Federica Brignone, Giuliano Razzoli, Stefano Gross. E, ancora, Federico Pellegrino, Dietmar Nockler e le ragazze della staffetta del biathlon. L'azzurro splende forte sulle nevi di mezza Europa e regala all'Italia degli sport invernali emozioni a ripetizione. 

A Flachau brilla Federica Brignone, mai così costante nel rendimento ai quartieri alti della classifica. Terzo podio stagionale per lei, e tanto rammarico per la prima manche, terminata lontano dalle migliori. Senza quegli errori, chissà cosa sarebbe potuto accadere. Forse non la vittoria, appannaggio di una Rebensburg pressochè perfetta, ma il secondo posto di Ana Drev sarebbe stato nel carniere della milanese trapiantata in Valle D'Aosta. A dare ottimismo alla truppa italiana anche il sesto posto di Nadia Fanchini - best stagionale per lei in gigante - e il settimo posto ex-aequo di Francesca Marsaglia e Manuela Moelgg.

Intanto, a qualche chilometro di distanza, toccava a Giuliano Razzoli e Stefano Gross accendere la miccia dell'entusiasmo italiano sulle piste di Wengen. Il campione Olimpico di Vancouver 2010 e Gross hanno danzato fra i paletti dello slalom di Wengen in maniera perfetta, dribblando anche le insidie che hanno steso tutti i imigliori interpreti della specialità, compreso sua Maestà Marcel Hirscher, che chiude a zero punti la sua trasferta svizzera. Solo Henrik Krisotfferssen ha tolto al duo italiano la gioia di occupare i gradini più alti del podio, ma il giovane norvegese in questo momento sembra venire da altro pianeta e anche solo avvicinarlo è idea da visionari.

La copertina di giornata va però a Federico Pellegrino. Una curiosa assonanza con la Divina del nuoto, di cui condivide nome e in parte il cognome, anche se declinato al singolare. Se sulle lunghe distanze del fondo a dominare sono i vichinghi norvegesi, nelle gare sprint si entra nell'esclusivo terreno di caccia di questo ragazzo venticinquenne che gara dopo gara continua a riscrivere la storia del fondo italiano e non solo. E a Planica è stato ancora un one man show: al sabato l'affermazione individuale, ieri il bis in coppia con Dietmar Nöckler.

A chiudere la nostra carrellata ci pensano le ragazze del biathlon. Dorothea Wierer ha tutto per diventare un'icona di questo sport avvincente e a tratti diabolico, in pista come fuori: rotto il ghiaccio con la prima vittoria, ora la campionessa atesina sembra averci preso gusto. Al poligono poche come lei per precisione e velocità di esecuzione. Ma Doro piace perché sa essere anche personaggio: in gara non rinuncia mai ai suoi occhiali arancio fluo, a cui si abbinano un paio di orecchini dello stesso tono, che la rendono immediatamente riconoscibile nel gruppo. Al resto ci pensano lo sguardo magnetico e il fisico da pin-up. ieri nella staffetta di Rupholding ha chiuso il quartetto lanciato da Lisa Vittozzi (con loro anche Karin Oberhofer e Alexia Runggaldier), regolando allo sprint la russa Podchufarova e regalando all'Italia un meritatissimo terzo posto finale dietro alle imprendibili Ucraina e Germania.