Edizione numero 44 dei mondiali, Saint Moritz (quarta volta nella località elvetica). Il Super G femminile apre le danze e sono subito fuochi d'artificio. La starting list presenta il meglio del meglio della specialità; l'Engiadina assegna le prime tre medaglie. 
Tracciato veramente tosto, con una parte centrale molto tecnica e una neve molto aggressiva (per i meno esperti è indice di un manto nevoso molto freddo che tende ad intrappolare lo spigolo piuttosto che farlo correre): la tensione è palpabile sul volto di chi si affaccia al cancelletto.

La delusione di Lara Gut dopo aver visto il suo tempo.
La delusione di Lara Gut dopo aver visto il suo tempo.

Pressione. Tensione appunto: chi è chiamata al riscatto, chi gioca in casa, chi viene da risultati importanti... in una gara secca questo tipo di stato d'animo ha sempre regalato, nella storia dello sport, sorprese incredibili; e anche oggi è stato lo stesso. 
Fuori Vonn e fuori Veith; Stuhec e Goggia troppo smaniose di buttarsi giù; Gut che, nonostante la medaglia di bronzo, vive un piccolo dramma sportivo: lei era la più attesa, lei voleva (doveva) vincere. 

Semplicemente perfetta: Nicole Schidhofer ha disputato un super gigante pazzesco.
Semplicemente perfetta: Nicole Schidhofer ha disputato un super gigante pazzesco.

Sorpresa. Le condizioni per aspettarsi una sorpresa (col senno di poi) c'erano tutte, e puntualmente la sorpresa si è materializzata. Nicole Schmidhofer, ventisettenne austriaca, mai vincitrice di una gara in carriera, ha fermato il cronometro sul tempo di 1'.21".34''' e per le altre non c'è stato nulla da fare. Una discesa perfetta quella di Schmidhofer, mai appariscente, ma puntuale e delicata su tutti i cambi di direzione della Engiadina. La sua gara ha sorpreso pure lei stessa: fuori di sé dalla gioia è stata ripresa incredula nel leader corner abbracciata da Tina Weirather.
L'atleta del Liechtenstein sorpresa di certo non è, anzi: il percorso di oggi sembrava disegnato proprio per le caratteristiche tecniche di Tina che, grazie ad una sensibilità di piede innata che le permette di essere la più scorrevole del circo bianco, ha fatto una gara fantastica staccata di 22 centesimi al traguardo.

Tina Weirather felice per la sua medaglia d'argento, esulta sul traguardo.
Tina Weirather felice per la sua medaglia d'argento, esulta sul traguardo.

Chi piange. Al mondiale contano i primi tre posti, quelli che assegnano le medaglie: eppure di lacrime, di tristezza, se ne vedono già dal terzo gradino del podio. L'atleta di casa, Lara Gut, dominatrice di specialità, chiude terza a 25 centesimi di distanza dalla Schmidhofer e per lei è delusione. C'è chi la pressione riesce a trasformale in energia positiva e a scaricala in gara e chi no. Lara potrà sicuramente rifarsi, così come Vonn, Goggia, Veith, Stuhec, Worley e le altre, in Discesa e Gigante. 

Le azzurre. Di Goggia (decima al traguardo) si è già detto, il resto della squadra italiana ha fatto però una buona prestazione di team con Elena Curtoni, scesa con il pettorale numero 1, che finisce quinta, Federica Brignone ottava e Francesca Marsaglia che occupa la diciassettesima piazza.
Qua contano solo le medaglie, tuttavia l'atteggiamento avuto dalle ragazze ha dato ottimi segnali in vista delle prossime gare.

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