Siamo finalmente giunti alle tanto attese finali di conference, che ad est vedono contendersi la vittoria i Cleveland Cavaliers di sua maestà LeBron James, ed i Boston Celtics simbolo per antonomasia della resilienza, capitanati da un Brad Stevens inventore di soluzioni e di giocate vincenti. Dodici mesi or sono stesse franchigie a fronteggiarsi, ma con qualche interprete diverso rispetto al passato: a questo giro Kyrie Irving siederà sull'altra panchina - seppur in borghese - al pari di Gordon Hayward, mentre protagonisti in campo saranno una draft pick che porta il nome di Jason Tatum, il sempreverde Al Horford, il sorprendente Jaylen Brown e l'immenso talento in crescita nel roster di Boston. Roster rivoluzionato anche dalle parti della Quicken Loans Arena, dove attorno all'uomo apparentemente solo al comando, LeBron James chiaramente, un ottimo numero di gregari, giunti alla corte del re tramite una trade che ha reso il roster dei Cavaliers sì nuovo ma anche più equilibrato. 

Foto Boston Twitter
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Domande, domande e ancora domande; di questi Cleveland Cavaliers non sembra ci si possa fidare, anche se il contorno può tirare un sospiro di sollievo guardando al leader emotivo, tecnico e carismatico della squadra: LeBron ha sorpreso ancora una volta tutti con una stagione - la numero quindici - al di sopra di ogni aspettativa. Ciò nonostante, arrivati ai playoffs basta poco per far tornare i dubbi: una partita persa - ed in generale una serie in affanno - contro gli Indiana Pacers porta alle aspre critiche alla rosa, con i Cavs sono costretti ad una gara sette all'ultimo sangue. Tanti meriti ad Indiana, prima di cedere il passo, poi tocca a Toronto, con i Raptors spazzati via da un James onnipotente sul parquet, coadiuvato in questa serie anche dai gregari. 

Per quanto riguarda Boston, il percorso per arrivare alle Finali è stato decisamente più tortuoso. Bastano due minuti di stagione per far cambiare le cose, con Hayward infortunato e costretto a saltare tutta l'annata. Tutto apparentemente in salita, eppure i Celtics girano bene, anzi fantasticamente, e vittoria dopo vittoria salgono in cima all’Everest, iniziando a far paura a tutti. Una stagione però vede in sé tante peripezie e tante partite. La freddezza dimostrata nelle prime uscite sembra via via scomparire, facendo spazio ad un calo fisiologico: tuttavia la squadra è forte, basata su solidi principi e si vede. Oltre al danno, però, arriva anche la beffa: Kyrie Irving si deve fermare ai box e da una delle favorite ad Est, i Celtics scivolano a probabile upset. Stevens si reinventa la squadra, l'orchestra continua a disegnare pallacanestro, con Al Horford, Tatum, Brown e Terry Rozier che diventano i nuovi "big four" dei Celtics. Impensabile ad inizio stagione. Per i Milwaukee Bucks una flebile speranza, alimentata dalle tre vittorie casalinghe, ma non basta. Decisamente più flebile la resistenza dei Philadelphia 76ers, la cui inesperienza a fine serie paga dazio: non c’è assolutamente nulla da fare. I Celtics sono ancora in finale. 

Foto Boston Twitter
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LE CHIAVI DELLA SERIE E I SISTEMI DI GIOCO

Al comando dei Cavaliers ormai si sa, c’è un uomo solo, e per quanto noioso sia ripeterlo e sottolinearlo occorre farlo, perché oltre a questo vi è poco. La squadra di Tyronn Lue è stata salvata in più di una occasione da LeBron James, vuoi per una giocata offensiva, vuoi per una difensiva. Ormai non sembrano esistere più limiti nel gioco del “King”. Nella corrente post season LeBron è al primo posto per punti segnati nel quarto periodo: 90 punti in 10 partite con il 50% dal campo. Chiaramente un giocatore non può costruire uno schema offensivo singolarmente (o per lo meno non sempre), per questo dopo la serie con Indiana, qualcosa si è mosso. Con i Toronto Raptors sono spuntati nuovi volti nelle geometrie d’attacco di Lue: Kevin Love è sembrato ritrovato, Jr Smith e Kyle Korver si sono dimostrati i soliti affidabilissimi tiratori perimetrali, George Hill ha portato grandi doti di gestione di squadra accompagnate dalle sue abilità nel concludere in penetrazione ma anche da fuori; per concludere, il ritorno migliore, quello probabilmente più inatteso ma anche più importante per le gerarchie dei Cavs, ovvero Tristan Thompson, già autore in gara sette con i Pacers di una doppia doppia da 29 punti e 22 rimbalzi.

Il gioco di Lue è chiaramente basato sullo scarico proveniente dalle mani di James, che apre la difesa con le sue penetrazioni e libera spazi per i tiri da tre. Questa soluzione di gioco potrebbe essere un problema per gli stessi Cavs, Stevens infatti ha dimostrato di saper limitare egregiamente i tiratori di Philadelphia, squadra che concentra il suo gioco sui tiri da oltre l’arco. L'arma della difesa per i Celtics non si è manifestata solo in questa serie: Boston è infatti la miglior squadra in NBA per percentuale concessa al tiro da oltre l'arco agli avversari. Non sarà quindi facile prevalere su di loro con il tiro da tre, forse in questa serie più che in altre servirà la genialità di LeBron.

Foto Cavaliers Twitter
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I Boston Celtics dal canto loro hanno parecchie soluzioni offensive; la genialità di Brad Stevens non sembra avere mai fine. La grande sorpresa è Terry Rozier, giocatore dalla freddezza unica, che pare essersi immedesimato perfettamente nel ruolo di Irving. Oltre a lui Tatum e Horford saranno fondamentali; il rookie ha messo in fila una serie di partite eccellenti andando sempre sopra i venti punti, mentre Horford ha alzato il livello difensivo della franchigia annullando spesso Joel Embiid nella serie contro Phila. Proprio la difesa potrebbe essere la chiave della serie per Boston; la pressione difensiva esercitata dai Celtics è elevatissima e nomi come Marcus Smart a marcare probabilmente su Korver o Jr Smith, e Al Horford a chiudere in area su Love e a limitarlo nei tiri da fuori, potrebbero fare la differenza sul campo. Siamo davvero curiosi di vedere cosa si inventerà Stevens per limitare il gioco dei Cleveland Cavaliers, e ansiosi di osservare LeBron in qualche altra giocata leggendaria.