Raffaella Masciadri (Como , 30 settembre 1980) è l'ala della nazionale di basket femminile e della Pallacanestro Schio. Vincitrice di 12 scudetti in Italia, e non solo, nell'arco della sua prestigiosa carriera annovera anche tre stagioni nella lega americana femminile WNBA con le Los Angeles Sparks allenate da Michael Cooperche la chiamò alla sua corte nel 2004; 100 presenze con la nazionale italiana, record ottenuto nell'ultimo Europeo svoltosi in Romania/Ungheria vinti dalla Serbia. 

Vavel Italia ha rivolto alcune domande a Raffaella Masciadri, chiedendole del suo futuro con il proprio club, con la maglia dell'Italia, del futuro del basket in rosa in Italia e tanto altro.

12 scudetti, 7 Coppa Italia, 6 Supercoppa italiane, 1 EuroCup, un palmares di tutto rispetto, una carriera ricca di trionfi. Adesso qual è l'obiettivo che vorrebbe conseguire con il suo club?

"Mi piacerebbe fare strada in Eurolega, ovvero arrivare a giocarmi le Final Four! Ammetto che non e’ un’impresa semplice viste le corazzate russe e turche che hanno Budget altamente più competitivi del nostro e riescono ad accaparrarsi le migliori straniere in circolazione".

Nel 2004/2005/2008 le parentesi nella WNBA con le Los Angeles Sparks. In termini di esperienza in campo, cosa le hanno lasciato? Nella formazione cestistica della Masciadri giocatrice se e quanto hanno influito queste esperienze?

"Le esperienze in America hanno influito molto sulla mia formazione cestistica. Mi sono trovata a confrontarmi con le migliori giocatrici al mondo ed e’ indubbio che questo mi ha portato miglioramenti tecnici ed atletici notevoli. Il basket a stelle e strisce e’ più agonistico, soprattutto dal punto di vista atletico, perché ci sono atlete con la A maiuscola che hanno imparato fin da piccole ad avere cura del proprio corpo per dare il meglio di se in campo. Dal punto di vista tecnico invece il basket e’ uguale al nostro europeo, anzi credo che per certi aspetti siamo più avanti noi o quantomeno più elastici su certi concetti cestistici".

Quali sono le differenze tra il basket femminile americano e quello italiano; la distanza è ancora lunga con gli States? 

"Come dicevo sopra la differenza la vedo di più dal punto di vista atletico. Negli States si lavora molto in sala pesi sopratutto per preparare il corpo ai continui contatti in campo. E questo le ragazze americane già lo fanno dal college. Inoltre si lavora molto sui fondamentali e sulla rapidità dei movimenti cestistici in generale. Se parliamo di differenze al di fuori del campo da basket invece, ho riscontrato un diverso approccio dei media (tv, giornali, stampa in genere) verso la Wnba: e’ molto seguita, anche se si svolge durante il periodo estivo o comunque durante la off-season dell’Nba. E questo permette di catalizzare l’attenzione solo sul basket femminile. Le strutture che hanno inoltre sono al livello della nostra Eurolega o a volte neanche: certo la fortuna e’ che spesso si gioca nelle Arene di proprietà dell’ Nba. Ma ho avuto la possibilità di allenarmi anche in palestre di College e sono davvero impianti che ti lasciano senza fiato, con almeno 5.000 posti a sedere, sale pesi incorporate, mense, negozi, centri benessere e chi più ne ha più ne metta!".

CAPITOLO NAZIONALE ED EUROPEI 2015

In questi Europei lei e la Sottana avete provato a dare quella marcia in più alla nazionale, ma non è bastato. Le avversarie hanno avuto sempre quel qualcosa in più per portare a casa la vittoria: la sfortunata sconfitta con la Bielorussia ci poteva anche stare, quella che abbiamo pagato caro è stata la sconfitta con la Grecia (ancora in corsa in questi europei) ampiamente alla nostra portata, cosa è successo in quella partita?

