C'era chi credeva che la finale per la medaglia di bronzo potesse riservare meno emozioni rispetto a quella per l'oro, ma Spagna e Australia hanno dato vita a uno spettacolo clamoroso. Entrambe le squadre meritavano di portare a casa un alloro da questa cavalcata olimpica. I Boomers hanno regalato grande spettacolo e ci hanno fatto divertire per tutto il torneo a cinque cerchi, mentre le Furie Rosse hanno dimostrato che una grande squadra può superare di tutto, anche due sconfitte fuori programma nelle prime due gare del girone, per poi surclassare quasi tutti gli ostacoli trovati successivamente sul proprio cammino. Hanno avuto la meglio Pau Gasol e compagni, con il lungo fresco di firma con i San Antonio Spurs che potrebbe aver dato il proprio addio in grande stile alla Nazionale, così come un altro fenomeno che di nome fa Juan Carlos e di cognome Navarro. Ma gli applausi per Patty Mills e compagni non possono essere lesinati, non fosse altro che per il fatto di aver provato a ribaltare, almeno per qualche giorno, le coordinate geografiche del basket mondiale.

Gli applausi per l'Australia si sprecano anche perchè i Boomers non hanno mai mollato, nonostante una lunga serie di avversità incontrate nel cammino verso il bronzo. Una Spagna subito in palla con i propri uomini più rappresentativi, in particolare Gasol e Mirotic, e in vantaggio fin dal primo possesso. Un Bogut costretto a guardare la partita dalla panchina fin dal secondo minuto del terzo quarto, tradito dalla sua consueta foga e cattiveria che lo ha portato all'espulsione per somma di falli. Ma nonostante questo e altro, stava per venire fuori un altro capolavoro, quello definitivo, quello che solo un immenso Pau ha spento, non facendo comunque passare in secondo piano la splendida avventura di coach Andrej Lemanis e dei suoi immensi ragazzi. Giocatori finora visti come dei buoni gregari o poco più, come Patty Mills, Matt Dellavedova ed Aaron Baynes, hanno approfittato di Rio come l'occasione giusta per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, e persino i veterani come David Andersen e Joe Ingles hanno fatto vedere che non è ancora giunta, per loro, l'ora di appendere le scarpe al chiodo.

Ma non possono non essere applausi per la Spagna, che stando a come ha iniziato questi Giochi Olimpici sembrava poter abdicare ben presto, e invece ha trovato nel solo Team USA un rivale che potesse arrestare la sua corsa verso la finale. Merito di coach Sergio Scariolo, che ha mantenuto solido e compatto un gruppo di giocatori straordinari, alcuni dei quali giunti al capolinea della propria carriera in Nazionale, ricostruendo il suo roster soprattutto a livello mentale dopo le scoppole subite da Croazia e Brasile. Ma proprio i giocatori ci hanno messo tanto del proprio per risollevare le sorti di una nazione intera. Pau Gasol si è ricordato di essere - americani a parte - il lungo più dominante tra quelli presenti ai Giochi. Nikola Mirotic ha deciso di mostrare finalmente al mondo intero ciò di cui è capace. Rudy Fernandez e Sergio Rodriguez, quando accesi alla giusta temperatura, sono temibili per chiunque. E poi ci sono le nuove leve tutte da seguire, come un Hernangomez capace di essere al posto giusto nei momenti giusti, oltre ad un Abrines che sarà quasi certamente la stellina da seguire a Tokyo 2020, al fianco di un Ricky Rubio che è atteso dalla prova di maturità nelle annate a seguire.