Miles Bridges nasce in Michigan nel marzo 1998 dal padre Raymond, il quale ha vinto due campionati statali delle superiori e non perde tempo ad insegnargli il gioco della pallacanestro all'età di due anni. Col passare del tempo la passione di Miles matura sempre di più e già dalle superiori riceve diversi premi. Le offerte dei college importanti come Kentucky, Kansas e Oregon fioccano ma lui decide di accasarsi proprio a Michigan State. Agli Spartans viene subito ben accolto da coach Tom Izzo e ripagherà la sua fiducia già all'esordio, con una prestazione da 21 punti e 7 rimbalzi. Al termine della stagione decide di continuare la sua avventura in quel di Michigan St., dato che con l'arrivo di Jaren Jackson Jr. gli Spartans si candidano alla vittoria del titolo NCAA. Quest'anno viaggia con 16.9 punti di media a partita, esattamente come nel 2016-2017, ma ha dimostrato dei miglioramenti non indifferenti.

La sua caratteristica migliore è senz'altro l'atletismo. Non deve sorprendere quindi che la maggior parte dei suoi highlights siano schiacciate in faccia agli avversari. Per essere un'ala piccola, ha una dote innata anche verso i rimbalzi, soprattutto quelli offensivi, che gli permettono di andare più facilmente a canestro. Le sue doti offensive ovviamente non si fermano qua: infatti spesso e volentieri segna in penetrazione, indipendentemente da chi si trova davanti. La sua mano preferita è la mancina ma non disdegna anche la destra, e questo gli permette di avere un'alta imprevidibilità in uno contro uno. Michigan State tende ad usare il più possibile questa sua caratteristica, facendolo diventare il go-to-guy quando c'è da attaccare nei primi secondi con la difesa non schierata. In quest'ultima stagione ha dimostrato di avere grandissimi margini di miglioramento, soprattutto al tiro, diventando molto più affidabile dal mid-range.

E' un ragazzo che siamo certi possa dare il suo apporto anche in fase difensiva, nonostante non si sia fatto notare più di tanto sotto questo punto di vista. E' già diventato un fattore invece nell'ambito delle stoppate, cosa da non sottovalutare visto il suo ruolo. In fase offensiva però presenta alcuni punti deboli piuttosto evidenti. Innanzitutto, come abbiamo detto poco fa, il suo range di tiro è aumentato nell'ultimo anno, ma ancora non rappresenta una sicurezza, soprattutto dall'arco dei tre punti. Quando approderà in NBA avrà bisogno di un grande lavoro su questo tiro per poter diventare più affidabile e pericoloso. Bridges ha inoltre una meccanica piuttosto lenta, che lascia più possibilità al difensore di infastidire l'azione offensiva.

E' davvero pronto al salto nella lega maggiore? Ricordiamo che è fantastico nel mondo collegiale quando c'è da assorbire il contatto e concludere al ferro, ma con la fisicità che affronterà dalla prossima stagione, tutto ciò è da mettere in dubbio. Per questa ragione dovrà lavorare su altri movimenti, come quelli in post, che per adesso non lo vedono tra i migliori del lotto. L'arte del passaggio non è la sua preferita, ma tuttavia si può soprassiedere, viste le altre qualità che presenta. Rimane da vedere anche se potrà difendere su più ruoli, oltre che su quello di ala piccola. Insomma, i miglioramenti su cui dovrà lavorare ci sono, ma allo stesso tempo ha già dimostrato di poter cambiare pelle se necessario, per cui i margini sono piuttosto ampi. Per adesso, ci limitiamo a godercelo in azione con Jackson Jr. in quel di Michigan State, prima che venga scelto al draft, probabilmente intorno alla tredicesima scelta.