Da quel 20 dicembre 2012, quando ad Åre Mikaela Shiffrin centrò la prima vittoria in carriera, sono passati quattro anni e qualche giorno. La ragazzina acqua e sapone, faccia furbetta e tanta voglia di studiare da fuoriclasse per poter riscrivere la storia dello sport invernale per antonomasia, ci ha messo poco per raggiungere il suo scopo. Perchè ad oggi, età anagrafica 21 anni, gli aggettivi entro cui rinchiuderla si stanno riducendo, e anche la parola "fenomeno" - che già si riserva a pochi eletti - comincia a diventare stretta attorno a questa ragazza del Colorado.

Che nello slalom ha vinto tuto quello che c'era da vincere, e che pian piano sta cercando di allargare il suo terreno di caccia alle altre discipline. Perchè a detta di molti addetti ai lavori, la statunitense ha davvero tutte le carte in regola per poter diventare se non la più grande di tutti i tempi - quella della ricerca del goat in ogni disciplina è sempre materia delicata e soggetta a tante, troppe variabili - di certo una che riscriverà parecchi record dello sci alpino. E noi abbiamo provato a "passarla ai raggi" x, provando a spiegare il fenomeno Shiffrin.

Source: Laurent Salino/Agence Zoom
Source: Laurent Salino/Agence Zoom

Numeri - Semplicemente irreali. Quella centrata nello slalom di Semmering è stata la vittoria numero 26 in carriera. Per trovare un altro in grado di vincere così tante gare ad un'età così giovane, bisogna scomodare nientemeno che sua maestà Ingemar Stenmark. A corroborare il tutto un totale di 37 podi. Tutti, o quasi, conquistati in un'unica disciplina, ovvero lo slalom speciale, dove ha vinto in 23 occasioni e dove è campionessa Olimpica (Sochi 2014) e bi-campionessa del Mondo (Schaldming 2013 e Vail 2015). Di fatto i rapid gates sono la sua personalissima riserva di caccia, di cui le altre hanno potuto approfittare poche volte: quelle, rare, in cui ha sbagliato - ad esempio Semmering 2012 ultima inforcata registrata a suo nome - oppure nel suo periodo di assenza per infortunio nella passata stagione. 

Source: Laurent Salino/Agence Zoom
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Talento e dedizione - Qui madre natura è stata davvero generosa con lei. Difficile trovare un'azione tanto pulita e perfetta come quella dell'americana. E con lei in pista lo spettacolo è sempre garantito: sia che dia lezione di perfezione, sia che si tratti di rimettere in piedi una manche macchiata da qualche sbavatura. Il numero di Semmering, con una manche capottata a suo favore nell'ultima parte di pista, è roba da fenomeni, di chi è dotato di un talento naturale, quello che le permette tanto di vincere da dominatrice quanto di rimettere in piedi situazioni che sembrano compromesse e che, a ben vedere, lo sarebbero per buona parte delle sue avversarie.

Talento, dicevamo. Messo però a frutto con tanto lavoro, con una dedizione al limite del maniacale. E non solo nel corso della preparazione estiva - dove ha lavorato molto per rafforzare la muscolatura, soprattutto a livello di quadricipiti - ma anche nel mezzo della stagione: le feste di Natale le ha passate ospite di Manuela Moelgg ad allenarsi sulla pista di Plan De Corones - che a gennaio ospiterà la tappa di Coppa del Mondo di Gigante - lavorando tanto sulle porte larghe quanto sullo slalom. Alla continua ricerca di un miglioramento, di un affinamento del dettaglio, anche quello in apparenza più insiginificate. Ma che alla fine si rivela decisivo in termini di dividendi.

C'è poi un altro aspetto che stupisce e che la accomuna a una sua illustre connazionale, che non per nulla guarda tutte da lassù nella classifica all time di vittorie in Coppa del Mondo. Naturalmente parliamo di Lindsey Vonn. Mikaela ha di lei la stessa ferocia e fame di vittorie e l'incrollabile forza di rialzarsi non appena la sorte prova a metterle il bastone fra le ruote. Nella passata stagione la sua annata sembrava fosse terminata dopo una caduta in allenamento ad Åre, che le aveva lasciato in eredità una distorsione parziale del legamento collaterale mediale e una contusione del piatto tibiale. Ma tempo due mesi ed eccola di nuovo sulle piste, nello slalom speciale di Crans Montana. Intuile dire come sia andata a finire...

Source: NBC Sports
Source: NBC Sports

Testa - Eccola l'altra dote fondamentale che non deve mai mancare nel bagaglio personale di una fuoriclasse. E qui non si parla soltanto della tranquillità e della serenità che Miakela mostra in ogni gara tanto nell'immediata vigilia quanto nel gestire l'attesa fra una manche e l'altra, dove la si vede sempre sorridente e con la faccia che assume l'espressione realmente concentrata solo a ridosso della partenza. Ad essa strettamente collegata c'è poi la gestione della pressione, termine che molto probabilmente sul suo vocabolario non alberga.

É un discorso di "intelligenza sciistica", ovvero di capire con lucidità e maturità da veterana navigata che è meglio fare a modino poche cose - insistendo e martellando dove già le certezze sono granitiche - piuttosto che lanciarsi improvvidamente in nuovi terreni, magari con il rischio di perdere brillantezza nelle discipline tecniche. A Lake Louise ha mosso i primi passi nella discesa libera, cercando perlopiù di prendere le misure alla nuova disiciplina e comunque impacchettando - nell'arco del week-end - 33 punti che potrebbero poi tornare utili in futuro nello sprint con Lara Gut per la Coppa del Mondo, anche se la svizzera resta comunque la favorita alla vittoria finale.  Nelle successive gare veloci in Francia, invece, ha preferito passare la mano e concentrarsi solo su gigante e slalom e la scelta l'ha premiata.  La fortuna l'ha un po' aiutata, perchè nel gigante di Courchevel poi annullato l'americana è stata tutt'altro che brillante nella sua discesa. Ma a Semmering si è rifatta con gli interessi, dominando la prima delle due gare fra le porte larghe, ripetendosi il giorno successivo malgrado condizioni meteo al limite del proibitivo (a voler essere ottimisti) e poi calando il tris nel suo amato slalom.

Da cui si riparte con l'avvento del nuovo nuovo anno, il 3 gennaio a Zagabria. Dove Mikaela si presenta con 798 punti in generale e 215 di vantaggio su Lara Gut. Ma soprattutto si presenta sulla scia di 12 vittorie negli altrettanti ultimi slalom da lei disputati in Coppa del Mondo, che fan 13 se in mezzo ci mettiamo l'oro di Vail. E con la penna in mano e una nuova pagina bianca a disposizione su cui scrivere nuovi numeri del suo già impressionante almanacco.