Ora che tutto è finito, ora che il sipario su questa edizione 2015 del Mondiale di sci alpino è calato, arriva il tempo dei bilanci. Dei promossi, dei bocciati e dei rimandati. 

Promosse, promossissime, le due Regine di questa kermesse: Tina Maze e Anna Fenninger hanno dato vita a un duello entusiasmante in quasi tutte le gare, e la parità assoluta (due ori e un argento a testa) è il risultato più giusto. Bellissime, fascinose e inarrivabili sugli sci: Anna e Tina sono lo spot perfetto per lo sci alpino al femminile. L'austriaca si prende il Super G e il gigante con una prova superba, la slovena risponde portandosi a casa discesa libera e combinata alpina. Il botta e risposta a suon di centesimi, che le due si scambiano nelle prove veloci è l'Instagram di questo meraviglioso dualismo. A cui fan da nobilissime damigelle Lara Gut (che pure un sorriso potrebbe farlo sul podio, eddai Laretta, un bronzo mondiale mica lo vince chiunque...) e Lindsey Vonn, due che sugli argomenti fascino e classe sugli sci potrebbero scrivere enciclopedie e che tornano a casa entrambe con una medaglia di bronzo.

Una delusione, se vogliamo soffermarci solo sul risultato, per la donna più attesa di questi Mondiali, per la donna più vincente di sempre in Coppa del Mondo. Ma se si va più in profondità, a Lindsey vanno solo applausi: in primis perchè le due là davanti viaggiavano ad altre velocità, in seconda battuta, e questo non va dimenticato, la Vonn è tornata alle gare solo a novembre, dopo due anni difficilissimi in seguito all'infortunio di Schladming 2013. Solo applausi per Lindsey quindi, che onora competizione e pubblico cimentandosi anche in discipline a lei ora poco congeniali, come lo slalom della super combinata e il gigante. A tenere alto il morale di casa USa ci ha pensato la solita, meravigliosa, Mikaela Shiffrin. Quasi eterea nel danzare fra i pali stretti, alla faccia del peso che una "bambina" di diciannove anni si può trovare a reggere quando, proprio nel Mondiale di casa, ti trovi a dover difendere un titolo vinto due anni prima. Sempre dallo slalom arriva la storia più bella di questi Mondiali: è quella di Sarkha Strakova. Il suo bronzo sa di favola, per lei che tre anni fa ha dovuto fare i conti con un tumore alla testa. 

Nell'elenco di nazioni che tornano a casa con una medaglia (Austria uber alles - con il bottino gonfiato da Michaela Kirchgasser e Kathrn Zettel - ma anche Germania, Cechia, Canada e Svezia) non c'è l'Italia. Le azzurre chiudono non solo senza medaglia, ma anche senza nemmeno andarci vicino. E in una competizione come il Mondiale, la medaglia è l'unica cosa che conta, come del resto messo in luce perfettamente dal sempre onesto Livio Magoni nelle dichiarazioni rilasciate a raceskimagazine.it: Dada Merighetti ci mette cuore e coraggio, tanto coraggio per scendere meno di un mese dopo essere distrutta la mandibola su un palo a Cortina; Francesca Marsaglia è autrice di una buona prova nella combinata alpina; Marta Bassino è autrice di una bellissima prima manche, ha talento e il futuro è dalla sua, perchè ha solo diciannove anni e numeri importanti. Poche, magre consolazioni. In un mare di delusione che, però, non deve far dimenticare i comunque più che buoni risultati ottenuti nella stagione di Coppa del Mondo. Si riparte già nel prossimo fine settimana, con due prove tecniche sulle nevi di Maribor: l'operazione riscatto, deve ripartire già dalle gare a  casa di Tina Maze.