Cambia l'anno, ma lei no. Parafrasando Enrico Ruggeri, si potrebbe incasellare così, in questo flash, l'avvio di 2018 di Mikaela Shiffrin. Nemmeno il tempo di festeggiare il Capodanno, ed ecco che la fuoriclasse del Colorado ci piazza subito la zampata portandosi a casa il city event di Oslo. Una gara perfetta, come ormai classico marchio di fabbrica, che ha frustrato ancora una volta le velleità di chi, pur avvicinandosi ogni volta sempre di più, deve alla fine fare i conti con la cannibale delle nevi venuta dallo spazio.

E se l'ottima Federica Brignone di Lienz aveva provato a picconare qualche sicurezza al solido castello dove è fissato il trono su cui la biondina dal viso acqua e sapone siede ormai saldamente - perlomeno in un terreno, come quello dello slalom gigante, che ancora non è diventata esclusiva residenza di caccia della ventiduenne statunitense - la giornata di ieri ha visto un ritorno al solito copione. Che, tradotto in soldoni, significa vittoria numero 37 in carriera per lei, pari merito nella classifica all time di numero di successi con una leggenda dello sci che risponde al nome di Marlies Schild. In stagione fanno 6, ottenute in cinque discipline diverse: e se fra i pali dello slalom (gigante, parallelo o speciale non serve fare distinzioni, passa all'incasso con frequenza impressionate) è una sentenza o poco ci manca, la vittoria in discesa libera a Lake Louise è una primizia della casa. E chissà che nella testa di Miki non si accenda la lampadina di voler allargare alle prove veloci la propria caccia alla medaglia olimpica, già settata sull'uno-due in quelle tecniche e sulla Combinata alpina, unica specialità assieme al Super G in cui l'americana non ha ancora apposto la sua griffe in questa stratosferica stagione.

Con buona pace delle avversarie, costrette agli straordinari per provare a batterla. E non è detto che ciò basti: la faccia di Wendy Holdener dopo il secondo posto di ieri a Oslo, è forse la fotografia migliore della frustrazione che a volte sembra contagiare le inseguitrici. La Svizzera è un po' come l'asintoto in una funzione matematica: insegue la vittoria, la sfiora arrivandoci ogni volta sempre più vicina ma senza mai intersecare la propria strada con il dolce sapore del trionfo. Petra Vhlova ci era anche riuscita a violare la riserva regale nel primo slalom stagionale di Levi, ma nelle altre due uscite ha subito la furia della regina (che, ça va sans dire, ha fatto piazza pulita della concorrenza)  e non ha saputo replicare. Insomma, si prospettano tempi duri per tutte anche in questo 2018. 

Il che non significa però che la nostra Wonder Woman delle montagne sia imbattibile: lo ha dimostrato appunto Vhlova, lo ha dimostrato la già citata Federica Brignone. E questo, a ben vedere, è già un ottimo punto di partenza per dare la caccia a chi sta studiando - e agendo - per diventare la più grande di sempre.