Meno di quindici giorni fa, ovvero all'immediata vigilia della March Madness, South Carolina veniva esclusa, nella migliore delle ipotesi, al secondo turno dal 99% dei bracket creati dagli appasionati. D'altronde, una squadra che perde tre membri del quintetto, praticamente l'intero reparto "lunghi", si fa fatica ad immaginarla addirittura qualificata alla fase finale del Torneo Ncaa, soprattutto perchè impegnata in una difficile conference quale risulta essere la SEC. Alti e bassi, momenti di euforia intervallati da periodi piuttosto bui, ma i Gamecocks sono riusciti ad uscire alla distanza, attestandosi come terza forza della conference.

Ai nastri di partenza del Torneo, il vero punto di forza di South Carolina era senza alcun dubbio la difesa, ma dagli addetti ai lavori ciò veniva visto addirittura come un handicap, in quanto i Gamecocks erano visti come una compagine terribilmente sbilanciata solo su una parte del campo, quella difensiva, facendo venire a galla più di una lacuna in zona d'attacco. Ovvio, avere una difesa forte aiuta, ma senza attacco è difficle fare strada, soprattutto in questa competizione ricca di talento, di scorer di prim'ordine.

Eccitante, inebriante il percorso che ha spinto South Carolina fino alle Final Four che si disputeranno dal 1 Aprile all'University of Phoenix Stadium di Glendale, in Arizona. Al primo turno, la squadra allenata da Frank Martin, con la seed numero 7, si è sbarazzata abbastanza agevolmente di Marquette (seed #10) con un perentorio +20 finale (93-73). Fino a qui, nulla di strano, o quasi: i 93 punti con cui South Carolina ha bagnato l'esordio, lasciano intendere che la squadra non è solo fase difensiva e poco più. Al secondo turno l'asticella si alza, il livello di difficoltà lievita sensibilmente, e sulla strada dei nero granata va a piazzarsi la velenosa Duke, compagine universitaria dalla seed nettamente più vantaggiosa. Gara dura, come facilmente preventivabile, che mette a dura prova Thornwell e soci. Sotto di 7 alla pausa, i Gamecocks compiono un autentico capolavoro nei secondi 20' minuti, mettendo a ferro e fuoco il canestro avversario e realizzando ben 66 punti, iscrivendo a referto 5 giocatori in doppia cifra nella casella dei punti realizzati. 88-81 ed upset del week end servito, con la squadra che tutti davano come favorita a tagliare le retina dell'impianto dell'Arizona, Duke, costretta forzatamente ad abbandonare la competizione.

Gli incroci del tabellone pongono sulla strada di South Carolina, alle Sweet Sixteen, un'altra compagine sulla carta più forte dei Gamecocks, i texani di Baylor. Dopo lo scalpo di Duke, arriva puntuale anche quello rifilato ai Bears, travolti ancora una volta con un tondo ventello di scarto (70-50). Proprio in quest'occasione, si vede di cosa realmente sia capace di fare la difesa dei Gamecocks, ovvero togliere il respiro agli avversari, anestetizzarli, narcotizzari, per poi cibarsi delle loro membra. Troppo tosti e fisici gli uomini di coach Martin, con il "maschio alfa" della squadra, Sindarius Thornwell, vero martello su entrambi i lati del campo. Il netto successo permette a South Carolina di avanzare alle Elite Eight e librarsi su palcoscenici mai calcati prima.

I 24 PUNTI REALIZZATI DA SINDARIUS THORNWELL CONTRO BAYLOR:

C'è Florida ad attenderla, per l'ennesimo scontro stagionale tra i due team, senz'altro quello più importante. Nulla di diverso rispetto alle precedenti uscite: incanta ancora una volta Sindarius Thornwell, e coadiuvato alla grande dai fidi scudieri PJ Dozier e Duane Notice, South Carolina manda al tappeto i Gators, completando la favola da Cenerentola prenotando un posto a Phoenix da testa di serie numero 7. Nell'occasione, è stato il fascinoso Madison Square Garden di New York a trasformare un sogno in realtà.

Senza alcun dubbio, il leader della squadra è il senior Sindarius Thornwell, una guardia classe 1994 che ha messo insieme la miglior stagione in carriera. Forte fisicamente, con un tiro da fuori di tutto rispetto e buoni istinti clutch, per lui non è improbabile un futuro in NBA, o nella peggiore delle ipotesi, una carriera di buon livello in giro per il mondo. E' il miglior realizzatore dei Gamecocks, con più di venticinque punti di media a partita. Da tenere bene in vista anche il sophomore PJ Dozier, una guardia altalenante, ma dal talento cristallino, infinito. Sfiora i due metri d'altezza, ma i suoi movimenti felini, dalla profonda sinuosità, lo spingeranno di sicuro verso l'NBA. Gode di infinito ball handling, dunque molto pericoloso negli uno contro uno e piuttosto abile nel liberarsi in palleggio dalle contestazioni di tiro degli avversari. Non meno importanti nel sistema di gioco di coach Martin sono la guardia Duane Notice, dotata di un primo passo fulmineo e spiccate doti in penetrazione, e l'ala Chris Silva, forte fisicamente ed un buon rimbalzista. Oltre ai quattro appena citati, completa il quintetto la 'power forward' estone Maik Kotsar. Le fortune dei Gamecocks non sono arrivate solo ed esclusivamente dalle eccellenti prestazioni dello starting five, ma anche il contorno, il supporting cast (però alquanto striminzito) ha dato risposte incoraggianti: a turno, anche Rakym Felder e Justin McKie hanno apportato alla causa una buona dose di punti, rimbalzi ed altro che non rientra nelle statistiche della Ncaa. Un punto a loro sfavore, le rotazioni ridotte all'osso, infatti Martin alterna quasi sempre 7 uomini, solo in rare eccezioni utilizza l'ottavo uomo.

All'imbandito tavolo delle Final Four di Phoenix, South Carolina si disporrà faccia a faccia con Gonzaga, la principale favorita tra le quattro contendenti (completano il lotto North Carolina ed Oregon). I Gamecocks vogliono continuare a stupire, noi a divertirci.

"Le favole si avverano? No, le favole no. Sono i sogni che si avverano!” espressione enunciata in "Cinderella Story", e chisà se il sogno della Cinderella più in voga del momento non possa realizzarsi, e diventare storia, una favolosa storia da custodire gelosamente e narrare alle generazioni successive, tramandata come la più bella del bracket 2017.