L'ormai infinita rivalità tra Golden State Warriors e Cleveland Cavaliers si arricchisce di un nuovo capitolo. Da stanotte (ore 3, diretta Sky Sport), sul palcoscenico della Oracle Arena di Oakland, si alza il sipario sull'edizione 2018 delle NBA Finals, una serie che ha caratterizzato l'ultimo triennio e che appassionerà ancora per un paio di settimane tifosi e addetti ai lavori. Favoritissimi i Dubs di Steve Kerr, secondo alcuni pronti a uno sweep, underdogs i Cavs di Tyronn Lue e LeBron James, il Prescelto che ha trascinato Cleveland a un'altra finale, che non si farà battere senza aver dato tutto. Il bilancio delle prime tre edizioni della sfida parla di un 2-1 in favore di Golden State, che ha trionfato per 4-2 e 4-1 nel 2015 e nel 2017, prima senza e poi con Kevin Durant. Nel mezzo, la rimonta dei Cavs 2016, quella di gara-7 alla Oracle Arena, con la stoppata di LeBron e il tiro da tre di Kyrie Irving.

Queste Finals non saranno la fotocopia di quelle dello scorso anno, non foss'altro per il roster di Cleveland, modificato già in estate, rivoluzionato in inverno. LeBron avrà con sè i suoi pretoriani, Tristan Thompson, J.R. Smith, Kevin Love e Kyle Korver, mentre il resto della banda è alla prima apparizione a una sfida per l'anello. Da Jeff Green a Jordan Clarkson, da Larry Nance a Rodney Hood, passando per il fondamentale George Hill, tutti giocatori mai protagonisti a questi livelli. I Warriors ripropongono invece il roster dello scorso anno, con qualche importante eccezione nella rotazione. Il centro titolare del 2016-2017, il georgiano Zaza Pachulia, è recentemente sparito dai radar, complice anche l'accoppiamento con gli Houston Rockets: maggiore lo spazio concesso a JaVale McGee prima e a Kevon Looney poi, con il rookie Jordan Bell e Nick Young novità rispetto al passato. Rimane il punto interrogativo relativo ad Andre Iguodala, uomo fondamentale per i Warriors, k.o. per un problema al ginocchio sinistro: fuori per gara-1, Iggy è a rischio anche per le partite successive.

Da un punto di vista tecnico, le due squadre giocano una pallacanestro agli antipodi, causa personale a disposizione. Golden State si affida al suo celebre movimento di uomini e palla, messo a dura prova dalla serie con i Rockets, con qualche isolamento per Kevin Durant, per generare triple e canestri per Steph Curry e Klay Thompson. Continuo l'uso del post, anche con Draymond Green, cervello e anima della squadra, non per attaccare spalle a canestro, ma per far circolare la palla e cambiare il lato offensivo. Meno talento a disposizione di Tyronn Lue, che dà la palla in mano a LeBron James nella speranza che sia sempre il numero ventitrè a togliergli le castagne dal fuoco. LBJ ha disputato dei playoffs clamorosi, ma è reduce da diverse serie vinte a metà campo: contro i Warriors Cleveland dovrà alzare i ritmi, coinvolgere i tiratori e sfruttare l'energia dei vari Thompson e Green. La difesa dei Cavs è migliorata rispetto alla stagione regolare, ma non è mai stata testata da un attacco come quello di Golden State, che invece nella propria metà campo è salita di colpi nella postseason, in particolar modo contro Houston.

Gli accoppiamenti iniziali tra i due quintetti suscitano estremo interesse. Posto che ormai si può parlare solo di marcatura primaria, perchè il trend è poi quello di cambiare il più possibile, i Warriors proveranno a nascondere Curry in difesa, mentre i Cavs cercheranno di attaccarlo, ovviamente con LeBron James, un po' come accaduto con James Harden in finale di Conference. Senza Iguodala, Golden State non ha uno specialista difensivo che si occupi del Prescelto: una fantastica alternativa potrebbe essere rappresentata da Kevin Durant, ma difficilmente coach Steve Kerr lascerà continuativamente la sua superstar su LBJ. Anche Jordan Bell sarà della serie dal punto difensivo, così come Klay Thompson, che quest'anno non dovrà occuparsi di Kyrie Irving. Ecco perchè Kerr potrebbe adoperare la strategia Stevens, mandando diversi giocatori a rotazione su LeBron. Dall'altra parte sarebbe nei migliori interessi di Cleveland cambiare contro tutti: ma i Cavs hanno i giocatori per perseguire questa strategia? Difficile, specie se Kevin Love dovrà convivere con Tristan Thompson. Di certo Jeff Green e George Hill possono occuparsi a rotazione degli esterni avversari, un po' come J.R. Smith, mentre Kyle Korver sarà attaccato in ogni situazione utile. 

Come accennato, il pronostico è dalla parte di Golden State. In tanti prevedono un 4-1, al massimo un 4-2 per i ragazzi della Baia, ma sottovalutano il dominio assoluto di LeBron James. In passato, e anche in due delle serie di questi playoffs (contro Indiana e Boston), Cleveland ha sostanzialmente lasciato andare gara-1: contro i Warriors non potrà permetterselo. Anzi, espugnare la Oracle Arena tra giovedì e domenica sembra una condizione imprescindibile per rimanere in corsa. Ad alimentare le speranze dei Cavs ci sono anche le difficoltà di Golden State, mai ondivaga come quest'anno: i Dubs restano favoriti, per talento e organizzazione complessiva, ma Cleveland non parte battuta. L'obiettivo di LeBron è quello di allungare la serie, magari fino a gara-7, per un altro finale epico, e per insinuare il tarlo del dubbio e delle incertezza nella mente dei campioni in carica.