Stati Uniti e Serbia, atto secondo. Dopo la vittoria del mondiale spagnolo, che consegnò nelle mani di Irving, Curry e compagni l'oro intercontinentale, questa sera a Rio (ore 20.45 italiane) si assegna il titolo Olimpico, con la squadra di Djordjevic che rispetto a due anni fa sembra avere maggiore maturità ed esperienza. Era un'altra versione di Team Usa, meglio assortita ed amalgamata in campo e forse fuori. Era soprattutto un'altra Serbia, appena all'inizio di un percorso che ha trascinato Teodosic e compagni all'argento mondiale prima e alla delusione del quarto posto all'Europeo dello scorso anno. 

Inutile e superfluo raccontare della supermazia tecnica statunitense, che pone la nazionale di coach Krzyzewski ovviamente padrona del proprio destino. Di contro, però, una Serbia conscia delle proprie potenzialità, che ha approcciato la semifinale contro l'Australia come mai probabilmente era scesa in campo. La consapevolezza di essere una squadra di assoluto valore aveva sempre lasciato spazio all'esuberanza dei protagonisti stessi, che fin troppe volte si erano lasciati andare nell'ostentare le proprie innate qualità dimenticando l'orgoglio e la voglia di lottare. Questi ultimi, invece, sono stati i prinicipi fondamentali del successo sull'Australia, che uniti alla concentrazione ed alla preparazione della sfida impeccabile da parte di Sasha Djordjevic, hanno contribuito all'affermazione finale. Una difesa rocciosa, arcigna, che ha concesso le briciole ai boomers e che, stasera, dovrà riproporsi allo stesso modo contro Team Usa. 

Chiaro, le individualità americane sono ben altra cosa rispetto agli ottimi Mills e compagni, ma le difficoltà degli Stati Uniti in questa Olimpiade sono emerse proprio quando la fisicità degli avversari ha impedito a Durant e compagni di trovare tiri facili e circolazione di palla in libertà. Inoltre, la speranza di incontrare una serata storta al tiro - tutt'altro che impossibile visti i precedenti con i ferri dell'Arena di Rio - potrebbero rendere la sfida ancor più equilibrata di quel che sembra sulla carta. I serbi si affideranno ai muscoli di Raduljica per arginare Cousins e Jordan, a Kalinic che dovrebbe e potrebbe mettere la museruola a Durant ed Anthony - limitandone percentuali dal perimetro - ed alle invenzioni di Milos Teodosic nella metà campo offensiva, uomo barometro se ce n'è uno della squadra balcanica. 

Carmelo Anthony e compagni viaggiano verso il tris Olimpico, ma attenzione all'orgoglio di una Serbia che chercherà di mettere i bastoni tra le ruote statunitensi per scrivere una pagina indelebile della sua storia cestistica. 

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