Rimbalzo in difesa, sei palleggi per mangiarsi i ventotto metri della Sinan Erden Arena, bersi in un bicchier d'acqua i rivali che gli si sono posti sul cammino e, per mettere la ciliegina sulla torta, la bimane con tanto di urlo per mandare un messaggio alla diligenza appena assaltata. L'Europeo di Luka Doncic si è chiuso così, con questa istantanea, con questo frame, poco prima che una distorsione alla caviglia lo togliesse dai giochi beffardamente. Tuttavia, il suo, il giovane diciottenne sloveno, lo aveva già fatto. Già, perché il primo turning point della partita, dopo le enormi difficoltà incontrate dalla Slovenia nell'approcciare la fisicità ed il cinismo della Serbia di Djordjevic, lo ha messo in scena lui.

Da quell'urlo, da quel momento, la Slovenia tutta ha cambiato faccia, volto ed atteggiamento, assumendo i tratti del leader - con Dragic chiaramente - emotivo e carismatico, oltre che tecnico, della squadra. Tutta la nazione si è stretta attorno a quell'attimo, fuggente. La Slovenia ha saputo cogliere perfettamente il momento, quello di sbandamento della Serbia, per dargli il primo seppur non definitivo colpo di grazia. Gli avversari intimoriti dalla giocata irriverente del diciottenne enfant prodige, atto ultimo di un Europeo che ha consacrato la stella di Luka Doncic ai massimi livelli mondiali.

Dragic e Doncic, le stelle della Slovenia - Foto FIBA
Dragic e Doncic, le stelle della Slovenia - Foto FIBA

Nel perfetto Europeo della Slovenia brilla il talento di Doncic, il quale è riuscito ad abbinare alla sua classe cristallina anche una maturità ed una personalità che fin qui, nel suo percorso madrileno, non erano ancora emerse. Giocare con la Nazionale, di certo, ha un altro valore, un altro fascino, ed avere accanto un trascinatore come Dragic, molto più navigato ed esperto di lui, ha sicuramente contribuito a smuovere gli animi del giovane Luka. Non solo. Nell'esplosione del suo fatturato tra Helsinki ed Istanbul - 15 punti di media, 8 rimbalzi e poco meno di 4 assist a partita - ha sicuramente contribuito anche la condizione di rappresentare il secondo violino offensivo della squadra, presupposto che invece viene a mancare nella marea di talenti ed opzioni di casa Real. Arma a doppio taglio, tuttavia, che avrebbe potuto irretire le doti e le qualità di Doncic, il quale invece ha saputo rispondere da Campione quale è, salendo alle luci della ribalta con giocate da fuoriclasse puro, persino nei momenti più decisivi delle singole sfide, alternandole ad un'abnegazione ed uno spirito di sacrificio difensivo che ha spesso indicato la via ai compagni.

Lo abbiamo visto piangere, lo abbiamo visto cadere per poi rialzarsi, ma mai, con questa supponenza ed arroganza positiva, affermarsi tra i grandi come il più grande. Il passo più grande della sua crescita sembra essere stato compiuto. Adesso, da campione d'Europa, Luka ha la voglia di prendersi anche il Real Madrid prima di volgere lo sguardo al più grande obiettivo della sua carriera, quella NBA che lo ha guardato fin qui con curiosità ed ammirazione, miste ad un pizzico di scetticismo, ma che da questo settembre ha imparato ad apprezzarne qualità immense.