Il passaggio tra un anno solare e l’altro assomiglia sempre ad uno spartiacque. Viene automatico fermarsi a riflettere su quel che è stato, sulle scelte effettuate e su quello che si sarebbe potuto fare. Capita nella vita di ognuno di noi, e succede anche nelle franchigie Nba. Sempre in campo, sempre concentrate sul parquet per raggiungere tutte o quasi lo stesso scopo: crescere. Cambiano gli obiettivi da squadra a squadra, ma l’asticella delle difficoltà è il punto di riferimento per ogni team o quasi. E’ passato un anno solare anche per questa rubrica. Aspirante lente d'ingrandimento di un mondo ricco di curiosità, fascino, ornato dai più svariati protagonisti. Ci siamo divertiti, speriamo di continuare a farlo ancora insieme. Noi siamo qui.

CLEVELAND CAVALIERS

Se il 2014 dei Cavs, non si è chiuso in modo idilliaco, il 2015 ha provato (riuscendoci) ad alzare il sipario facendo ancora più danni. L’umore dalle parti di Cleveland non è comprensibilmente dei migliori, visto che la squadra fa fatica ad entrare efficacemente negli ingranaggi ed in modo particolare poiché la scala con il quale coach Blatt sperava ad inizio campionato di raggiungere quote da far girare la testa - in accezione positiva – ha cominciato a perdere i pezzi. Oltre ad aver salutato definitivamente un pilastro del frontcourt come Anderson Varejao per la rottura del tendine d’ Achille a fine dicembre, l’ex tecnico dei Maccabi Tel Aviv si trova ora a fronteggiare i momentanei stop di LeBron James e di Kyrie Irving. Il quattro volte MVP della regular season ha dovuto alzare bandiera bianca a causa dell’aggravarsi delle condizioni del suo ginocchio e della sua schiena. A margine del trentesimo compleanno festeggiato in tribuna, proprio per motivi di salute, LeBron James dopo essersi sottoposto ad accurati test clinici e di comune accordo con il team, ha deciso di fermarsi per un periodo di circa due settimane. Prezioso per tirare un po’ il fiato e cercare di superare definitivamente i diversi impedimenti fisici che da diverso tempo lo costringono a stringere i denti. La stessa franchigia dell’ Ohio ha fatto sapere che Il Prescelto, avrebbe cominciato un periodo di convalescenza diviso tra lavoro riabilitativo in palestra, cure anti-infiammatorie e naturalmente tanto riposo. James, si è subito messo al lavoro come testimonia la foto postata sul suo profilo Instagram che lo ritrae all’interno di una vasca idromassaggio con sguardo concentrato. “ Dispiace essere lontano dai miei compagni. Ma è arrivato il tempo di dare retta anche al mio corpo. “ si legge nella didascalia. Meno tempo, si augura il team di Dan Gilbert, dovrebbe essere necessario a Kyrie Irving per tornare a disposizione. Il numero 2 della squadra, è stato costretto a lasciare anticipatamente il parquet durante la sfida persa con i Dallas Mavericks, a causa del riacutizzarsi di alcuni dolori nella zona lombare. Il giocatore più utilizzato, minutaggio alla mano 38.3 a partita, rientrerà salvo imprevisti nel match casalingo con Houston, solo dopo aver effettuato esami approfonditi. I problemi di Cleveland però, vanno ben oltre le assenze dei giocatori chiave. Sul piano difensivo, i Cavs sono nel complesso da rivedere. Continuano ad imbarcare acqua, mettendo in vetrina tutte le loro difficoltà. Concedono molto, consentendo all’avversario di turno di lavorare nella zona pitturata con pochi patemi e varie possibilità per colpire. Gli ultimi poco gratificanti risultati contrassegnati da cinque sconfitte nelle ultime sei partite, hanno rimesso Blatt alla berlina. Ai crescenti rumors che lo vedrebbero seguire presto le orme di Malone ai Sacramento Kings, hanno fatto da contraltare le parole del Gm dei Cavaliers David Griffin, che ha escluso categoricamente la possibilità di un cambio di panchina. “ Non abbiamo alcuna intenzione di cambiare il nostro allenatore. Ci fidiamo di Blatt. – ha affermato il dirigente della squadra nel pre-gara con i Mavs, svelando anche i piani mercato – Siamo alla ricerca di un centro che sappia proteggere il ferro, considerato anche l’ infortunio di Varejao ed un play che ci garantisca più profondità. “

