Il Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS) di Losanna, corte di secondo grado per le controversie sportive internazionali, ha oggi confermato quanto già deciso poche settimane fa dalla IAAF: i componenti della squadra di atletica leggera della spedizione russa non potranno partecipare alle prossime Olimpiadi di Rio de Janeiro, in programma in Brasile dal 6 agosto, per ripetute e sistematiche violazioni dei protocolli antidoping. E' una decisione che anticipa quella che a breve dovrà prendere il Comitato Olimpico Internazionale, chiamato a pronunciarsi sulla completa esclusione della Russia dai Giochi, anche in questo caso per il cosiddetto doping di Stato, venuto alla luce dopo una minuziosa inchiesta della WADA. 

La sentenza di oggi della corte di Losanna si è basata sul principio secondo cui "un Paese la cui federaziona nazionale è sospesa, non è eleggibile per partecipare a manifestazioni sportive internazionali, inclusi i Giochi Olimpici", così rigettando la domanda di appello presentata dai sessantotto atleti russi coinvolti nella vicenda. "Il Comitato Olimpico russo - si legge ancora nel dispositivo della sentenza del tribunale arbitrale - non ha alcun titolo nella scelta dei suoi rappresentanti nell'atletica leggera alle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016, in quanto si tratta di federazione che non può partecipare alle competizioni che si svolgono sotto l'egida della IAAF". Restano così solo due atlete russe che andranno in Brasile per i Giochi: si tratta di Yulia Stepanova (800 metri piani) e Darya Klishina (salto in lungo): la prima ha collabarato con la IAAF nella ricostruzione del sistema russo, la seconda si allena in Florida da altre tre anni. Riguardo la loro partecipazione, il TAS specifica di "non avere giurisdizione in materia", affermando che si dovrà ancora stabilire se le due ragazze potranno gareggiare sotto la bandiera russa o viceversa come "atlete neutrali".

Soddisfazione da parte della IAAF, che in una nota ufficiale ha affermato che "con la sentenza del TAS è stato creato uno stesso livello di giustizia per i partecipanti all'atletica leggera di Rio 2016, in difesa del nostro diritto di utilizzare le nostre regole per la protezione dello sport e degli atleti puliti e per aumentare la credibilità e l'integrità della competizione". Il presidente della IAAF Sebastian Coe ha poi così commentato l'accaduto: "Non è il momento per lasciarsi andare a toni trionfalistici - ha detto Coe - in quanto non sono entrato in questo sport per escludere atleti dalle competizioni, bensì per includerli". Durissima la reazione del Ministro dello Sport della Federazione russa, Vitaly Mutko, che ha definito la sentenza "politica e totalmente priva di ogni fondamento giuridico". Portavoce del Cremlino hanno fatto trapelare la rabbia del presidente Vladimir Putin per una decisione "inaccettabile, in quanto assogetta in maniera indiscriminata tutti gli atleti a un principio di responsabilità collettiva", riferendosi alla decisione del CIO, risalente allo scorso mese di maggio, di bandire l'intera federazione russa di atletica leggera dalle competizioni internazionali, come suggerito dalla stessa IAAF, che aveva individuato un sistema capillare di doping, diffuso tra tutti gli atleti russi. E proprio il CIO è chiamato in questi giorni ad esprimersi sul bando totale della spedizione russa per i Giochi di Rio, soluzione che sembra avvicinarsi dopo la sentenza d'appello di oggi pronunciata dal TAS a Losanna.