Si chiude, alla Vuelta, una tre giorni di alta montagna. Al momento, sostanziale equilibrio tra i big. Primeggia Nairo Quintana - in rosso, con una manciata di secondi di vantaggio su Alejandro Valverde - osserva, da distanza ravvicinata, Chris Froome. Interessante, ieri, il tentativo del Team Sky, con l'affondo di Kennaugh per scalfire la normale andatura del treno Movistar. La variabile impazzita è Alberto Contador. Sul corpo, i segni della caduta, una ferita parzialmente rimarginata dall'immenso orgoglio. Il Pistolero ha un ritardo importante ma non definitivo, punta a salvarsi oggi, per giocarsi nelle prossime tappe la Vuelta. 

L'uscita odierna conduce il gruppo da Lugones a Lagos de Covadonga. I chilometri da percorrere sono 188.7. La prima parte di corsa non presenta particolari difficoltà, il percorso è nervoso, ma non ci sono asperità tali da mettere in subbuglio il plotone. Attenzione quindi rivolta al finale, agli ultimi 50km di gara. 

Alto del Mirador del Fito, Gpm di prima categoria, 6.2km al 7.8% di pendenza media. Nel tratto centrale, la strada si fa impervia, si raggiungono pendenze oltre il 10%. Selezione naturale in vista dell'inferno d'arrivo. Dopo la discesa, un rapido passaggio pianeggiante per smaltire le tossine e prendere a tutta l'ascesa verso Lagos de Covadonga, tradizionale arrivo di tappa alla Vuelta. 

Dopo il traguardo volante, km 167, il via alle danze. La salita, di categoria speciale, misura 12.2km, ma non ha una pendenza regolare, si passa quindi da frangenti in falsopiano a muri pericolosi. Al 2° km, primo rimbalzo verso l'alto, con uno strappo al 15%, poi, tra il 5° e l'8° km, pendenze che oscillano tra il 13% e il 15%. Il terreno è fertile per piazzare la stoccata. Qui può materializzarsi il cambio di passo decisivo. Il finale, invece, ha più sfaccettature. Ci sono infatti due momenti di contropendenza, in cui la strada scende e consente un ridotto recupero, prima dell'ultima fatica. Finale all'insù.

Il percorso 

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Johnathan Scaffardi
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