Federico Pellegrino si conferma uomo di punta del fondo azzurro. Dopo i positivi riscontri al Tour de Ski, sbarca a Dresda e ritrova il norvegese Klaebo, il cannibale della corrente stagione. L'epilogo è inatteso, perché ad esultare è proprio l'alfiere italiano, coperto nelle prime fasi ed entusiasmante nell'azione che conduce al successo. Pellegrino precede il rivale designato e il francese Chanavat, miglior tempo di qualificazione e impressione di forza ai quarti. Chicco, rispetto ad altre occasioni, conserva quanto può, si accoda al transalpino ai quarti, è addirittura terzo in una semifinale veloce, alle spalle dei citati Klaebo e Chanavat. Sembra uno spartito scritto, a capovolgere tutto una sortita di classe, un'accelerazione figlia di condizione e qualità. Vola Pellegrino, vola ad occupare il primo gradino del podio. 

18 centesimi separano Pellegrino e Klaebo, al rientro dopo l'assenza al Tour de Ski. Più staccato Chanavat - il ritardo è nell'ordine del secondo - lesto comunque a reprimere la minaccia del connazionale Jouve. In quinta posizione, l'unico svedese presente in finale, Emil Joensson. Sesto Even Northug, subito distante e mai in corsa per i primi tre gradini. A proposito di Norvegia, le candidature di Stadaas e Riseth - primi nei rispettivi quarti - perdono di consistenza in semifinale. Nono e undicesimo posto assoluto. 

L'Italia ottiene poco altro, un solo azzurro - ad eccezione di Pellegrino - nei trenta. Hellweger sigilla il ventottesimo crono, ma ai quarti non ha lo spunto per prolungare la sua esperienza. Gara comunque positiva per lui. Domani, anche per il comparto maschile, team sprint in tecnica libera. Azzurri sugli scudi?

I primi sei