Splende il sole a Vail, il vento soffia solo a tratti, la neve brilla, il pubblico sventola bandiere in prevalenza americane. Il Super G maschile, rinviato nella giornata di ieri, può finalmente prendere il via. Si parte dall'inizio, nessun abbassamento, e lo spettacolo non manca. La Birds of Pray si conferma affascinante, difficile, eterna. Trionfa un maestro della specialità, l'austraico Reichelt, una furia dal cancelletto fin sul traguardo. Azzanna la pista, senza badare troppo all'eleganza, stringe le traiettorie, senza cedere alle insidie del tracciato e vola sul traguardo, costruendo un tesoretto nella parte alta, tecnica, poi difeso con attenzione. 1'15"68, 11 centesimi meglio di Dustin Cook. Quella del canadese è carta fuori dal normale spartito. Scende col numero 28, quando tutti reputano ormai finita la gara, quando il podio sembra scritto. Resta a contatto con Reichelt, per una manciata di centesimi, lasciata probabilmente sul piano, vede sfumare l'oro. Resta una medaglia incredibile, inattesa. 

Terzo, a 24 centesimi, il transalpino Theaux. Il francese azzecca la gara perfetta, fatica non poco in avvio, ma indovina uno straordinario cambio volante nel tratto che immette sul finale e lì regola tutti gli avversari. Ex aequo, ai piedi dei tre premiati, il duo Mayer e Jansrud. A entrambi manca qualcosa. Il norvegese, dominatore di Coppa, incappa in un avvio sfortunato, incoccia due volte contro i pali, poi prova il recupero nel tratto di scorrimento, ma non basta. Rosicchia due decimi sotto, ma il podio sfuma di fronte alla prodezza di Cook. Mayer è bello, lieve, stilisticamente intoccabile, forse troppo per una pista e una neve di questa fattura. 

Applausi anche per i rientranti Svindal e Miller. Aksel paga un inizio guardingo, si difende nel tecnico, poi sprigiona la sua potenza. Quando al traguardo, dopo 14 discese, si vede davanti, crolla sulla neve. Il campione batte un colpo, non basta, perché altri fanno meglio, ma il ritorno è coi fiocchi. Sesto Svindal. Bode Miller apre il cancelletto con la solita pacatezza, poi accarezza la neve, si inclina, come nessuno, sbatte sulle porte, scegliendo traiettorie impossibili, è davanti, sempre, fino a oltre 50 secondi di gara, poi un braccio, impigliato nella porta, lo scaraventa via. Brutta caduta, taglio profondo alla gamba destra. Sabato la discesa, con o senza Miller?

Di livello anche le prove di Defago, a 39 centesimi da Reichelt, e Streitberger. Gli azzurri i finiscono lontani. Paris è un leone in gabbia in alto e sotto, costretto a sfidare una neve poco gradita, non risale, chiude quattordicesimo, parimerito con Marsaglia.  Più indietro Innerhofer e Heel. Speranze di riscatto in discesa. 

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Johnathan Scaffardi
Lo sport come ragione di vita, il giornalismo sportivo come sogno, leggere libri e scrivere i piaceri che mi concedo