitto da Frankie Randall dopo 89 vittorie) che hanno fatto meglio del figlio, mentre un altro grandissimo, Joe Calzaghe, lasciò a quota 46 dopo aver battuto negli ultimi 2 match Bernard Hopkins e Roy Jones...

E ora? Cosa sarà del futuro di Floyd Mayweather? Terrà fede ai suoi propositi di ritiro o tornerà sui suoi passi, come troppe volte fatto da campionissimi del passato? Forse un segno è nelle parole di Floyd: "Ho fatto grandi investimenti e finanziariamente sono stabile. I record sono fatti per essere battuti, e forse troveremo un altro Floyd Mayweather. Ora voglio stare con la mia famiglia. Lascio lo sport nel pieno possesso di tutte le mie facoltà. Sono ancora sveglio e in forma. Non lascio niente da raggiungere nello sport. Ringrazio tutti quelli che mi ritengono il migliore di sempre". E poi, più tardi, chiosa: "Non sono io che vado dai soldi, sono i soldi che vengono da me". Ne riparleremo...