Il ritiro del Team USA a Las Vegas si apre alla luce delle telecamere con le parole del capo supremo dell'organizzazione, managing director in gergo, Jerry Colangelo: "Benvenuti all'edizione 2016 di Team USA. Siamo tutti qui, insieme, con un unico obiettivo: vincere la medaglia d'oro".

Uno che la medaglia d'oro l'ha già vinta, due volte alle olimpiadi ed altrettante al mondiale, è proprio coach Mike Krzyzewski, alle porte della sua ultima avventura alla guida della rappresentativa statunitense prima di lasciare il timone a Gregg Popovich, storico capo allenatore dei San Antonio Spurs, presente proprio a Las Vegas per salutare la squadra.
"Ci adatteremo gli uni agli altri. Noi, come coaching staff, ci adatteremo al vostro talento. Non sarà l'attacco di Coach K o di qualcun'altro, sarà il nostro attacco. Il nostro sistema offensivo, le nostre giocate, le nostre scelte. Dobbiamo tutti sentirci parte di quello che facciamo", sono state le parole con cui l'allenatore ha salutato i suoi ragazzi, orfani per un motivo o per l'altro di Steph Curry, LaMarcus Aldridge, LeBron James, Chris Paul, John Wall, Blake Griffin e Andre Drummond.

Alla stampa invece, Krzyewski ha parlato di diversi temi che ruotano attorno alla sua nazionale. In primis, con un forte elogio verso Klay Thompson: "Klay è uno dei migliori, tra i più completi giocatori di questo pianeta. Non è solo un tiratore, è un giocatore fantastico in attacco che ama anche giocare in difesa e sembra non stancarsi mai. Ha una grandissima forza interiore". Pronta la risposta della guardia dei Warriors, che si è detto onorato per le parole del suo coach e felice di giocare per lui.

Subito dopo, l'attuale capo allenatore di Duke ha ricordato le altre due spedizioni olimpiche da lui condotte, quella di Pechino 2008 e Londra 2012, finendo poi a parlare della situazione di Kobe Bryant: "A Londra [Kobe] era una parte integrante di quello che facevamo ed un uomo chiave. Ma rimane il fatto che se avessimo perso a Pechino non stareste qui ad intervistarmi ora. Lo riconosco. A meno di nove minuti dalla fine eravamo avanti solo di due contro la Spagna, c'era un sacco di pressione su di lui. Ma ne è uscito fuori, è uscito il Mamba. Kobe era l’alpha del 2008 in un gruppo che comprendeva campioni del calibro di James, Anthony e molti altri, sono riusciti a coesistere. A Londra poi si sono uniti anche Durant e Westbrook e mi sono ritrovato con tre generazioni diverse di fenomeni. Kobe però è speciale, anche se sei un campione NBA davanti a lui non puoi che imparare, ha un’intelligenza incredibile ed è una grande persona, è un esempio per tutti. Gli voglio un gran bene". Inoltre, coach K ha rivelato qualche retroscena sulla chiamata rifiutata proprio per il training camp di Rio: "Abbiamo sondato il terreno, volevamo essere avvero sicuri che si fosse ritirato definitivamente dalla pallacanestro giocata e Kobe ha detto a Jerry Colangelo di aver chiuso davvero. Tuttavia quando si ha a che fare con un due volte vincitore della medaglia d’oro e tra i più grandi giocatori di sempre, bisogna sempre provare a reclutarlo, anche solo come atto di cortesia. Kobe ha detto: 'Vi ringrazio, ma no'".

In chiusura, sono arrivate parole decise anche riguardo ad una delle notizie che ha tenuto banco negli ambienti NBA, ovvero la scelta del commissioner Adam Silver di spostare l'All-Star Weekend e tutti gli eventi correlati dalla città di Charlotte, come provvedimento finale in coda ad una lunga diatriba con lo stato del North Carolina in merito alla legge nota come "house bill 2". La legge è balzata alle cronache in ogni parte degli Stati Uniti e non solo, in quanto ritenuta irrispettosa verso la comunità LGBT, dato che costringerebbe le persone transgender ad usare bagni corrispondenti al sesso riportato sul certificato di nascita. Krzyzewski si è schierato accanto all'NBA, da sempre impegnata a favore dei diritti civili e sociali. "E' una legge imbarazzante. Non ho altro da dire a riguardo".

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About the author
Stefano Fontana
Ventenne. Ex-Liceo Scientifico abruzzese, trapiantato a Bologna nella facoltà di ingegneria informatica. Da sempre malato di calcio, fede rigorosamente rossonera, alla quale nel tempo si è aggiunta quella biancorossa dei Gunners. Con gli anni ho imparato ad amare tennis e basket NBA, grazie rispettivamente a Roger Federer ed alle mani paranormali di Manu Ginobili. Aspirante chitarrista con poche fortune. Non rifiuto mai una birra gelata.