Segnatevi la data: 7 gennaio 2017. Luogo, Maribor. La sua casa sciistica, il palcoscenico scelto per l'unica recita stagionale. Che, per Tina Maze, significa anche l'ultima gara di una carriera su cui è ufficialmente calato il sipario ieri. Sul suo futuro si erano rincorse numerossisime voci, anche quelle che la volevano presente in un numero ristretto di gare al fine di preparare la difesa del titolo Mondiale discesa libera conquistato nel 2015 a Vail.

E invece ha scelto di dire defintivamente basta, di assecondare il suo corpo e la sua mente, e la spia rossa accesa costantemente ad indicare la fine della benzina. Da leggersi alla voce motivazioni. Finite, o comunque non più all'altezza di reggere un'altra stagione ad alto livello dopo un anno di stacco completo dalle gare, dall'adrenalina ma anche dallo stress che la costante battaglia per i vertici porta con sè come inevitabile e imprescindibile corollario: «Sono davvero felice e orgogliosa di ciò che ho raggiunto. Non sento più le motivazioni, l’energia. Non ho più la necessità di competere ad alto livello». Poche parole ma chiare, per arrivare dritta al punto, per mettere i titoli di coda a una carriera sportiva che colloca la slovena fra le più grandi interpreti dello sci alpino, e non solo degli ultimi tempi.

La sua annata di grazia è indubbiamente la stagione 2012/2013: nove vittorie in Coppa del Mondo spalmate su tutte e cinque le discipline, e la Coppa del Mondo overall messa in bacheca - ironia della sorte - con nove gare d'anticipio rispetto alla fine della stagione. Il tutto sigillato con il record assoluto di punti, 2414, che siamo certi rimarrà scolpito per un bel pezzo in cima al libro dei primati. Al conto bisogna aggiungere poi le medaglie vinte ai Mondiali di Schladming, con l'oro nel Super G e l'argento in gigante. Forse l'unico rammarico - ma solo da appassionati di sci - è stato quello di non aver potuto ammirare fino in fondo il dualismo con Lindsey Vonn, finita drammaticamente ko proprio nel giorno di gloria di Tina in Super G.

Una rivalità aspra, abrasiva, in pista come fuori da essa, e gestita in maniera esemplare da due autentiche fuoriclasse, assolute primedonne per classe e fascino. Tante punzecchiature a mezzo social, ma mai un passo oltre, lasciando che fossero la neve e il cronometro a regolare ogni conto. Un duello bellissimo, purtroppo interrottosi sul più bello, come bellissima è stata la battaglia nel 2014/2015: questa volta è Anna Fenninger la rivale della slovena. Si risolverà tutto all'ultima gara, a favore dell'austriaca. In mezzo, i due ori olimpici i Sochi, in discesa - indimenticabile quel'"ho vinto discesa!" urlato in mondovisione appena finita la gara- e in gigante. Da favola il primo, con il gradino più alto del podio condiviso con Dominique Gisin, da leggenda il secondo.

Il presente  di Tina si chiama televisione, mentre il circo bianco saluta una Campionessa di grande caratura, ma soprattutto un personaggio unico nel suo genere. Atleta, artista - fra gioielli da lei stessa creati e musica, con anche un singolo di successo alle spalle - donna da copertina. Gli sci usati come chitarra al termine di ogni vittoria, gli show al parterre a prescindere che tutto andasse secondo i suoi piani - e allora erano sorrisi e piroette - oppure no. E in qui le sue facce erano tutte un programma, con quella voglia di spaccare in testa a qualcuno l'attrezzatura completa che hai voglia a provare a mascherare sotto gli occhiali scuri. Oppure, in palese protesta con il suo allenatore, disputando a ritmo da turista una manche di slalom. Il 7 gennaio prossimo l'ultima recita, già da adesso una certezza: ci mancherai, Klementina Maze. O, più semplicemente, Tina.

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Alessandro Gennari
Schermidore a scoppio ritardato, rugbista mancato, ciclista negato, tennista si fa per dire. Storico per laurea, giornalista per amore dello sport. Presto la mia tastiera al servizio di scherma, tennis, sci alpino, nuoto e chi più ne ha più ne metta.