Ancora una volta, come due anni fa, è l'Ucraina a batterci. Stavolta, però, il tempo per recuperare c'è tutto, prendendo coscienza di ciò che è stato oggi e, specialmente, di ciò che vorremmo fosse il nostro futuro. Quando i grandi cadono, il rumore è fragoroso. La caduta, resa ancor più violenta dal vantaggio che l'Italia di Simone Pianigiani aveva accumulato nel primo tempo sfiorando anche i trenta punti di vantaggio, è ancor più dolorosa perché gli azzurri, dopo aver commesso il peccato nella giornata di ieri tornano sul luogo del delitto, stavolta lasciandoci le penne. Ben venga questa sconfitta, anche se le parole potrebbero non bastare a giustificare l'assenza di mentalità e di concentrazione nella seconda parte della gara.

Riavvolgiamo il nastro, tornando a 24 ore fa, quando la Finlandia, sotto anche di 20 all'intervallo, era tornata avanti prima di venir respinta da Gallinari e Gentile nel finale di partita. Stavolta la musica è diversa: se ieri l'Italia non aveva staccato del tutto la presa dalla corrente oggi lo ha fatto, denotando ancora una volta la mancanza di spirito e presenza nel momento di chiudere la gara. Sarà anche una semplice amichevole, ma una squadra che ambisce a traguardi prestigiosi all'Europeo che apre le porte il 5 del mese entrante, non può concedersi questi blackout.

Gli azzurri lasciano presagire che le defaiances difensive sono un brutto ricordo quando nei primi 10 minuti di gioco concedono soltanto le briciole agli ucraini: 5 punti di Randle contribuiscono ai 7 segnati dagli avversari nel primo quarto, quando l'Italia vola trascinata da 7 punti di Gentile, 6 di Gallinari e da qualche lampo di Bargnani. L'ingresso in campo di Belinelli allarga ancor più la forbice del distacco, che tocca dopo le tre triple dell'azzurro, anche quota 24. L'Ucraina non c'è più: l'aggressività italiana attanaglia le menti e gli attacchi di Fesenko e compagni, che raccolgono pochi punti con il centro che fa la voce grossa in area quando riesce a ricevere la palla, quasi mai. Negli ultimi minuti di secondo quarto Pianigiani ruota molto gli effettivi, che concedono un attimo di tregua agli ucraini che si riportano sul -21 all'intervallo.

Alla vigilia della gara odierna Pianigiani aveva sentenziato ed anche avvertito i suoi dei notevoli passi indietro fatti dalla squadra nel terzo e quarto periodo contro la Finlandia. Lo step in avanti della squadra, tecnico ma soprattutto mentale, lo si attendeva proprio in una maturità che avrebbe lasciato l'Italia controllare ed amministrare il vantaggio ed invece il calo mentale dell'Italia mette a nudo, ancora una volta, i tanti limiti azzurri. I canestri di Randle e Fesenko, uniti alle triple di Mishula riportano l'Ucraina sul -12, chiudendo un parziale di 9-0. Bargnani e Gallinari sembrano riportare il sereno in casa azzurra mettendo le cose in chiaro, ma oramai i buoi sembrano esser tornati nella stalla, più arrabbiati che mai, vogliosi di rifarsi dopo gli schiaffi subiti nella prima metà di gara. La partita si trascina stancamente verso il finale punto a punto, con Belinelli che sbaglia qualche libero di troppo e Datome che chiuderà clamorosamente in bianco la serata di Koper. Stavolta i colpi del Mago non bastano, nonostante l'ala dei Nets sia in partita e ritmo. Zaytsev è chirurgico da tre nel pareggiare prima i conti, prima di chiuderli a poco meno di un minuto dalla fine. Lo stillicidio dei liberi nel finale serve soltanto a rendere la sconfitta più amara e girare ancor di più il coltello nella ferita.

La preghiera di Belinelli non viene accolta (aggiungerei fortunosamente), dagli dei del basket. E' il momento giusto per guardarsi negli occhi dopo una sconfitta, che conta davvero poco in fin dei conti, ma che è il crocevia perfetto per decidere, da squadra, cosa sarà di questa Italia agli Europei di Francia. Il potenziale della squadra è a dir poco immenso, offensivamente, e quando c'è applicazione e concentrazione, anche difensivamente gli azzurri hanno dimostrato di poter fare il salto di qualità. Tuttavia, manca un pizzico di umiltà e di voglia in più per trasformare questo salto in realtà. Con questi chiari di luna, lontano in terra transalpina, non si potrà andare.