Si apre con la gara più attesa il pomeriggio catalano, se non altro per le credenziali delle atlete in gara. I 100 sl, due vasche da volare tutte d’un fiato. Vince Cate Campbell, prevedibile. O meglio, dopo quanto mostrato in staffetta, solo la pressione poteva fermare la corsa all’oro dell’australiana. 52”34, simil crono della 4x100. Dietro di lei l’ottima svedese Sjostrom in 52”89. La regina di Londra, Ranomi Kromowidjojo, chiude il podio, con un tempo normale, per una della sua classe, 53”42. Cinque centesimi meglio di Missy Franklin, che si accomoda ai piedi del podio. Non tarda però la rivincita della giovane americana che si prende il miglior crono d’entrata in finale nei 200 dorso. 2’06”46 e la sensazione di valer molto meno. Si consuma qui l’amarezza azzurra. Federica Pellegrini non replica la meraviglia dello stile libero e per un decimo resta fuori dalle magnifiche otto. Migliora rispetto al mattino, scendendo a 2’09”97, ma perde il duello diretto con la canadese Russell. Forse la fatica comincia a presentare il conto, in un anno in cui lei stessa ha ammesso di aver percorso assai meno chilometri. Un peccato viste le possibilità mostrate sulla distanza qualche mese fa, anche se per la medaglia sarebbe servito qualcosa di più. Il solito Ryan Lochte invece. Passeggia al mattino, cambia passo col salire della competizione. Laddove aspira a sedersi Missy, si pone Ryan. Il fuoriclasse statunitense doma il polacco Kawecki (1’54”24) e trionfa nei 200 dorso (1’53”29 per lui). Completa il podio Tyler Clary, il migliore fino alla finale, poi mai in gara per le posizioni di massimo rilievo. Lochte a dorso e Lochte a delfino. Sì, perché come se niente fosse poco dopo lo stakanovista Ryan, in corsia 1, visto l’approccio tranquillo della batteria, si prende anche la corsia centrale per l’ultimo atto dei 100 farfalla. 51”48, contro il 51”52 di Chad Le Clos. Continua la favola di Matteo Rivolta. Nella seconda semifinale, quella più veloce, è grande in 51”64. Sesto tempo assoluto. L’obbiettivo è centrato, migliorando ancora chissà… Mette i brividi pensare a quel che sarà domani la finale dei 50 sl maschili. James Magnussen, il campione della doppia distanza, è fuori con 21”79. Florent Manadou (21”37) vuole l’oro, sfuggito nel delfino. Ervin (21”42) è a un passo. Cielo e Adrian, entrambi a 21”60, sono della partita. Poi Busquet e Morozov. Almeno in sei-sette possono giocarsi il podio. E come al solito saranno i dettagli a fare la differenza. Primatista mondiale, ma senza corona. Beffardo a volte il destino. La danese Pedersen riscrive la storia dei 200 rana in semifinale, ma poi crolla di fronte alla rimonta della russa Efimova, con in palio le medaglie. Ai 150 metri il sorpasso decisivo della russa, che chiude con un signor 2’19”41, mentre la sua avversaria peggiora di quasi un secondo e deve accontentarsi dell’argento. Nella gara più breve invece eliminata la nostra Silvia Di Pietro (26”35), 4 centesimi più lenta rispetto alla batteria. Ottesen (25”50), Kromowidjojo (25”68) e Halsall (25”90) le migliori. Rana che, al maschile, nei 200, è di proprietà di Daniel Gyurta. Respinte al mittente le velleità del tedesco Marco Koch. Nuovo record dei campionati per il magiaro, 2’07”23. Bronzo a sorpresa il finlandese Mattsson. Pronostico rispettato infine nella gara di chiusura, la 4x200 maschile. Usa sul gradino più alto del podio, davanti alla Russia. Lo zampino di Sun Yang nella rimonta di bronzo della Cina. E sì, c’era anche Ryan Lochte…