DALLAS MAVERICKS

Euforia alle stelle e fiducia in crescita in vista del futuro. Sono le sensazioni, palpabili nelle file del team di Mark Cuban. Dallas viaggia a pieno ritmo, seminando gara dopo gara credibilità e compatezza nella tortuosa corsa verso i playoff. Obiettivo minimo volendo utilizzare un eufemismo per una squadra mossasi intelligentemente sul mercato in estate e con scaltrezza in quello di fine anno. Arricchiti dall’ esperienza e dal talento di un playmaker come Rajon Rondo, i Mavericks ora con un Notiwzki da settimo posto nella classifica marcatori di tutti i tempi, guardano al 2015 con senso di responsabilità, consapevoli della grande lotta che li attende. Un discorso che vale anche per l’ultimo arrivato da Boston in casa Carlisle. Rondo è sbarcato in Texas carico e motivato per l’inizio della sua nuova avventura. Che già ha avuto modo di re incrociarsi con la sua ex franchigia ed il TD Garden, dove la notte del 2 gennaio è tornato per la prima volta da avversario. Sperava di non piangere troppo Candyman, per il rientro in quella che è stata la sua casa per quasi nove anni. E forse neanche si aspettava di realizzare il suo massimo stagionale davanti agli occhi dei propri ex tifosi. Compagni fino a poco tempo fa di molte battaglie, che non hanno mai smesso di applaudirlo né prima né dopo la sfida. Rondo ha battuto i suoi ex Celtics, da professionista vero, isolando le emozioni e il suono degli applausi fuori dal parquet con 29 punti 6 assist e 5 rimbalzi. “ E’ stata una giornata davvero speciale – ha ammesso nel dopo gara – Mi sento stanco sotto tutti i punti di vista.“ Ma per il cestista di Louisville non è arrivato il tempo di fermarsi. La salita è ancora dura, i Mavs contano su di lui: vietato tirarsi indietro. Sul fronte mercato, dopo aver rilasciato direzione D-League Ricky Ledo, Dallas starebbe valutando alcuni elementi costless agent. Il nome più caldo è quello di Emeka Okafor. L’ex Washington piace anche a Cleveland e Miami.

