A meno di 24 ore dalla conclusione degli Europei 2013, che ha visto nell'ultimo atto la Francia superare la Lituania col punteggio di 80-66, è già tempo di guardare avanti, ai Mondiali del 2014 e agli Europei del 2015  che assegneranno i posti per le Olimpiadi del 2016. 
 
La rassegna continentale slovena non è nata sotto i migliori auspici: la lunghissima lista degli assenti era di tale qualità che, Parker a parte, difficilmente i giocatori scelti nel miglior quintetto della manifestazione troverebbero spazio in un ipotetico All Star Team. Sul campo, alle tante delusioni (su tutte, Grecia, Turchia, Russia) non si sono accompagnate grosse sorprese. Forte della leadership del play degli Spurs e della solidità di Batum, Diaw, Gelabale e Pietro, la Francia ha conquistato un meritato alloro, il primo della sua storia. Abbonata a podi e piazzamenti, la Lituania sale sul secondo gradino del podio dopo aver estromesso dalle semifinali l'Italia e senza dare, se non per dieci minuti, la sensazione di poter impensierire i transalpini. Terza, e per nulla paga dopo le recenti abbuffate e i titoli conquistati nelle ultime due edizioni, la Spagna di Calderon e Gasol, che ha avuto l'unico demerito (oltre quello di far decollare le platoniche ambizioni azzurre) di non aver saputo trovare la chiave per fermare Tony Parker in semifinale. La Croazia, nettamente sconfitta nella finale per il bronzo dagli iberici, i padroni di casa e, a spese dell'Italia, Ucraina e Serbia completano il quadro delle squadre ammesse di diritto alla competizione mondiale del prossimo anno. 
 
Poche storie nella scelta dell'MVP. 19 punti di media, miglior marcatore della rassegna, nei primissimi posti per percentuale di tiro (50.7%), canestri realizzati (quasi 7 a incontro) e falli subiti, Tony Parker si è dimostrato il numero uno per talento, grinta, carisma e capacità di gestirsi. 27 punti segnati nel quarto contro la Slovenia, 32 sui 75 di squadra contro la Spagna. Numeri che, ancora una volta, nel basket non mentono e ben rappresentano il valore del condottiero francese.  Lo sloveno Goran Dragic (quasi 16 punti di media), il croato Bojan Bogdanovic (17.4 ppg), il lituano Linas Kleiza (11.4 ppg e 5 rimbalzi a partita) e lo spagnolo Marc Gasol (quasi 14 punti e 8 rimbalzi a partita) completano il quintetto ideale della competizione. 
 
L'Italia, in fin dei conti, ha raccolto quanto previsto e prevedibile. L'esaltazione iniziale, frutto delle 5 vittorie insperate e consecutive, l'inaspettata quanto pleonastica vittoria sulla Spagna, si sono scontrate, nei momenti decisivi, contro l'incapacità della squadra azzurra, a cui va riconosciuto un gran cuore, di reggere il confronto con squadre più grosse e mentalmente più preparate. Cancellando ogni tentativo di appellarsi a se e ma, non possiamo non sottolineare che quello che sarebbe dovuto essere la nostra punta di diamante ha chiuso col 35.9% da 2, il 29.1% da 3, 2.2 assist e 2 palle perse di media. E soprattutto, quando serviva, nelle gare che avrebbero dato il pass ai Mondiali, non è andato oltre un allucinante 5/32 al tiro. Il nostro coach, esaltato da critica e addetti ai lavori come uno dei migliori del continente, ancora una volta si è dimostrato incapace di vincere una partita con in palio qualcosa di importante partendo da sfavorito. I confronti contro santoni quali Mike Fratello e  Dusan Ivkovic sono stati nettamente persi. Le assenze e gli alibi li avevano tutti: i nostri infortuni non devono pesare più di quelli delle altre squadre. Gigi Datome è stato di gran lunga il nostro miglior giocatore, non solo per le prestazioni offerte, ma per l'abnegazione con cui si è battuto nonostante i tanti acciacchi. Joe Dumars, accorso per ammirarlo, torna a Detroit soddisfatto e con la certezza che, prima ancora che un giocatore di classe, ha portato a casa un uomo con gli attributi. "Le sconfitte subite sono tutte meritate e questo mi fa venir voglia di lavorare ancora più duramente", ha affermato Datome. Un credo, il suo, nel lavoro e nell'impegno, che rappresenta per la nostra nazione un esempio che va oltre lo sport.
 
La "coorte" entro cui si son stretti giocatori, allenatori e dirigenti durante il torneo rischia ora di sfaldarsi. L'incertezza sui prossimi impegni si accompagna su quella della disponibilità dei giocatori NBA, a cui si aggiunge una possibile frattura tra l'entourage di Hackett e i dirigenti federali.
 
E poi, la questione wild card. Se la Fiba ne assegnerà una per continente, difficilmente verremo preferiti a Turchia, Grecia e Russia. Forse non sarà un male. Forse ripartire dalle qualificazioni per l'Europeo 2015 sarà un bel bagno di umiltà per giocatori, tecnici, dirigenti e anche stampa. 
 
Mentre si chiude la festa slovena, viene presentato il logo per l'edizione 2015, che si svolgerà in Ucraina. Rappresenta, nelle parole degli autori, le danze ucraine e l'abbraccio alla cultura del gioco. Un benvenuto a giocatori e tifosi che magari proverà a rendere più unito, nei fatti e nella vita quotidiana, il vecchio continente.