Vittoria a sorpresa del tedesco Thomas Dressen che si impone nel classico scenario della Streif di Kitzbuehel col tempo di 1:56.15 sullo svizzero Beat Feuz di venti centesimi e di quarantuno sul sempreverde velocista austriaco Hannes Reichelt.

Gara assolutamente spettacolare, piena di colpi di scena e capovolgimenti di fronte che l’hanno resa interessante fino all’ultimo atleta. Fondamentale oggi era la capacità di rimanere veloci in tutti i tratti della pista: portare fuori velocità sul carosello e soprattutto nei 4 curvoni prima dell’Hausberg, dove la maggior parte degli atleti hanno perso eternità nei confronti dei primi 3.

Tutto inizia sotto un cielo bianco con nuvole basse ma non abbastanza da mettere a repentaglio lo svolgimento della competizione. Di certo però  le condizioni di visibilità non sono ineccepibili ma ricordiamoci che quando Peter Fil vinse qui nel 2015 non vi era una situazione molto diversa da quella odierna. 

Pronti via e subito Hannes Reichelt dimostra di essere uno degli atleti più in forma del momento, chiudendo la sua gara in 1:56.56, a solo +0.41 dal vincitore, uno dei pochi ad aver fatto tutto bene dall’inizio alla fine: una scheggia sul carosello e sempre preciso nelle curve della parte centrale. Purtroppo ha perso la gara nella parte finale dove lo svizzero, grazie anche al suo maggior peso specifico, è stato un fulmine.

E’ stato proprio lì, negli ultimi 3 intermedi, dove Beat Feuz ha costruito tutto il suo vantaggio. Basti pensare che atleti come Peter Fill, Adrien Theaux e Vincent Kriechmeier, fino al salto dell’Hausberg si trovavano sulle code dello Svizzero, ma hanno preso mediamente un secondo ciascuno negli ultimi 30 secondi di gara. Bravissimo lo svizzero, perfetta posizione di ricerca della velocità e anche una certa abilità nel “pennellare” le curve senza incidere troppo lo spigolo nella neve. Neanche la super manche di Vincent Kriechmayr, che a metà pista aveva -0.79 su di lui, è riuscita a scalfire la sua leadership, illudendo solamente il folto pubblico austriaco che sperava nella vittoria di un atleta di casa. 

Ma a volte quando tutto sembra andare per il verso giusto e i giochi sembrano fatti, gli dei della neve ti girano le spalle. Ed ecco che improvvisamente le nuvole si aprono ed esce il sole, la pista si velocizza e tutto il vantaggio che Feuz era stato in grado di creare nella parte finale si annulla.

E così con una discesa normale ma priva di errore il tedesco Thomas Dressen, con il pettorale 19, riesce a mettere i suoi sci davanti a quelli dello svizzero con il tempo di 1:56.15. Quasi ci riesce pure il suo compagno di squadra Andreas Sander, ma a causa di un errore proprio sul salto dove Innerhofer e Clarey sono caduti, chiuderà solo in sesta posizione, a + 0.74 dal vincitore. 

Le emozioni comunque non sono finite, perché col pettorale 24 lo svizzero Marc Gisin sorprende un po’ tutti inanellando una serie di intermedi di colore verde, praticamente fino alla linea del traguardo dove però arriva con +0.56 dal vincitore, a riprova dell’ottima velocità del tedesco nella parte finale. Va però ricordato che a questo punto della competizione il cielo è tornato coperto. Quindi condizioni simili a quelle dei primi 15. 

Bravissimo anche il francese Brice Roger, che chiude settimo a riprova del fatto che il secondo tempo nelle prove del giovedì non era solo un caso.

Un grande peccato per Innerhofer che volava a pochi centesimi dall’allora leader Reichelt ma sul penultimo salto, all’entrata dello Zielschus, si è fatto scaricare ed è letteralmente saltato in aria, cadendo fortunatamente senza conseguenze. Solo una grande disdetta per lui e per i colori azzurri perché sarebbe stato da top-5. Nello stesso punto e con la stessa dinamica finirà nelle reti il francese Johan Clarey, anche lui fortunatamente senza conseguenze. 

Oggi giornata agrodolce per i colori azzurri, solo nono Peter Fill e dodicesimo Dominik Paris. Il primo ha avuto ottimi intermedi fino a metà pista, da lì in poi ha inesorabilmente iniziato a perdere. Dinamica simile per il finanziere della Val d’Ultimo, il quale però accusava già 5 decimi dopo il carosello. Un problema di materiali/scioline forse? Perché è difficile spiegare come Peter, per esempio, sia riuscito a perdere un secondo in 4 curve. Per guardare il bicchiere mezzo pieno, oggi arriva il miglior risultato in carriera per il friulano Emanuele Buzzi, che conclude la sua prova inserendosi all’undicesimo posto, proprio tra i due caposquadra a +1.45 dal vincitore. Torna a punti anche Matteo Marsaglia dopo Garmish 2016, con un buon ventiquattresimo posto a +2.60. 

Deludono un po’ norvegesi. Tutti si aspettavano un altro garone come ieri invece nessuno di loro si avvicina nemmeno al podio. Ottavo svindal a ben +1.12 dal vincitore. Decimo Jansrud a +1.30. Due gare senza grandi errori ma mai veramente aggressivi e sul pezzo, soprattutto da metà gara in giù dove, come già detto, solo Feuz ed il vincitore sono riusciti a fare la differenza. 

La Streif riserva sempre grandi emozioni, tra salti, uscite, curve al limite e soprattutto tratti di pista estremamente diversi l’uno dall’altro. Su questo tracciato si creano sempre situazioni particolari per cui il risultato finale risulta sempre estremamente imprevedibile. Oggi sicuramente anche la variabile metereologica ha avuto il suo ruolo, perché gli atleti scesi in quella piccola finestra di sole tra il pettorale 19 e 21 sono stati decisamente favoriti.

Articolo di Giovanni Carratù