Finisce 5-4 la storica finale del mondiale colombiano: per la prima volta nella storia infatti il gradino più alto del podio non viene occupato da Spagna o Brasile. L'inedita finale tra Argentina e Russia, seppur con la seconda favorita sulla carta, si presenta infatti come un qualcosa di nuovo, segno dei tempi che stanno cambiando e di un futsal sempre più evoluto a livello mondiale.

Per i primi minuti le squadre si studiano, regna la paura di sbagliare e nessuno ha il coraggio di sbilanciarsi. La prima occasione è per la Russia, con Robinho che su punizione impegna in due tempi Sarmiento, la squadra di Skorovich sembra comunque più in palla, anche se gli unici tentativi di andare in rete vengono da velleitarie conclusioni da lontano. Al sesto minuto gli uomini di Venancio Lopez trovano la prima grande occasione, ed è Wilhem ad impegnare Gustavo che devia il pallone sul palo con una grande parata. Primo tempo con tante idee, ma poco coraggio per concretizzarle, la Russia dopo il palo argentino è ancora più prudente nella sua organizzazione offensiva, l'albiceleste invece ha preso coraggio ed è più volitiva e meno impaurita. L'occasione però arriva sui piedi di Abramov, servito da Milovanov, il cui tiro al volo viene murato da un grande intervento di Sarmiento, poi Robinho imbecca Chishkala che di testa manda alto da buona posizione.

Dopo un primo tempo magro di occasioni, arriva a sorpresa la fiammata russa: Romulo mette dentro per Eder Lima, murato una prima volta da Sarmiento, ma il tap-in del bomber russo è vincente. Passano 20 secondi e l'Argentina riagguanta subito il risultato con Vaporaki, che sfrutta la respinta di Gustavo sulla conclusione di Borruto e pareggia immediatamente i conti. Il primo tempo sembra scorrere lentamente verso la fine, quando la Russia cade nella trappola dei 6 falli e concede il tiro libero all'Argentina a 28 secondi dalla fine. L'esecuzione di Cuzzolino è perfetta e la rimonta è completata. 

Si torna in campo e dopo trenta secondi Eder Lima riceve da Abramov in area di rigore, si gira e batte Sarmiento. Nemmeno il tempo di rimettere la palla al centro e l'Argentina ritorna in vantaggio con il colpo da pochi passi di Brandi dopo l'ennesima respinta del portiere argentino sulla conclusone di Wilhelm. La squadra di Skorovich perde completamente la bussola: triangolazione perfetta degli argentini con Cuzzolino che mette ancora Brandi solo davanti a Gustavo, il numero 11 sigla la sua doppietta personale portando l'albiceleste sul 4-2. La Russia reagisce e Lima si procura l'occasione per accorciare le distanze: finta al limite dell'area su Rescia e sinistro respinto miracolosamente da Sarmiento, ma gli argentini reggono, seppur costretti a ricorrere a metodi poco ortodossi, e quando mancano ancora 8 minuti al termine raggiungono il limite di 5 falli. La Russia prende coraggio e Davidov impegna Sarmiento che alza in angolo il suo sinistro insidioso, poi il colpo di tacco di Eder Lima viene ancora murato dal portiere argentino, oggi praticamente perfetto. Anche i russi però raggiungono il limite di falli e Cuzzolino si fa parare il tiro libero da Zamtaradze, entrato apposta per affrontare il penalty.

Skorovich gioca la carta del portiere di movimento, e l'occasione arriva ancora sui piedi di Lima, servito da Robinho e murato per l'ennesima volta da un mostruoso Sarmiento. Gli ultimi minuti sono un vero e proprio assalto, ma il punto esclamativo sulla partita arriva a due minuti dalla fine con Vaporaki, che interrompe l'azione russa e a porta vuota infila il 5-2. I russi accorciano con Lyskov e rimettono paura agli argentini, Lima si divora un gol clamoroso davanti a Sarmiento, ma a 19 secondi dalla fine Taborda interviene pulito su Robinho, che si lascia andare e inganna l'arbitro il quale concede il sesto fallo e quindi il tiro libero: Eder Lima si presenta dal dischetto e mette il pallone alle spalle di Sarmiento. Gli ultimi 19 secondi sono da cardiopalma, ma l'Argentina tiene duro e conquista il primo titolo mondiale della sua storia. La Russia perde la terza finale in due anni aggiungendo l'ennesimo rimpianto alla sua storia recente.