Finalmente ci siamo. La sfida che tutti avevano pronosticato è arrivata, e senza particolari intoppi. Golden State Warriors contro Houston Rockets sarà la finale della Western Conference, che darà l'accesso alle Finals contro una tra Boston Celtics e Cleveland Cavaliers. Tutti però si stanno concentrando sulla sfida fra questi due super team, e il motivo ve lo spieghiamo subito.

Già dalle prime battute di regular season era chiaro (anche a causa di infortuni e trade varie) che Houston e Golden State fossero le squadre più temibili della lega. Nessuna sorpresa, se non per il fatto che i campioni in carica hanno ceduto il primo posto e quindi anche il fattore campo, che comunque potrebbe non essere così rilevante. Ai playoffs invece entrambe le compagini hanno distrutto i propri avversari con lo stesso risultato nei primi due turni: doppio 4-1 senza alcuna chance per chi si è opposto. Certo, magari qualcuno potrebbe dire che Utah e New Orleans, dopo le loro vittorie (rispettivamente in gara 2 e gara 3) abbiano messo in crisi i coach D'Antoni e Kerr, ma la realtà parla di un risultato nettissimo nel match successivo. Quindi sì, sono state sorprese in qualche occasione, ma una volta ripresa la concentrazione, la loro superiorità è venuta fuori in poco tempo.

Passiamo adesso ai roster, partendo da chi avrà il vantaggio del fattore campo. Houston ha visto alcune aggiunte fondamentali nella scorsa estate, anche se non tutte hanno fatto rumore. Sì, Chris Paul è stato un colpaccio visto ciò che ha fatto vedere in queste due serie, ma non è stato l'unico. Ad Ariza e Gordon, si sono aggiunti diversi esterni come Tucker, Mbah a Moute e Joe Johnson, capaci di punire (seppur con percentuali non altissime) lo spazio lasciato loro in attacco, ma soprattutto di colmare le lacune difensive dei texani. Difatti i Rockets sono diventati una delle migliori difese della Lega, con buona pace di chi faceva di James Harden un perdente a causa delle sue (non) attitudini difensive. Ecco, poi c'è il barba che rimane la facciata della franchigia e il giocatore più importante. In questa post-season ha avuto qualche "up and down" di troppo, in cui Paul ha saputo prendere il comando, ma contro questi Warriors non potrà sbagliare di nuovo, e siamo certi non lo farà.

Per Golden State non c'è proprio bisogno di presentazioni. Il tanto citato "Hamptons Five" è il quintetto che vede tutte le stelle contemporaneamente in campo: Curry, Thompson, Iguodala, Durant e Green. Questo starting five ha letteralmente umiliato i New Orleans Pelicans, con Steve Kerr "obbligato" a tirarlo fuori in gara 4 e 5. Non sappiamo se GSW partirà così o con qualche modifica fantasiosa che tanto piace a Kerr, ma nei momenti decisivi questi cinque fanno davvero paura. La panchina però non è da meno, con David West nel ruolo di comandante, affiancato dai vari Cook, McGee, Bell, Livingston, Looney e Young. Di solito comunque è Thompson il prescelto per rimanere in campo con quattro di questi, e suoi sono la maggior parte dei tiri. Ancora da chiarire il destino di due pedine fondamentali del successo dello scorso anno: Zaza Pachulia e Patrick McCaw. Il primo non ha giocato nei primi due turni se non nel garbage time, ma non sappiamo se sia per scelta tecnica o per tenerlo fresco per i momenti importanti come questa serie. Il secondo invece è alle prese con un brutto infortunio alla schiena, il suo obiettivo è di tornare per i playoffs ma per il momento non ci sono date possibili sul suo rientro.

