Un fuori programma alle “Giornate Azzurre”, cuore del più ampio “Progetto Azzurri”, che ha visto ieri e oggi la Puglia protagonista eha portato Simone Pianigiani a Brindisi ospite dell’Enel Basket di coach Piero Bucchi. Il ct della Nazionale azzurra, eccezionalmente accompagnato dal presidente del sodalizio cestistico adriatico, Nando Marino, ha visitato il palaPentassuglia e incontrato la stampa. "E' presto per una valutazione completa, ma Brindisi ha dato un segnale importante battendo Milano. Di sicuro c'è che ha una società solida e seria" ha detto dell'Enel assistendo a parte di allenamento prima di tornare di base a Lecce per un clinic e un incontro con i piccoli del minibasket. 

Quello adriatico in verità é il primo club che il tecnico incontra dall’inizio di questo tour itinerante partito dal Molise per concludersi giovedì a Potenza, in Basilicata. Anche questo un segnale importante per la società biancoazzurra, che non nega di aver lanciato la proposta di un clinic se non addirittura di una partita della Nazionale. Che sia realizzabile o meno si vedrà. 

Di certo che c'è che è stata un’occasione speciale per lanciare un messaggio ai club per conciliare le esigenze di questi ultimi con quelle della maglia azzurra. E chi meglio di lui può avere un quadro completo della situazione, alla guida della sua Siena fino al 2012, quando ha deciso, “una scelta dura ma consapevole” come l’ha definita lui stesso, di conservare la sola panchina dell’Italia, dopo una breve esperienza fuori dai confini. “Come Nazionale abbiamo fatto un buon lavoro per ricreare entusiasmo intorno al movimento ora dobbiamo stratificarci, lavorare su più livelli, dai più bassi ai vertici, per costruire la giusta mentalità. Una mentalità che consenta di sostenere due mesi di raduno totalizzanti per i giocatori e far sì che il tutto si concili con la stagione dei club. Il patrimonio di un giocatore è il suo corpo e deve essergli garantita la massima tutela in questo senso, anche dal punto di vista medico, sia dalla Nazionale che dai club”.

Certo è che rivitalizzare il movimento cestistico a partire dalla Nazionale, come rientra tra le linee programmatiche della presidenza Petrucci alla Fip, significherebbe invertire la rotta. “Per un giocatore italiano oggi il punto di arrivo è la Nazionale perché per poter raggiungere l’esperienza europea le occasioni sono poche, allora noi dobbiamo cercare di moltiplicare queste occasioni per rendere più ambizioso vestire la maglia azzurra”. In primis per i giovani, naturalmente come vuole il tour che lo vede primo attore insieme a tutto il suo staff. “Tutto il movimento deve avere il coraggio di non chiudersi, soprattutto dal punto di vista della crescita professionale dei tecnici perché attraverso loro vengono fuori i talenti italiani”.

Ma cosa augura un ex al campionato di LegaA? “Che sia pregno di coraggio e che nonostante il periodo difficile riesca a creare movimento e nuove idee per avere palazzetti pieni. Tecnicamente è presto per valutarlo ma vedo ottime potenzialità, per nessuno è facile vincere in questo campionato”. E a lei manca? “No, non mi manca ho avuto la fortuna di lavorare nella massima competizione italiana per la maglia della mia città ora ho la responsabilità della maglia azzurra”.

Anche dal punto di vista dell’immagine e lo dimostra gettando acqua sul fuoco del caso Hackett che ha dato forfait alla Nazionale. “E’ stato solo un misunderstanding, un’incomprensione amplificata mediaticamente. Il nostro rapporto è ottimo” ha detto il ct confermando che non il matrimonio non è finito.