Dalle stelle, alle stalle. In Sardegna, in quel di Sassari, non più tardi di nove mesi fa si poteva scrutare il cielo più stellato dell'Italia del basket, con Logan e Sanders che mettevano a soqquadro i palazzetti di Milano e Reggio Emilia per andare alla conquista di uno storico, indimenticabile e meritatissimo triplete. Ecco, da quel momento, il buio: l'Eurolega lasciata senza un singolo acuto, l'addio (forse prematuro fin troppo) a Meo Sacchetti, l'arrivo di Marco Calvani (signore assoluto della panchina), l'eliminazione dall'EuroCup e, infine, la nefasta sconfitta in Coppa Italia che ha riaperto una ferita lancinante ed ancora ampiamente sanguinante, che evidentemente tutto era fuorché rimarginatasi. 

Il giorno dopo l'addio di Marco Calvani a Sassari si respira un aria cupa, di tristezza, di sconforto per quello che era qualche mese fa e che adesso rischia clamorosamente di essere vanificato. Ad oggi, infatti, la Dinamo sarebbe fuori dai playoff. Relagata al nono posto con 22 punti, la compagine sarda vive un momento di caos totale, con le dimissioni dell'ex coach di Roma e Napoli che arrivano a confermare una signorilità che nel basket, e nello sport d'oggi, forse non c'è più: "Lascio persone speciali che mi hanno sostenuto in ogni momento, soprattutto quelli di difficoltà. Sostituire una colonna come Meo Sacchetti non era affatto facile, avevo una sola strada, vincere e non l'ho fatto. Non posso accettare che i tifosi di questa squadra vadano a dormire con il pensiero di aver perso. Ho sprecato il mio bonus, non importa nè perché ne in che modo". 

Ha lasciato tra le lacrime Calvani, reo confesso in parte di quella che è stata la difficoltà di espressione di una squadra che sembra aver perso l'animus pugnandi che ha caratterizzato ogni singola gara della passata stagione, ogni possesso, ogni secondo. Squadra affidata dal presidente Sardara al general manager Pasquini, anche se la ferita inflitta al patron da Calvani è ancora aperta: "Se prima Sacchetti diceva che la squadra non era adatta a lui, ed ora Calvani lascia peerché è lui il problema credo che la squadra debba assumersi tutte le responsabilità di ciò che sta accadendo. Per questo ho pensato ad una persona che conoscesse benissimo sia l'ambiente che i giocatori e lo spogliatoio, anche se è un ruolo ad interim per due mesi, perché necessito di lui come general manager". 

Infine, la chiosa di Sardara riguarda l'atteggiamento della squadra, impeccabile in allenamento e meno redditizio in partita, oltre che all'obiettivo playoff: "Non è un problema tecnico, ma cerebrale. Contro Bologna eravamo sopra di 11, poi siamo crollati. Ci vuole un lavoro mentale sulla squadra, perché è disarmante la differenza tra la qualità degli allenamenti e il rendimento in partita. Ci mettiamo tutti la faccia, provando a rialzare la stagione raggiungendo i playoff". La risposta ultima, come al solito, spetterà al campo: Pesaro aspetta i campioni di tutto della passata stagione, senza sapere quale Sassari si troverà di fronte.