Se proprio dovevamo cercare il punto debole dei Golden State Warriors, fino ad ora, guardando il roster, ci soffermavamo sul ruolo del centro. Andrew Bogut e Zaza Pachulia sono a modo loro stati importanti nel dare una mano a vincere i titoli del 2015 e del 2017. Ma non sono mai stati all’altezza di chi li circondava, utili si, ma sicuramente non essenziali come lo sono stati i quattro campioni, Steph Curry, Klay Thompson, Kevin Durant e Draymond Green.

Da quest'anno, Golden State sarà ancora più invincibile, perchè la lacuna sotto canestro è stata colmata dall'arrivo di DeMarcus Cousins. L'ex pivot dei Pelicans sbarca ad Oakland a prezzo di saldo:  contratto annuale a 5.3 milioni di dollari. Un ingaggio abbastanza ridicolo per un giocatore del suo calibro, l'unica spiegazione plausibile per aver accettato ciò è il fatto di non avere abbastanza mercato in virtù del problema fisico che si sta trascinando dietro dalla scorsa stagione, la rottura del tendine d'Achille. Inseguiva il massimo salariale, si è dovuto accontentare delle briciole dopo il grave infortunio da lui patito a gennaio. Si sono interessate a Boogie Boston e Portland, senza però mai compiere quel passo decisivo per strappare il suo 'si'. Cousins, a questo punto, avrà tutto il tempo di riprendersi dall'infortunio, di inserirsi gradualmente in un sistema parecchio rodato, in cui le star parlano di collettivo e mettono la vittoria del team sopra ogni traguardo personale.

Questo colpaccio, ovviamente, pone Golden State ancora una volta davanti a tutte le altre 29 concorrenti, e la distanza dalle altre è lievitata ulteriormente. Houston con l'ingaggio di Chris Paul, e James Harden, ha provato a rompere la dinastia Warriors già da quest'anno, non riuscendoci, i Los Angeles Lakers con la 'Decision 3.0' di LeBron James hanno tentato di rompere la loro tirannia, ma a questo punto ogi discorso lascia il tempo che trova, perchè questi Warriors, con 5 All-Star nel proprio starting five (da gennaio, quando Cousins dovrebbe essere nuovamente arruolabile) sono letteralmente ingiocabili, illegali è la parola giusta.

Nell'ultima stagione, a New Orleans, al netto di qualche suo - solito - comportamento immaturo, da bullo, è riuscito a mettere sù cifre di tutto rispetto, prima di alzare definitivamente bandiera bianca: 25.2 punti, 12.9 rimbalzi e 5.4 assist a partita. Prestazioni altisonanti in campo per il cinque volte All-Star, sprazzi da miglior centro Nba. E' chiaro che a parlare sarà il campo, ma se nessuno proverà ad inventarsi qualche mandrakata in questa Free Agency, il dominio Warriors continuerà, almeno per la prossima annata.