Mikaela Shiffrin inaugura con lo spumante il nuovo anno, benché non ancora ventunenne non lo possa bere. Sul trono di Zagabria posto a fine gara al traguardo, con la sua corona di cristallo in testa, l'americana brinda alla superiorità ritrovata e consolida certezze dopo due manches che non lasciavano scampo alle velleità altrui.

Sorride perché la sua sciata è di nuovo leggera e potente e non presenta indecisioni. Esulta perché tra i pali stretti, dopo già qualche segnale in Austria, risulta schiacciante con distacchi umilianti. Gli automatismi, l'equilibrio, la sensibilità che l'hanno resa campionessa olimpica e mondiale precoce emergono con prepotenza su un tracciato ghiacciato non particolarmente difficile ma nemmeno privo di insidie. La “maestra” Zettel e la fresca Loeseth non possono che arrendersi e inchinarsi, il piglio sicuro e il gesto perfetto non ammettono repliche.

Alcune scelte di preparazione ne hanno rallentato l'espressione completa, ma ora Mikaela guarda dall'alto delle due vittorie consecutive una condizione esagerata, che proietta con un sospiro di sollievo al mondiale in casa. E' la sorte dei predestinati, in particolare dei fenomeni a stelle e strisce: talento e polivalenza. Ci sono passati tutti, da Ligety e Miller, da Mancuso a Vonn, e il conto da pagare è sempre lo stesso nella disciplina più tecnica, perché necessita di tanto allenamento specifico, quasi esclusivo. La giovane statunitense è in fase di assestamento e sarà soprattutto la prossima stagione, che non prevede appuntamenti al di fuori del circuito, il passaggio chiave.

Neve ghiacciata significa anche azzurre fortunate. Le italiane infatti concludono buone prove e confermano la nomea di amanti di fondi duri: eccellente Federica Brignone nelle migliori quindici, incoraggiante Irene Curtoni appena dietro la compagna, meno soddisfacente Chiara Costazza malgrado l'ottavo posto finale. Livio Magoni ha lavorato bene, ha caricato le ragazze pure dal punto di vista mentale, ma la trentina rimane troppo discontinua, compie errori spesso decisivi e fatica a raggiungere il giusto compromesso tra aggressività e controllo. Le curve ravvicinate sono il punto debole della squadra femminile, oramai è evidente, comunque va dato tempo e fiducia ai tecnici, evitando mosse irresponsabili, soprattutto in virtù di una competenza invidiataci che necessita solamente di pazienza e razionalità.

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Giulia Volponi
Atleta, allenatrice, giornalista sportiva...respiro e vivo di sport