Denver Nuggets - Atlanta Hawks 97-110

Colpo esterno degli Atlanta Hawks di Mike Budenholzer, che vincono in casa dei Denver Nuggets e consentono al proprio tecnico di tagliare così il traguardo delle 200 vittorie in carriera. Gara che ha un padrone dall'inizio alla fine, con i padroni di casa che per tutto l'arco della contesa stentano a trovare il bandolo della matassa e le energie necessarie per alzare i ritmi e ribaltare l'inerzia. Le tre triple di Murray ed Harris, in avvio di gara, illudono i Nuggets, perché dalla parte opposta è Prince a rimettere la sfida in equilibrio e dare il primo vantaggio agli ospiti sull'11-13. Bazemore e Schroder non stanno a guardare e, nella seconda metà di frazione, implementano il vantaggio fino al più 8 di fine primo quarto (21-29). La difesa di Denver appare svogliata e senza mordente: ne approfitta l'attacco di Atlanta, il quale riesce con Delaney e Bazemore a respingere i tentativi di rimonta portati da Chandler e soci in avvio di secondo periodo. Le sfuriate di Barton nemmeno bastano ai Nuggets, che subiscono Schroder e vanno all'intervallo sotto di 8. 

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Plumlee e Prince, all'alba della ripresa, smorzano sul nascere i crescenti entusiasmi dei padroni di casa, la cui intensità tuttavia cresce e mette in discussione, seppur per pochi minuti, la leadership degli Hawks. Le scarse percentuali da tre punti dei padroni di casa, unite alla pessima serata di Jokic (4/21 al tiro, 0/8 da tre), penalizzano fin troppo le velleità di rimonta dei Nuggets, le quali si fermano sul -4 dopo i canestri di Harris, Plumlee e Lyles. Atlanta barcolla ma non molla: Ilyasova firma il più sette ad inizio quarto periodo, prima di lanciare il break con il quale Atlanta si porta sul più 12. E' il momento decisivo della gara, perché Denver prova a rispondere riportandosi sotto di 8, ma Schroder prima e Muscala successivamente con cinque punti di fila chiudono ed archiviano la pratica. 

Golden State Warriors - Los Angeles Clippers 106-125

Lou Williams rovina la festa di Kevin Durant e dei Golden State Warriors. Alla Oracle Arena la guardia dei Los Angeles Clippers sale al proscenio nella ripresa, trascinando gli ospiti ad un clamoroso successo in casa dei Campioni in carica. Già, clamoroso, sebbene a parziale attenuante della sconfitta della squadra di Kerr ci siano le assenze contemporanee di Klay Thompson e Steph Curry. Gara in equilibrio nella prima metà di gara, prima dello show nella ripresa di Sweet Lou, che infila ventisette punti nel solo terzo quarto approfittando dei festeggiamenti dei padroni di casa per KD, secondo giocatore più giovane della storia a tagliare il traguardo personale dei 20.000 punti. 

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I venticinque nel primo tempo dell'unico dei tre violini dei Warriors presenti in campo non basta però a scrollarsi dalle spalle la strenue resistenza dei Clippers, i quali nonostante le ataviche assenze di Gallinari, Griffin e Teodosic, sfruttano Harrell e Wallace in uscita dalla panchina per restare aggrappati all'incontro. Golden State fatica a trovare ritmo e percentuali alte soprattutto da dietro l'arco dei tre punti, con Young che stecca in toto la gara. Dalla parte opposta, alla ripresa delle ostilità dopo il 62-58 dell'intervallo, Lou Williams sale al proscenio caricandosi la sua squadra sulle spalle: Green e Pachulia firmano dalla lunetta il +9 a 6' dalla fine del terzo quarto, prima dell'inizio della sfuriata; 20 punti in un amen e gara ribaltata come un calzino, fino al 90-97 di fine terzo quarto in favore degli ospiti. L'inerzia è definitivamente ribaltata e, in avvio di ultimo quarto, Harrell e CJ Williams firmano le giocate decisive per l'allungo definitivo: 14-2 e Warriors al tappeto. 

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