Il 2016 per il ciclismo italiano è stato un buon anno, ma soprattutto in futuro potrebbe essere visto come la stagione del rilancio del ciclismo su pista nostrano. Proprio la medaglia d'oro vinta da Viviani nell'omnium alle Olimpiadi di Rio rappresenta il momento più importante dell'anno ciclistico e a riconoscerlo è proprio il presidente FCI Renato Di Rocco: "l’oro olimpico di Viviani pesa di più, non c’è paragone. E da qui bisogna ripartire per puntare a Tokyo 2020. Almeno tre medaglie le possiamo conquistare. Sulla strada siamo tra i più forti, un quartetto può salire sul podio, c’è la pista, la mountain bike". L'immagine simbolo però riguarda il ciclismo femminile, anche se viene sempre da Rio: "il coro delle juniores che al Mondiale di Doha cantano a squarciagola l’inno di Mameli mentre sul podio Elisa Balsamo ha la maglia iridata - racconta Di Rocco -. Sono immagini che ti fanno venire fuori le lacrime. Uno spot di entusiasmo, che ti fa capire come si vive il clima della Nazionale". 

Proprio le ragazze sono uno dei fiori all'occhiello dell'Italia ciclistica grazie ai grandi risultati ai mondiali e agli europei, su strada e su pista, dalle professioniste alle dilettanti e l'esempio è proprio Elisa Balsamo, che vanta una poliedricità impressionante che le ha permesso di essere campionessa del mondo dell'omnium e dell'inseguimento individuale su pista e anche orgogliosa indossatrice dell'iride su strada vinto ad Ottobre a Doha.  "Abbiamo il movimento più importante del mondo - esordisce Di Rocco -. Abbiamo il Giro, che è la corsa a tappe più importante del mondo. Ci sono altre gare prestigiose come il Trofeo Binda. Le ragazze vincono su strada e pista perché sono partite prima come multidisciplinarietà. Abbiamo trovato un assetto ottimale con i corpi militari, che garantiscono un futuro economico stabile. E poi per le ragazze, la Nazionale e la maglia azzurra sono l’aspetto più importante. Il fatto che il nostro c.t. Salvoldi ne alleni l’80%, rende ancora più forte il gruppo". 

La situazione del ciclismo in Italia però non è tutta rose e fiori, Di Rocco lo sa e ha già stilato il piano d'azione: "partiamo sicuramente dalla Bmx, che intercetta tanti ragazzini. Abbiamo a Verona una pista bellissima con la pedana olimpica di 8 metri, qui ci sarà la Coppa Europa. Non sono solo ciclisti, sono piloti e ci lavoriamo con un nuovo tecnico di Perugia, Francesco Gargaglia. E poi ci sono alcuni settori della pista, come la velocità, che dobbiamo riprendere". L'attuale presidente della FederCiclo ha la risposta pronta anche per quanto riguarda la situazione del World Tour, che da quest'anno non avrà più squadre italiane al via. Di Rocco fa un parallelismo con il calcio "il Milan o l’Inter a chi sono andati? Alla Cina. I nostri grandi marchi sono andati all’estero, e chi può spendere 20 milioni in Italia? Nemmeno il Milan". Il presidente poi continua dicendo di non essere preoccupato dell'assenza di sponsor italiani capaci di sostenere in prima persona un team World Tour, dicendo che "abbiamo 61 corridori nel WorldTour, nessun’altra nazione è come noi. L’Italia è sempre scuola di formazione nel mondo, il management delle più grandi squadre viene dall’Italia. E anche a livello Uci otteniamo tutto quello che ci serve, come licenze e squadre".

La rivale alle elezioni di sabato a Rovereto sarà Norma Gimondi, la figlia del grande campione di ciclismo, a cui Di Rocco dedica una frecciata: "se si fosse candidato Felice, avrei fatto un passo indietro. Ma lei dà un’immagine del ciclismo che non è quella della realtà".