Il gioco dei Rockets è ormai conosciutissimo, ma non per questo facilmente dfendibile. Il 46% dei tiri che hanno preso nei playoffs vengono dall'arco dei tre punti, e hanno concluso cinque partite con almeno 16 triple segnate, un dato che li distanzia molto dalle altre squadre nella post-season. Oltre a questo, sono la squadra con il miglior attacco e la miglior difesa in trasferta e realizzano 9.8 palle perse su 100 possessi (record più basso di sempre tolti gli Wizards ddel 2006-2007. La palla sta spesso e volentieri nelle mani di uno tra Chris Paul e James Harden, e quando si muove arriva subito un tiro; non a caso sono i peggiori sia per movimento di palla che di uomini. Per quanto riguarda la fase difensiva, prediligono l'uno contro uno, visto che tutti i giocatori sono in grado di sostenere un cambio difensivo. Persino Capela, lungo della squadra, ha dimsotrato più volte di non soffrire esageratamente un mismatch con un "piccolo".

Dall'altra parte possiamo dire che c'è stata un'evoluzione netta nel gioco dei Warriors, che in questa stagione ha subito una variazione evidente. Il mid-range è diventato lo spot preferito da cui tirare, in particolare per due come Klay Thompson e Kevin Durant, i quali sono praticamente indifendibili. Ovviamente sono la squadra con il maggior numero di tiri dalla media ma anche con la percentuale più alta, e questo bilancia in parte il calo del tiro da tre punti (32.9% dall'arco). A guidare la squadra è comunque Draymond Green, il quale è responsabile di gran parte dei passaggi del team, non solo quelli finalizzati agli assist. Le forze principali comunque sono due: gli Hamptons Five, come abbiamo detto prima, sono il quintetto in assoluto più devastante dei playoff (e forse della storia). Con loro cinque in campo, GSW ha un plus/minus di +41 su 100 possessi; è primo anche per assist e defensive rating, oltre che per pace (ritmo) in 48 minuti. La seconda questione riguarda invece il terzo quarto (in parte legato al fatto degli Hamptons Five), in cui Golden State spacca puntualmente le partite. I dati parlano chiaro, nel terzo periodo hanno superato gli avversari di 26.9 punti, numeri che fanno rabbrividire e che inevitabilmente rappresentano un primato.

In conclusione, cerchiamo di capire quali sono le possibili chiavi della serie, per l'una e l'altra squadra. In primis, sarà fondamentale per i campioni in carica riniziare a segnare con continuità da tre punti: Curry è stato l'unico a tenere un poì più alta la media, ma Durant e Thompson hanno sbagliato troppo (anche wide open). La difesa su James Harden rimane un fattore fondamentale, ma non molto preoccupante visto che Thompson può accoppiarsi alla perfezione con il Barba. In particolare, è curioso sapere che Thompson non commette un fallo sul tiro sul numero 13 dal 2016, giusto per far capire le qualità dello Splash Brother. Se i Rockets vogliono vincere quattro partite, sarà fondamentale avere un Clint Capela in versione super: riuscire a battere Draymond Green con continuità non è certo facile (chiedere a Anthony Davis), ma Houston dovrà sfruttare la potenza e la facilità di concludere al ferro dopo un passaggio del numero 15. Se così non fosse, non potranno affidarsi solo al tiro da tre punti, considerando anche che GSW è la squadra con la miglior difesa sulle triple (32.0% concesso).

Sarà molto interessante capire l'accoppiamento difensivo di Golden State: chi difende Chris Paul? Curry potrebbe essere l'unica alternativa, ma per CP3 rappresenterebbe un facile avversario da battere ogni volta. A meno che Iguodala non venga spostato su Harden (e quindi Thompson su Paul, cosa non molto probabile), il baby-faced assassin dovrà fare gli straordinari in fase difensiva, senza farsi ingolosire dal pallone. Il fattore campo potrebbe persino ribaltarsi per i texani, non più un vantaggio ma quasi un peso, per cui perdere uno dei primi due match potrebbe già indirizzare la serie verso San Francisco. Astenendoci dal fare pronostici, ci limitiamo a dire che secondo molti algoritmi (ma anche esperti) i Warriors rimangono i favoriti, vista l'esperienza nei playoffs ma anche le prestazioni delle ultime uscite.

Fonte immagine: www.twitter.com/warriors
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