Fatto: da tre stagioni i 76ers sono, costantemente, una delle peggiori squadre della NBA.

Fatto: non è un caso, ma una precisa scelta dirigenziale.

Se fossimo nei panni dell'Avvocato della Difesa del film Philadelphia, nel più famoso fictional trial della storia del cinema, la porremmo in questi termini: d'altronde, come potremmo difendere l'indifendibile agli occhi dei tifosi e degli sportivi di tutta l'America?

Dimenticatevi gli anni di Chamberlain, oppure il titolo di Doctor J e Dawkins, e i grandi Sixers della prima metà degli anni Ottanta. Dimenticatevi del più grande talento mai visto nella City of Brotherly Love, The Answer. Scordatevi anche della discreta squadra che, guidata dal più recente MVP delle finals Andre Iguodala, vinse l'ultima serie di playoff per i 76ers, contro i Bulls orfani di Derrick Rose, infortunatosi nei maledetti possessi finali di quella gara 1 del primo turno 2011-12, già in ghiaccio per la franchigia dell'Illinois. Lasciatevi tutto questo alle spalle, poiché il progetto Sixers metterà a dura prova la vostra pazienza.

Philadelphia è un cantiere aperto. Un'accozzaglia di scelte più o meno alte al draft, di giocatori con più presenze in D-League che in NBA. Un insieme di contratti di veterani che fanno brodo solo dal punto di vista salariale, ma che non aggiungono e tolgono nulla ad un roster povero di talenti affidabili ad un certo livello. Come se non bastasse, una frontline talmente affollata, che la penuria del backcourt lascia intravedere, day after day, la necessità di intervenire sul mercato scambiando qualsiasi asset, arruolabile o meno.


Già, perché colui che, potenzialmente, sarebbe il miglior giocatore della squadra, non ha mai messo piede in campo in una partita ufficiale fra i pro e, con ogni probabilità, non lo farà prima del 2016-17. Il camerunese Joel Embiid è reduce dall'anno più brutto della sua giovane vita. Una frattura da stress al piede destro che si è rimaterializzata puntualmente anche quest'anno, e che lo costringerà a saltare anche questa stagione. La morte del fratello minore per un incidente stradale in Camerun. La cessione del connazionale ed amico Luc Mbah a Moute (che, a onor del vero, non ha poi superato le medicals con i Kings). Non ultima, la scelta di Okafor al draft, che presenta una sfida non da poco per i futuri minuti da conquistarsi nella frontline dei Sixers. Sam Hinkie era orientato, in realtà, verso D'Angelo Russell, play da Ohio State. I Lakers hanno deciso di sceglierlo con la due, così il GM di Phila ha optato per il miglior prospetto disponibile, Okafor appunto. In quel momento la situazione fisica di Embiid non era nota, ma pochi giorni dopo la notizia della ricaduta dell'infortunio al piede, ha reso la scelta del centro, fresco campione NCAA con Duke, più sensata. Ad oggi, il rookie ex Blue Devils rappresenta seriamente la prima opzione offensiva della squadra. Coach Brown, scuola Spurs, non dovrebbe avere problemi ad inserirlo in un sistema che possa esaltare le sue incredibili skills in post. Okafor si muove con la grazia di un ballerino in attacco, giocatori come lui non ne fanno quasi più.

Compagno di reparto sarà Nerlens Noel, altro lungo ma con caratteristiche complementari a quelle di Okafor. Giocatore al secondo anno, Noel si prospetta come uno dei migliori difensori della NBA nel reparto lunghi. Per averlo al draft del 2013, i 76ers scambiarono Holiday con i Pelicans. L'ex play di Phila si è dimostrato un pessimo investimento per New Orleans a causa degli infortuni, e i Sixers sono stati condannati a pagare una multa piuttosto salata per non aver rivelato tutte le informazioni in merito al suo stato fisico. A onor del vero, anche Noel all'epoca non se la passava benissimo, dal momento che ha cominciato la sua carriera NBA con un anno di ritardo, rivelandosi poi tra i migliori rookies della passata stagione.

In una NBA come quella di oggi, in cui le parole d'ordine sono "chimica" e "spaziature", è la seconda a presentare qualche problema. Avere due giocatori che hanno difficoltà ad allontanarsi dal ferro, potrebbe essere un problema per i giochi offensivi. In difesa la protezione del ferro è garantita, mentre la copertura del perimetro sarà di complessa soluzione. Nelle ultime stagioni i Sixers hanno giocato con buona intensità, ma con una rivedibile idea di gioco: ritmi e punteggi alti, ma scarsa applicazione difensiva, se si esclude il "block party" di cui sono capaci diversi elementi. Siccome la difesa non è solo stoppare i tiri avversari, i Sixers hanno preso clamorose imbarcate che non hanno messo di buon umore i tifosi. Hinkie insiste, ed è a suo modo convincente, che le sconfitte di oggi si trasformeranno in vittorie domani. Il pericolo di una "cultura della sconfitta" però, comincia a farsi largo tra i fan sempre più delusi e abituati ad una squadra che non ha intenzione di lottare per i playoff nel breve periodo.

