Battute finali in quel di Rio De Janeiro: le Olimpiadi stanno terminando, ma le emozioni non mancano. Tra queste, sicuramente quelle dell'affascinante cross country di mountain bike, specialità che colpisce appassionati delle due ruote e non. Per quest'anno il circuito è stato ricavato nella zona a nord della città, all'interno del Deodoro Olympic Park sotto l'eloquente nome di Mountain Bike Center. Il tracciato è un'insieme di elementi naturali in loco ed artificiali creati ad hoc dagli organizzatori, ricco di insidie sia nella prima metà in salita (col chilometro di ascesa della flag mountain, un vero e proprio punto cruciale in spinta) che in quella in discesa (con tratti fino a 40° di pendenza).

Ed esordire davanti al pienone di pubblico sono state le ragazze, alle 12.30 brasiliane del 20 agosto, con la prima fila composta, tra le altre, dallla svedese Jenny Rissveds, tra le più giovani in gara, oltre che dalla danese Annika Langvad e dalla canadese Emily Batty, tutte candidate alla vittoria. Altre insidie vengono dalla svizzera con la coppia Neff-Indergand, ma anche dall'azzurra Eva Lechner, in terza fila tra le ventinove atlete ai nastri di partenza e vincitrice nel test preolimpico proprio sullo splendido tracciato di Deodoro.
Al via lo spunto decisivo è proprio della Svizzera nella persona di Linda Indergand, che fa il vuoto sin dalle prime salite mentre dietro si forma un primo gruppetto di inseguitrici: ci sono tutte le favorite, mentre è da subito attardata (circa un minuto di ritardo) Eva Lechner. L'allungo elvetico regge per una mezz'ora buona, ma lo sforzo fisico è troppo intenso per non essere pagato nella seconda parte di gara: tra rocce e sterrati ecco risalire le altre, con Maja Wloszczowska, Jenny Rissveds e la connazionale Jolanda Neff ad inglobare Indergand nel gruppo. Proprio Neff cerca l'attacco nel corso del terzo giro alzandosi ripetutamente sui pedali, ma il gruppone di nove atlete in trenta secondi regge il colpo sul traguardo. Il quarto giro è però quello decisivo per le medaglie: la giovane Rissveds, classe '94, svedese, fa l'andatura e si stacca assieme a Neff e Wloszczowska sull'ultima salita, accumulando un discreto margine anche nel tratto in discesa. Pedalata troppo decisa rispetto alle altre per la scandinava, con la sola polacca a rimanere a contatto alla lunga: anche Neff, come la connazionale, paga lo sforzo ed accumula oltre un minuto di ritardo in ascesa nel quinto giro, mentre l'azzurra Lechner si allontana anni luce dalle medaglie, sprofondando oltre i tre minuti di ritardo in diciassettesima posizione.
La fuga continua a due, mentre dietro cambiano le cose per il brozno: scivola gradualmente indietro Neff, davvero sfinita sul manubrio, lasciando spazio alla coppia canadese Pendrel-Batty, che addirittura mettono nel mirino Wloszczowska: proprio Catharine Pendrel si stacca e si porta a meno di mezzo minuto dall'argento virtuale, mentre Rissveds sferra l'attacco decisivo per l'oro sulla penultima discesa, proprio alle porte dell'ultima tornata: non riesce a rispondere la Wloszczowska, brava però a contenere la risalita delle avversarie. Nell'ultimo giro i distacchi davanti sono troppo ampi per essere intaccati, ed ecco l'arrivo trionfale per Jenny Rissveds che addirittura batte il cinque al pubblico nel corridoio finale transennato: secondo oro ai giochi per la Svezia, mentre dietro gli allori sono per la Polonia (Maja Wloszczowska) e per il Canada con Catherine Pendrel. Quarta l'altra canadese Batty, quinta Nash (Rep. Ceca), sesta la svizzera Neff.

Il giorno dopo invece, domenica 21, le luci della ribalta si sono posate sugli uomini, sullo stesso circuito, con una griglia più che mai interessante. Davanti a tutti parte Marco Aurelio Fontana, già bronzo a Londra (vicino all'oro, ma allora fu condannato negli ultimi istanti da problemi al sellino), insieme a lui lo svizzero Nino Schurter e il ceco Jaroslav Kulhavy, rispettivamente argento ed oro quattro anni fa. Tra gli altri, possibili mine vaganti sono i due francesi Marotte e Absalon, in cima al ranking mondiale, e lo spagnolo Carlos Coloma Nicolas, particolarmente in forma. Vero e proprio personaggio del giorno però è Peter Sagan, slovacco già campione del mondo in linea e vincitore di undici tappe tra Tour De France e Vuelta De Espana su strada, che ha deciso di tornare alle origini (campione europeo e mondiale di MTB juniores nel 2008) proprio in occasione dell'Olimpiade di Rio. Per lui la classifica mondiale recita posizione 900: per le regole UCI parte in settima ed ultima fila, solitario. Invece, dopo la primissima parte di gara, è proprio lo slovacco a spuntarla guidando il gruppo e provando a fare il vuoto già dopo cinque minuti: con lui solo Schurter ed il nostro Fontana, poco dopo raggiunti da Koretzky a chiudere il poker. Più attardato, invece, l'altro italiano Luca Braidot, decimo dopo una decina di minuti, ma anche il francese Absalon, tra i favoriti secondo gli addetti ai lavori.

Alla fine del primo giro si consuma un vero e proprio dramma sportivo: Fontana lascia fare il ritmo a Sagan infilandosi nella sua scia, ma una pietra particolarmente insidiosa condanna entrambi, forando le gomme posteriori e difatto costringendoli ad abbandonare i sogni di medaglia. Allo stesso tempo si ricompatta un gruppone in testa, tra cui si trovano tutti i favoriti ed anche Luca Braidot. Alle porte della mezz'ora, nel tratto in salita del secondo giro, arriva l'attacco di Schurter, particolarmente deciso e regolare nella sua pedalata sulla Flag Mountain. Alla sua ruota rimangono Coloma e Kulhavy, mentre si stacca inesorabilmente l'azzurro Braidot. Alla fine del secondo giro la classifica vede quindi Nino Schurter e Kulhavy a fare gara di testa, con lo spagnolo Coloma a perdere leggermente ritmo (8''), mentre Marotte, principale inseguitore, prende oltre venti secondi. Da lì in poi i due davanti sono capaci di tenere un'andatura costante e semplicemente troppo veloce per gli altri, uscendo sempre in maniera rapida dai tratti tecnici e controllando al meglio le discese. Dietro, per il bronzo, si forma un'altro duetto, quello tra Spagna e Francia. La gara si decide tutta nel quinto giro, in venti minuti: il primo a partire, in salita, è Schurter, che pianta Kulhavy incapace di rispondere e in men che non si dica gli rifila quasi un minuto. Nella seconda parte, invece, quella più tecnica, spunta lo spagnolo Carlos Coloma Nicolas, che prendendosi parecchi rischi e dopo diversi tentativi riesce a staccare una volta per tutte Maxime Marotte sulle rocce. Anche qui, come per le donne, l'ultimo giro non cambia le carte in tavola: l'oro è per un commosso Schurter, dalla Svizzera sul podio anche Kulhavy e Coloma, rispettivamente Repubblica Ceca e Spagna. Molto dietro i francesi, il migliore è Marotte quarto, mentre è settimo il nostro Luca Braidot. Lacrime di delusione e frustrazione invece all'arrivo per Marco Aurelio Fontana, condannato da problemi tecnici.