Una versione degli Houston Rockets troppo brutta per sembrare vera quella scesa in campo sul parquet del Toyota Center nel primo tempo di gara-2 delle semifinali della Western Conference. Difesa passiva, zero intensità e poca concentrazione, di conseguenza il ritmo in attacco non ne beneficia, anzi, condiziona il pesante passivo che porta gli Utah Jazz avanti persino di 20 lunghezze. Lo sforzo per la rimonta viene pagato, infine, nell'ultimo periodo, quando Mitchell e soci archiviano la pratica firmando le giocate per l'1-1 nella serie. Visibilmente contrariato, in campo e nel ventre del palazzetto texano, coach Mike D'Antoni, che nel post gara ci ha tenuto a sottolineare l'atteggiamento fin troppo passivo dei suoi. 

"Sembravamo una squadra cullata per dormire. Dobbiamo necessariamente correggere l'energia che va messa in campo e dobbiamo correggere la concentrazione che dobbiamo avere sul parquet per 48 minuti. Non è facile poi riprendere il discorso ed accendere l'interruttore. Siamo stati addormentati per un tempo, l'abbiamo pagato dopo. Loro hanno fatto delle buone giocate, offensivamente parlando, ma noi eravamo in capaci di difendere, di leggere situazioni, di ruotare e di metterci l'intensità giusta". Queste le motivazioni alla base della sconfitta per il tecnico ex Milano, che ha inoltre proseguito analizzando alcuni fattori tecnici, soprattutto difensivi, che non hanno funzionato: quasi mai infatti il raddoppio sul pick&roll centrale su Mitchell non ha funzionato, lasciando spesso soli i taglianti verso il canestro (Gobert, Favors o chi per loro). 

Di certo la tattica dei Jazz di adeguarsi al ritmo dei Rockets rispetto ad una gara-1 spesa più che altro a recuperare le energie fisiche e mentali della battaglia contro i Thunder ha dato i suoi frutti, con la difesa di Snyder che è riuscita ad imbrigliare l'attacco dei padroni di casa togliendo ritmo ed entusiasmo alle giocate dei texani. "Sono scesi in campo con molta energia nel primo tempo - ha detto James Harden a fine gara - Hanno messo molti tiri, ma la maggior parte dei quali erano fin troppo aperti e facili da prendere. Il nostro atteggiamento è stato apatico, eseguivamo gli schemi in attacco senza essere aggressivi. Abbiamo provato a cambiare marcia a fine secondo quarto ed inizio terzo, ma è difficile risalire la china contro una squadra della forza di Utah, soprattutto quando poi acquisisce una determinata fiducia nella gara". 

Nonostante l'assenza di Rubio, sei uomini dei Jazz hanno chiuso la gara in doppia cifra, conferma della qualità del roster a disposizione di Quin Snyder. Nottata sottotono per Donovan Mitchel in termini realizzativi, ma il rookie di Utah ha dispensato anche 11 assist per i compagni, attirando spesso la difesa su se stesso per trovare il compagno smarcato nel pitturato o sul perimetro. A dimostrazione del fatto che è la coralità dei Jazz a preoccupare D'Antoni, la chiosa del tecnico dei Rockets: "Questi ragazzi sono davvero bravi, allenati in maniera perfetta. Eravamo preoccupati della loro forza, stasera abbiamo avuto la dimostrazione di quanto sono forti e preparati". 

Servirà dunque ben altra versione degli Houston Rockets a Salt Lake City per ribaltare nuovamente le sorti della serie, che per il momento vede i Jazz avanti con il fattore campo nonostante l'1-1 nel punteggio. Harden e compagni sono chiamati a reagire immediatamente alla Vivint Smart Home Arena se vogliono tornare a Houston con il fattore campo a propria disposizione e non con le spalle al muro.