Ma torniamo al roster che va delineandosi in vista del training camp. Sotto canestro abbiamo parlato di Embiid (out for the season), ma soprattutto di Okafor e Noel, i quali dovrebbero essere gli starters. A reclamare minuti i giocatori appena scambiati dai Kings, Carl Landry e Jason Thompson, veterani a libro paga per altre due stagioni. Oltreoceano (e quindi non conta per salary e roster attuale), in Turchia, continua il suo sviluppo il croato Dario Saric, ala che non vedremo nella Lega prima del 2016-17. Il turco (al secondo anno) Furkan Aldemir e l'iraniano (rookie) Kazemi combatteranno per un posto nei 15, con il turco favorito dal buon contratto firmato a metà della scorsa stagione. Nello scambio con i Kings, Phila ha guadagnato, oltre che pesanti contratti di cui Sacramento voleva liberarsi, anche lo shooter da Michigan Nik Stauskas. Dopo un trascurabile anno da rookie, la guardia ex Wolverines cercherà di guadagnarsi minuti con le sue qualità balistiche tra gli esterni di Phila. Completano il reparto guardie Tony Wroten, reduce dalla lesione al legamento che ha chiuso anzitempo la scorsa stagione, e che può giocare minuti anche da point guard. J. P. Tokoto, scelta del secondo giro da North Carolina. Jordan McRae (che dovrebbe trovare uno spot in virtù di una stagione già spesa in esilio in D-League) e Jakarr Sampson, secondo anno che si è distinto con buone prestazioni in Summer League. Nel ruolo di ala piccola dovrebbero alternarsi Robert Covington, che ha convinto a suon di triple la dirigenza Sixers a tenerlo, e Jerami Grant, ottimo difensore che sta cercando di costruirsi un ruolo NBA come giocatore 3 and D. Point guard saranno Canaan (decente seconda parte di stagione con i Sixers lo scorso anno) e i rookie TJ McConnell e Pierre Jackson. Il primo, uscito da Arizona senza ricevere considerazione al draft, ha capacità di leadership, difesa e consistenza nella distribuzione del pallone. Il secondo, anch'egli reduce da un infortunio che l'ha costretto a saltare tutta la scorsa stagione, cercherà di guadagnarsi uno spot di rilievo nel roster con il suo contributo di instant offense, creandosi occasioni dal palleggio con un range di tiro illimitato (esplose con un record di 57 punti in D-League due stagioni orsono). Jackson non arriva neppure al metro e ottanta, e finora non ha dimostrato di avere un concetto di difesa adeguato alla NBA. Siamo comunque ansiosi di attendere il suo sviluppo, dal momento che si prospetta come un Isiah Thomas con meno ball handling ma migliori capacità balistiche.

Nelle ultime stagioni i Sixers, prima con Tony Di Leo e poi con Sam Hinkie, hanno smantellato il roster, una vera e propria tabula rasa. Hanno ceduto Iguodala, Young, Hawes, Turner. Hanno prima scelto l'ex rookie dell'anno Michael Carter-Williams, e poi l'hanno regalato ai Bucks prima della deadline di febbraio 2015. La squadra frequenterà i bassifondi della Eastern Conference anche quest'anno, ma fino ad ora la lottery non ha giovato granché ai 76ers, mai andati al di là della terza scelta, nonostante l'abbondanza di talenti faccia comunque ben sperare per il futuro. Il prossimo draft non sarà all'altezza di quello di quest'anno, e tra i migliori prospetti non ci sono playmaker, se si eccettua L'MVP degli ultimi mondiali under20, Jalen Brunson, che frequenterà il College di Villanova, e che potrebbe essere il giocatore giusto su cui puntare in caso di scelta fra le prime cinque nel 2016. L'accumulo di scelte al draft deve fare da viatico al miglioramento del roster, non solo nel lungo periodo, ma anche nel breve: Phila ha bisogno di ricominciare ad essere una franchigia credibile, per poter attrarre, grazie alle attuali enormi disponibilità di salary, free agent di livello che possano sposare il progetto e riportare i Sixers ai fasti di un tempo. Il progetto di Hinkie è a scadenza di 7-10 anni, a suo dire, in quanto a competitività per il titolo. I primi tre sono passati, e i Sixers sono ancora una delle squadre peggiori, anche nel deserto tecnico dell'Est.

Il futuro appare roseo, ma non privo di incognite. Non ultima: che fine farà Embiid? Riuscirà mai a giocare di nuovo ai livelli che prometteva a Kansas? Verrà scambiato? Fondamentale sarà dotarsi di un playmaker e di una shooting guard tra le migliori, se davvero si vorrà puntare al titolo entro 5-6 stagioni. Ma la vera incognita è: quanto riusciranno ancora i tifosi dei Sixers ad essere pazienti, a sopportare cattivo gioco ed umiliazioni, in nome di un fantomatico progetto? Brett Brown e Sam Hinkie dovranno, al più presto, cercare una risposta a questi annosi dilemmi.

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About the author
Luca Sisto
Appassionato di basket e calcio. Leggo, scrivo e lavoro in Hotel a Roma. Sogno nel cassetto: andare a vedere i playoff NBA e il Torneo NCAA dal vivo. Scrivere un libro su storie d'albergo...