"Diciamo che se fossimo partite con una vittoria contro la Bielorussia forse tutto sarebbe andato diversamente. O comunque ci sarebbe stata un’energia diversa nelle partite successive. Contro la Grecia probabilmente  abbiamo troppo giocato sul fatto che la sfortuna ci aveva voltato le spalle il giorno prima e pensavamo inconsciamente che sarebbe stato più facile. Invece la squadra ellenica si e’ dimostrata solida e  tenace giocando per tutti i 40 minuti, diversamente da noi: sul 18 a 4 iniziale bisognava avere la determinazione di chiudere li la partita. Cosa che purtroppo non ci e’ riuscita. E credo che questo sia il principale aspetto mentale sul quale dobbiamo lavorare per il futuro".

La nuova Nazionale. Delle sue compagne di nazionale, tra le nuove leve, chi l’ha impressionata di più? -

"Di sicuro la nuova e positiva “scoperta” di questo raduno e’ stata Elisa Penna, classe ’95 ora agli Europei di categoria Under 20. Non ha fatto parte della squadra dell’Europeo ma e’ stata con noi per tutto il raduno e mi ha impressionato molto dal punto di vista mentale. Pur non  essendo un talento puro, ha una grande forza mentale che la spinge a superare i propri limiti e ad arrivare a giocare a livelli molto alti. Mi rivedo un po in lei a dire la verita’. Inoltre sa creare gruppo, e’ sempre disponibile nell’aiutare le compagne e sa ascoltare. Le auguro davvero il meglio per la sua carriera".

Quale sarà il futuro di Raffaella Masciadri con la Nazionale? Ancora in campo oppure no? Per il suo futuro, seppur prematuro pensarlo, le piacerebbe allenare o avere un ruolo da dirigente?

"Per il mio futuro in maglia Azzurra e’ ancora presto per decidere. E’ stata una stagione impegnativa quella appena trascorsa e un Europeo intenso per me, sia dal punto di vista fisico che mentale. Quindi ora ho bisogno del periodo estivo per staccare la spina e recuperare tutte le energie. Da settembre parlerò con tutto lo staff azzurro a cominciare dal coach Ricchini e decideremo insieme sul mio futuro. Non disdegno certo un ruolo da dirigente o da allenatrice di una squadra giovanile, perché credo che la mia carriera sportiva mi abbia insegnato tante cose che mi piacerebbe mettere in pratica una volta smesso di giocare".

Cosa pensa del poco pubblico che assiste alle partite della pallacanestro femminile (vale per tutte le nazionali)? Perché, secondo lei, il movimento femminile non riesce ad attrarre pubblico pur giocando un buon basket?

"Il poco pubblico e’ dovuto credo ad una scarsa conoscenza del nostro movimento; perché se si guarda alle realtà come Schio, Parma e Ragusa (solo per citarne alcune), dove il basket femminile e’ conosciuto, la gente segue il campionato e anche in maniera molto numerosa. Il problema e’ che bisogna diffonderlo in tutta Italia e questo si può fare solo attraverso i giornali nazionali o la televisione. Vero e’ che quest’anno il basket femminile e’ stato trasmesso da Sky e questo solo grazie all’oneroso investimento che la Federazione Italiana ha fatto. Merito di cui bisogna darle atto. Ma non deve essere una cosa sporadica e senza seguito dagli altri mezzi di stampa. Inoltre lo slancio importante deve comunque venire dalla Nazionale e dalle vittorie. Più vittorie si ottengono in campo internazionale, più seguito e conoscenza si ottengono. Si vedano i trascorsi della pallavolo sia femminile che maschile".

Infine, consiglierebbe alle giovani ragazze di intraprendere la carriera cestistica? Se si, che cosa direbbe alle giovani leve che si avvicinano a questo sport e a coltivare questa splendida passione?

"Naturalmente consiglio alle giovani leve, sia maschili che femminili, di avvicinarsi a questo sport che e’ la pallacanestro. E mi rivolgo soprattutto a quelle ragazzine che magari si avvicinano alla pallavolo perché non c’e’ contatto e pensano che non ci si fa male. A giocare a pallacanestro non ci si fa male ma ci si diverte tanto. Si impara a interagire con i compagni, a lavorare insieme per ottenere obiettivi comuni e a rispettare le regole (che al giorno d’oggi non fa mai male!). Inoltre consiglio che do a tutti e’ quello di seguire i propri sogni e non smettere mai di credere in essi: sognare e’ l’energia della vita e dello sport".

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