Serve il tris Sun Yang (14’41”15), indiscusso signore del mezzofondo, con qualche brivido in più, perché Ryan Cochrane (14’42”48) nuota un grande 1500 e lo costringe a un rabbioso rush finale. L’Italia natatoria volge lo sguardo un poco più indietro, per ammirare un fantastico Gregorio Paltrinieri (14’45”37), che, con assoluta padronanza, tiene a bada l’americano Jaeger e a tratti prova addirittura ad avvicinare i mostri sacri. Luminosa medaglia, la prima al maschile, la seconda totale dopo la meraviglia di Federica. Una boccata d’ossigeno per il balbettante movimento azzurro. Rana delle meraviglie in campo femminile. Una sorta di ideale spareggio tra Ruta Meilutyte e Yuliya Efimova. Trionfa la russa nei 50, a sorpresa, non più di tanto, dopo il primato della lituana in semifinale. Regina di ghiaccio la zarina, capace di superare se stessa al momento di conquistare l’agognata posta. 29”52 per lei, 7 centesimi meglio di Ruta. Completa il podio Jessica Hardy. Spettatrice non pagante l’americana, mai in grado di impensierire il duo di testa. Apertura pomeridiana dedicata invece al dorso maschile. Confermate le impressioni di ieri. È doppietta transalpina. Camille Lacourt (24”42) precede Jeremy Stravius (24”54). Argento ex aequo Matt Grevers. Medaglia di legno per l’idolo di casa Wildeboer. Come intuito in mattinata, misti in cerca di risposte. Assenti i grandi nomi, Phelps, Lochte, ma anche Cseh, era difficile decretare un netto favorito. È tripudio nipponico, con Daiya Seto (4’08”69), che conduce una gara intelligente, lasciando sfogare il connazionale Hagino e resistendo al tentativo di rimonta di Chase Kalisz (4’09”22). Il bronzo arriva dalle corsie esterne ed è del brasiliano Thiago Pereira (4’09”48). Nessun colpo di scena in campo femminile. Il Palau Sant Jordi prova a spingere Mireia Belmonte Garcia (4’31”21) verso l’oro, ma il boato catalano val sì per superare Elizabeth Beisel, a corto di energie nel finale, ma non per riprendere la magiara Katinka Hosszu (4’30”41), che fa così doppietta, dopo il titolo nella mezza distanza. Dispersa, lontanissima, la campionessa olimpica, Ye Shiwen. Mai sottovalutare il cuore e l’orgoglio di una campionessa. Chi può battere Cate Campbell? Ranomi Kromowidjojo (24”05), ecco la risposta. L’australiana (24”14) che, dopo i 100 e le batterie dei 50, sembrava imbattibile a stile, deve “accontentarsi” del secondo gradino iridato. Bel guizzo della britannica Halsall, finora in ombra, per il terzo posto. Cala il sipario sulla rassegna mondiale con le due staffette miste e accade l’imponderabile. Inconvenienti del mestiere. Il rischio di cambi troppo azzardati, lì come una mannaia pronta a colpire. E a cadere nella trappola sono proprio i vincitori. Gli Stati Uniti primi al tocco, cedono il passo alla Francia (3’31”51). Australia e Giappone sugli altri gradini del podio, mentre gli azzurri, già fuori da ogni discorso importante dopo il dorso di Di Tora, nuotano sui livelli del mattino e chiudono sesti. Il destino però, si sa, tende a restituire il maltolto ed ecco allora la sinfonia a stelle e strisce al femminile. Missy Franklin lancia un quartetto perfetto, che regola l’Australia e la sorprendente Russia. È la gioia delle giovani di talento made in Usa l’ultima immagine dalla vasca di Barcellona.