Sono passate meno di ventiquattr’ore dalla vittoria casalinga in Gara-5, che permette alla Reyer Venezia di portarsi in vantaggio nella serie Semifinale Scudetto contro Avellino, guadagnandosi la possibilità di avere in cascina ben due matchpoint per volare all’atto finale, dove ad attendere una delle due contendenti c’è la sorprendente Trento. Una vittoria convincente dei lagunari, sulla scia del successo esterno in Irpinia, che è valso il ribaltamento del fattore campo inizialmente perso in Gara-1, grazie alla performance del duo Filloy-Peric, con l’argentino determinante nei possessi finali. In questo momento, Avellino si trova con le spalle al muro, mentre la Reyer Venezia dovrà alzare l’asticella per guadagnarsi la finalissima e vincere lo Scudetto, che manca dal 1943.

Una serie playoff, che finora regala numerosissimi spunti di discussione, non ha deluso gli appassionati, estremamente equilibrata e risolta grazie ad importanti giocate individuali, unita alla competenza dei rispettivi staff tecnici, che hanno modificato svariate volte l’assetto, sia difensivo, che offensivo, come si è visto in Gara-5, con una Reyer completamente diversa rispetto alla sconfitta all’esordio casalingo contro Avellino. Walter De Raffaele ha fatto tesoro dei propri errori e ha preso le contromisure necessarie per arginare l’elevato talento degli esterni avversari, sommati al peso dei lunghi come Fesenko e Cusin. L’azzardo di schierare un quintetto leggero e veloce, sacrificando Batista non ha pagato in Gara-1, con Ejim in solitaria a reggere l’urto del gigante ucraino, padrone indiscusso del pitturato.

Ma cos’è cambiato nella sfida di ieri sera?

Il contributo di Esteban Batista, che era venuto a mancare nelle precedenti sfide o, quantomeno ondivago, è stato a dir poco fondamentale per lo scacchiere tattico di De Raffaele: il pivot sudamericano ha permesso alla Reyer di allargare le proprie opzioni offensive, alternando in maniera improvvisa il gioco interno con i tiratori pronti a punire gli spazi concessi sull’arco. Leggendo i numeri, Batista è stato sicuramente l’MVP della partita, con una doppia-doppia da 18 punti, conditi da dieci rimbalzi, di cui la metà offensivi, surclassando la coppia di centri più funzionale del campionato, come Fesenko e Cusin. Limitarsi solamente alla lettura delle statistiche sarebbe ingrato per descrivere la prestazione del centro veneziano. La sua presenza offensiva ha permesso a Peric di muoversi liberamente nella metà campo offensiva, provando diverse soluzioni e non unicamente in post basso, andando a segno ben quattro volte oltre l’arco e di evitare spiacevoli mismatch difensivi.

La profondità del roster orogranata ha permesso a De Raffaele di gestire al meglio gli effettivi, con minutaggi piuttosto contenuti per i titolari, facendoli trovare lucidi nelle battute finali della gara, dove Avellino era sul punto di riaprire la gara, ma i canestri di Filloy e Bramos hanno abbattuto le velleità di rimonta della truppa di Sacripanti. Oltre al discorso dei minutaggi equilibrati e contenuti, la Reyer è stata disposta in campo in maniera piuttosto camaleontica, con l’obiettivo, riuscito, di non dare riferimenti dal punto di vista difensivo all’attacco avellinese. Positivissimo l’apporto di Julyan Stone, che ha effettuato solamente un tiro, sbagliandolo, ma ha portato in dote la sua presenza difensiva, limitando Rangland e Logan, uniti alla sua predisposizione a rimbalzo e messo in ritmo Peric e Batista con sei assist, guidando in maniera egregia i pick&roll, elemento focale del playbook offensivo della Reyer Venezia.

Questa serie è tutt’altro che chiusa, la Reyer Venezia ha a disposizione due matchpoint, ma dovrà disputare la prima gara al PalaDelMauro, con gli avversari alle spalle al muro con l’obiettivo di non perdere il treno per la finale. Dopo due semifinali perse, che sia questa la volta buona per i veneti? Lo scopriremo entro mercoledì, con la speranza di assistere ad un epilogo degno del livello delle due contendenti, che finora non stanno affatto sfigurando. 

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Giorgio Giovannini
Tradito dal suo riconoscibilissimo accento veneto, è un fedelissimo seguace della Reyer Venezia, ma il suo vero credo è LaVar Ball. Quasi pendolare tra Venezia e Londra, con tappa a Milano per le sue fedi calcistiche: Milan e Tottenham. Appassionato di stadi, specialmente quelli britannici.