Da sempre, nella storia dello sport, la forza di un campione trova un'unità di misura abbastanza realistica non in quello che riesce a fare nell'intera durata di un evento, ma nella sua capacità di rendere l'evento stesso speciale, per sè, per chi gli sta vicino e per chi lo sta sostenendo dall'esterno. Avete mai visto un ciclista che va forte per un'intera tappa di cinque ore anzichè nei chilometri finali? Oppure un calciatore che gioca la partita perfetta per 90 minuti anzichè farsi trovare puntuale all'appuntamento con la singola palla-gol? Nel basket, ovviamente e per fortuna, funzziona più o meno allo stesso modo, e Vassilis Spanoulis ci ha fatto vedere ancora una volta perchè al suo nome e al suo cognome può essere aggiunto un termine che lo qualifica in pieno: campione. Alzi la mano chi, al termine del terzo quarto e nonostante una tripla senza ritmo e senza senso di Mantzaris sulla sirena, avrebbe pensato che l'Olympiacos sarebbe riuscito ad avere la meglio sul CSKA Mosca che aveva comandato fin dalla palla a due la partita. E soprattutto alzi la mano chi avrebbe pensato che a decidere la partita sarebbe stato il numero 7 in canotta biancorossa, che fino a quel momento aveva messo a segno la miseria di quattro punti, tutti dalla lunetta.

E invece, siccome il basket oltre ad essere uno sport straordinario è anche una materia a volte indecifrabile, ecco che il coppino quasi del tutto pelato dell'uomo nativo di Larissa. Come le star più attese, come le vere attrazioni di uno spettacolo bellissimo come la pallacanestro, Spanoulis decide di farsi aspettare e dopo aver lasciato la scena ai suoi colleghi - compagni o avversari, non fa differenza - ecco che si prepara ad allestire il suo meraviglioso show. Uno show di appena dieci minuti, ma che di certo verrà tramandato ai posteri. Lo score dell'ultimo quarto della semifinale della Turkish Airlines EuroLeague parlerà di dieci punti con quattro canestri uno più bello e più pesante dell'altro, compresa la bomba che a poco meno di due minuti dalla sirena finale varrà il primo vantaggio dell'Olympiacos in tutta la partita. E come si conviene all'aspetto drammatico dello sport, era giusto che questo cambio al vertice della partita avvenisse con una giocata, anch'essa pronta ad entrare negli annali del basket, e della Turkish Airlines EuroLeague: attacco fermo, poca circolazione di palla, poi il colpo di genio. Lo step-back e la tripla da oltre otto metri, la retina che si muove e la parte ellenica della Sinan Erdem Dome che esplode.

Prima di questa tripla pazzesca, che però rientra nel bagaglio e nella storia personale di questo giocatore fenomenale, c'erano stati un paio di canestri da sotto che avevano consentito alla formazione del Pireo di rimanere a contatto. Un modo come un altro per dire "occhio, che anche se ho sonnecchiato per mezz'ora io ci sono e voglio vincere". Eccome se voleva vincere, Vassilis. Basti pensare alla semplicità e alla serenità con cui, dopo aver messo a segno il secondo layup che valeva - in quella circostanza - il momentaneo pareggio, alzava una palla splendida che Khem Birch ha dovuto solo raccogliere in volo e schiacciare. Un altro granello di sabbia nel meccanismo del CSKA, che fino a quel momento non aveva quasi mai vacillato, e un'ulteriore oncia di fiducia e di convinzione in Spanoulis e soprattutto nei suoi compagni. Perchè se c'è un altro merito che non può non essere riconosciuto al campione greco, è quello di trasmettere serenità e fiducia ai compagni. Pensate che in un momento qualsiasi della partita, Erick Green sarebbe stato in grado e in condizione di mettere quella bomba con la mano in faccia di Khryapa?

Adesso, per il condottiero che da Larissa si è spostato ad Atene per condurre la sua armata alla vittoria, c'è un ultimo ostacolo da superare. Un ostacolo se vogliamo ancor più alto, maestoso e difficile da sconfiggere, per andare a prendersi per la terza volta in carriera il trono europeo. La falange turca del sempre temibile Fenerbahce composta dal fantasioso Bogdanovic, dal pretoriano Udoh e da una serie di soldati pronti a tutto per ottenere la testa di Vassilis e della sua truppa va affrontata, se possibile, con maggiore ardore e con un'ulteriore dose di voglia di vincere. Quella che all'Olympiacos non è mai mancata, e quella che sta inducendo Spanoulis a rendere speciale la parte finale di una carriera già strepitosa. E i ricordi di cinque anni fa, di quel trionfo nella Turkish Airlines EuroLeague proprio qui, alla Sinan Erdem Dome, rendono il tutto ancor più succulento per chi ha raggiunto la antica Costantinopoli direttamente dall'Ellade. Perchè vincere è sempre bello, ma andare a conquistare il territorio nemico lo è molto di più.