Per il più forte corridore colombiano di ciclismo degli ultimo 20 anni, Nairo Quintana, quello appena finito è stato un anno pieno di gioie ma anche delusioni. Nel suo principale obiettivo, il Tour De France, arriva solamente terzo senza mai mettere realmente in difficoltà Froome, alla Vuelta invece si dimostra il più forte mettendosi davanti al Kenyano bianco. Quintana, nell'intervista rilasciata alla Gazzetta, si dimostra fiducioso sulla sfida con il capitano della Sky per il prossimo anno: "Il fatto di esserci riuscito alla Vuelta mi dà molta fiducia per il futuro. Ora so come si fa. E a 26 anni, credo di poter crescere ancora molto. In tutto".

Per il colombiano la vittoria nella Vuelta non può essere paragonata alla vittoria del giro di due anni fa: "Sono molto diverse, anche se le giornate dello Stelvio del Giro e quella di Aramon Formigal sono state entrambe una 'locura'". Il colombiano si lascia andare anche ai ricordi per la cavalcata in Rosa del 2014: "Di quel Giro ricordo i due successi di tappa, la tantissima gente alla grande partenza di Belfast e il fatto che i giornalisti colombiani si erano vestiti di rosa per celebrarmi. Quel trionfo ha avuto addirittura più eco di quello della Vuelta. È stato il primo, ha fatto capire bene a che livello fossi. E il colore rosa è bellissimo, piace a tutti".

Non esclude nemmeno il ritorno al Giro: "Le salite italiane sono quelle più adatte a uno scalatore come me. La prossima stagione sarà centrata sul Tour, l’unico grande giro che mi manca. Ma questo non significa automaticamente che non sarò al Giro. Aspettiamo di vedere i percorsi e ne parlerò con il team". Una nuova sfida che vuole affrontare è la doppietta Giro-Tour: "Certo che è affascinante. Ma negli ultimi anni si è visto che è più ‘facile’ fare ad alto livello Giro e Vuelta o Tour e Vuelta. Il Giro è una corsa molto esigente. E poi ritrovarsi al Tour significa affrontare rivali che sono tutti, nessuno escluso, al cento per cento della condizione".  

Quintana ripensa poi alla delusione maggiore di stagione cioè il Tour: "Non ero il miglior Quintana. L’allergia al polline mi ha condizionato. All’inizio stavo bene, ho cominciato a soffrirne ad Andorra. Di solito è un problema che accuso in primavera, ma stavolta il clima del Tour, a volte molto caldo e a volte piovoso, non è stato ideale. Ho concluso stanco, ma non stanchissimo. Era come se avessi avuto un limitatore, non sono mai riuscito ad arrivare al cento per cento".  

Ci sono parole anche per l'avversario con cui ha rapporto migliore: "Forse con Aru, un mio coetaneo. Può arrivare ai livelli di Nibali, che però ha una dote rara, sa essere forte anche nelle classiche. Un giorno io voglio provare a vincere la Liegi e il Lombardia. Mi piace molto anche il mio connazionale Chaves, che in futuro vincerà un grande giro. Tra noi colombiani non c’è rivalità, se possiamo cerchiamo di aiutarci". Ci sono parole anche per il suo compagno di squadra Valverde: "È forte su ogni terreno. Se è ancora così competitivo a 36 anni, è perché ama la competizione e si porterebbe la bici fino alla camera da letto. Alejandro per me è un grande esempio".