In pochi alla vigilia avrebbero scommesso sulla vittoria di Fabio Aru alla Vuelta. Eppure lui ha corso dal primo all'ultimo metro da leader assoluto, prima dell'Astana e poi dalla corsa intera, e ha gestito energie e tattica di gara con la maturità di un veterano. 
Ma lo scalatore sardo veterano non è: ha solo 25 anni ed un futuro tutto da scrivere davanti. 
La Vuelta corsa dall'atleta del team Astana ha impressionato sopratutto per quest'aspetto, prima ancora che per il suo rendimento in salita e la tenuta a cronometro. 
Il contesto non era per nulla facile, a partire da quello interno. 

L'inizio di Vuelta per l'Astana è stato semplicemente infernale, con la squalifica di Nibali e le polemiche sulla condotta del diesse Shefer. Una situazione bollente che si è aggiunta agli scandali doping che hanno colpito il team ad inizio anno, agli screzi tra la squadra e Landa durante il Giro e a quelli tra Nibali e Vinokourov nel corso del Tour. 
Diventare il capitano di un team in fermento come l'Astana e gestire la pressione, come ha saputo fare lui, rappresenta il vero capolavoro compiuto dal corridore di Villacidro. Molti non sarebbe riusciti a sopportare le aspettive di una squadra "obbligata" a vincere un grande giro, considerati i grossi investimenti effettuati dallo sponsor sul ciclismo. 
Non è un caso che la dirigenza dell'Astana abbia deciso di schierare per la corsa spagnola tutti e tre i suoi assi, raggiungendo alla fine il risultato sperato. 
Fabio Aru è stato bravissimo a ricompattare un gruppo sgretolato e sfiduciato, ricomponendo quella corazzata che, seppur con interpreti diversi, aveva portato Vincenzo Nibali alla vittoria del Tour de France 2014. 
Alla fine il successo di Aru è a tutti gli effetti una vittoria di squadra, sublimata nell'ultima penultima tappa con un attacco studiato a tavolino e perfettamente riuscito. Persino un cavallo pazzo ed ambizioso come Mikel Landa si è messo totalmente al servizio del corridore sardo, riuscendo anche a togliersi la soddisfazione di una vittoria di tappa. 

La maturità di Aru si può misurare anche dalla sua capacità di apprendere dagli errori commessi con una velocità impressionante. Anche quest'anno il corridore sardo ha commesso delle sbavature dettate dall'inesperienza: il riferimento è soprattutto alle tappe di Alto Campoo e di Riaza, dove ha gestito male le proprie forze tentando azioni impulsive ed inefficaci. 
Quando, però, ha capito di non possedere la condizione della seconda settimana ha iniziato ad amministrarsi. L'esempio perfetto è la frazione di Quiròs, nella quale ha centellinato al massimo le energie ed è stato protagonista di un importante recupero negli ultimi 500 metri che gli ha permesso di non perdere troppo tempo da Purito Rodriguez. 
Dopo Rieza, invece, una frazione in cui preso dalla foga di voler recuperare i tre secondi che lo separavano da Dumoulin, ha provato una serie di attacchi sterili, Aru ha studiato per la tappa di Cercedilla un'azione estremamente razionale: è bastato un solo scatto per staccare l'olandese e con l'aiuto della squadra si è ripreso la maglia rossa. 
Gestione della pressione, maturità, ma non sono stati da meno il coraggio e la generosità mostrati dal talento di Villa Cidro. 
Aru è stato quello che più di tutti ha provato ad attaccare in salita. Il suo scatto secco e prolungato sui pedali è un gesto tecnico amato dai timosi e temuto dai colleghi. 
Anche Chris Froome, quando è stato in gara, ha pagato circa 35" nella tappa di La Alpujarra.

Quando vede una salita è difficile frenare il suo istinto da scalatore, che lo porterebbe ad aggregire ogni ascesa, sprecando in alcuni casi qualche energia di troppo. 
È proprio quest'aspetto, probabilmente, quello che Aru dovrà migliorare maggiormente, cercando di gestire meglio le forze nel corso delle tre settimane. 
Ha ancora degli alti e bassi, che in un grande giro come il Tour de France, al quale pare voglia partecipare l'anno prossimo, difficilmente puoi permetterti. Da questo punto di vista il sardo dovrà lavorare anche sul tipo di rapporti, provando magari ad aumentare la sua agilità
La maturità e la capacità di apprendimento mostrati in questa Vuelta, però, fanno pensare ad un Aru in continua evoluzione. Il motore è di quelli buoni, l'attitudine è quella dei campioni veri: con il lavoro e l'esperienza, il corridore del team Astana potrà competere anche con un Froome ed un Quintana al massimo della condizione. 
Basta solo attendere e forse neanche troppo.