Quando Bode Miller si presenta al cancelletto di partenza, col pettorale numero 9, lontano, al traguardo, il rumore si alza, forte. Un brusio continuo, bandiere a stelle strisce che sventolano con forza, moglie e figli che con ansia e gioia attendono il responso della pista. L'amore per Bode Miller trascende i risultati, perché Bode è sciatore che unisce fedi diverse, campione che si concede, amante dello spettacolo e dello show. Il suo ritorno a Vail, sulla neve di casa, in occasione dei mondiali, crea una sorta di frenetica attenzione. Dove può arrivare dopo l'operazione? Tra i punti interrogativi, si insinua la sensazione di un Bode pericoloso, per tutti. La calma con cui apporccia l'evento spaventa i rivali, gli allenamenti, spesso con gli azzurri, stupiscono i presenti. 

Resta solo da aprire il cancelletto e sfidare la pista, dimostrare a 37 anni di essere diverso dai comuni mortali che a quell'età lo sci lo guardano o coperti da un giaccone pesante al traguardo o sul divano di casa, sorseggiando una bevanda calda. Bode Milller parte e con lui scendono i presenti, americani e non. L'avvio è quasi sonnolento, nei primi metri si fa trascinare, come di consueto, poi piega per approcciare la prima porta ed è subito Miller. 

Accompagna la neve, si fionda tra luci e ombre, scorre veloce, il tracciato, difficile, sembra modellarsi ai suoi sci e l'intermedio evidenzia la bontà della prova. Streitberger, fino a quel momento il migliore, scopre un avversario temuto. Bode affronta i curvoni più difficili con soprendente efficacia, disegna linee perfette, armoniche. Per quasi un minuto è Bode Miller, e il tempo sembra fermarsi.

Poi la sorte. Quando il peggio è alle spalle, la disavventura che rischia di chiudere la carriera. Bode approccia la porta con forza, stringe la linea, a un soffio dal palo, come solo lui sa e può fare, ma il braccio si inserisce all'interno della porta e devastante è la conseguenza. Miller si contorce e vola via, sbatte di schiena, di testa, lo sci colpisce il ginocchio e forte è il tonfo.

Il boato si trasforma in assordante silenzio. Mani sul volto e nei capelli, poi Miller alza una mano, è tutto ok, nulla di grave. Si rialza e onora la sua pista, la sua gente. Scende fino al traguardo, con fatica. Corre dalla moglie, accarezza i figli, dietro nel frattempo si medica la parte posteriore della gamba destra. Un taglio evidente, profondo.

Poco dopo l'esito, fatale. Lacerazione al tendine del ginocchio, operazione e Mondiale finito. Cala il sipario sulla rassegna di Bode. Un minuto di Miller, con la speranza che non sia l'ultima immagine di un artista della neve.