NEW YORK KNICKS

Dici New York Knicks formato 2014-15 e ti viene in mente a primo impatto, la storia del classico film bocciato anzitempo da critica ed esperti. Dici New York Knicks e ti viene in mente quel contrattone stipulato in estate da Carmelo Anthony, che sapeva tanto di voglia di tornare a fare presto sul serio. Leggi i numeri e le prestazioni fin qui registrate dal team e capisci che comunque ci vorrà molto. Tanto tempo per addolcire le opinioni degli addetti ai lavori. Non era di certo questo l’anno nel quale ci si aspettava di vedere concretamente la mano della nuova dirigenza, ma è normale che l’ insoddisfazione dei supporters sia palpabile. Manca ancora qualche mese alla fine dell’anno cestistico, ma già la prima parte del film Knicks è da allarme rosso. Troppo lontana la vetta della Eastern Conference, che più che da obiettivo poteva (e può) fungere da stimolo. Distante anni luce quella freschezza e lucidità mentale che ci si attende da una squadra chiamata a rialzarsi dopo anni di grandi promesse ma poca sostanza. Il secondo peggior record della Lega dopo " l’incapace di intendere e volere " Philadelphia ed un’ infermeria tra le più movimentate del campionato, danno la sensazione che il lavoro di ristrutturazione a tutto tondo della franchigia non sia iniziato con il piede giusto. Nella depressa New York del basket, Derek Fisher annota tutto con l’intenzione di trarne dei miglioramenti. L’intenzione è quello di acquisire più informazioni e suggerimenti possibili da un periodo davvero nero. Povero di gloria e ricco invece di sfortuna. Scomoda e fastidiosa compagna sempre presente in questi contesti. Ne sanno qualcosa Andrea Bargnani e Carmelo Anthony, protagonisti di due storie diverse ma al quale la franchigia arancioblu fa da sfondo. La colonia azzurra trapiantata in Nba non ha inaugurato il nuovo corso sotto il segno di una buona stella. Ed il mago romano si presenta tutt’ora come il più esemplare portabandiera. L’ex Toronto, è stato semplicemente perseguitato dagli infortuni nel corso di questi ultimi undici mesi. Prima il problema al gomito sinistro che a gennaio 2013 lo ha costretto a chiudere anzitempo il suo primo anno a New York. Poi la nuova gestione Fisher ed un esordio stagionale da rinviare a fine anno, per problemi al polpaccio ed alla coscia sinistra. Finalmente il battesimo nella notte di Capodanno contro i Clippers, con 9 punti, 4 rimbalzi e 2 assist che aveva dato la carica. Infine un nuovo stop, alla presenza numero due in campionato e questa volta per un problema al polpaccio destro. “ Come si sente? Beh potete immaginarlo, la frustrazione è molta. – ha ammesso il tecnico ex Oklahoma ai cronisti – Ha lavorato molto ed ora dovrà rimanere fuori sempre per cause fisiche. “ La nuova ritirata ai box, appare comunque meno grave di quanto si potesse pensare. Bargnani dovrebbe rientrare nel giro di poche gare, ma è chiaro - come per qualsiasi giocatore - quanto gli dispiaccia non poter aiutare i propri compagni. Fa male in modo ancora più netto,soprattutto alla società, quando a stare lontano dal campo è la punta di diamante del team, nonché il giocatore più pagato alias: Carmelo Anthony. L’ex Denver infatti, continua la sua lotta contro le pene procurategli dal ginocchio sinistro. L’ala viene attentamente seguita dall’ équipe medica del team, ma i continui problemi che ne limitano il gioco e la disponibilità in campo, potrebbero convincere la società a lasciarlo fuori a tempo indeterminato e se necessario fino alla fine della stagione. La sua assenza sarebbe pesante soprattutto dal punto di vista offensivo, dato che Anthony è l’unico nel penultimo attacco della Lega per ranking a viaggiare con una media di oltre 20 punti a partita. Ma il fatto che i Knicks siano già distanti dalla lotta playoff, alimenta la tesi del periodo di riposo prolungato fino ad aprile. “ Non è una decisione semplice, non possiamo decidere in maniera repentina se un giocatore giocherà o meno per il resto della stagione. – ha reso noto Fisher interrogato sulla faccenda - E' una decisione che richiede una risposta unanime: il nostro staff medico, così come quello tecnico e la dirigenza continueranno a dialogare con il giocatore per capire quale sia l’opzione migliore". E’ tempo di rebus, e se la risposta coinvolge la bellezza di 124 milioni di dollari, dovrà in qualsiasi caso essere esaustiva e validamente giustificata.

SAN ANTONIO SPURS

Il 2014 Nba ha senza ombra di dubbio i colori nerargento dei San Antonio Spurs. La squadra di Gregg Popovich è tornata sul tetto del mondo dopo sette anni dall’ultimo successo. Il percorso verso il quinto Larry O’ Brien Trophy ha poggiato su valide credenziali: organizzazione, intensità, solidità e voglia di riprendere quanto lasciato a Miami nel 2013. La vendetta perfetta, messa in atto dal team obiettivamente più accreditato per ricevere l’anello ad ottobre. Stagione nuova, Spurs vecchi, almeno dando uno sguardo al roster, perché di movimenti non ce ne sono stati. Non nel parco giocatori dove hanno rinnovato i contratti di Tim Duncan, Patty Mills, Boris Diaw e Tony Parker. Piuttosto nello staff tecnico al cui nuovo accordo con Pop, ha seguito l’inserimento di Becky Hammon, prima donna nella storia della Lega a divenire assistente di panchina, e di Ettore Messina, rientrato negli States dopo l’esperienza del 2012 ai Lakers. Archiviati i festeggiamenti per gli Spurs è poi giunto il momento di scendere sul parquet. La seconda parte dell’anno magico, si è concluso con un bottino di 20 – 14. Un altro passo rispetto a quello messo in mostra nello stesso periodo del 2013 ( 25-7), limitato in modo sorprendente dai ko fisici, perché negli Spurs anche la percentuale degli infortunati è stata fin qui degna di primato. Tanti i cestisti passati per l’infermeria, da Mills a Splitter, passando per Leonard e Parker, tra i più affezionati ed ancora alle prese con i rispettivi problemi: la mano destra frena l’ MVP delle scorse Finals, mentre il tendine del ginocchio sinistro blocca il francese. Marco Belinelli ne sa qualcosa, ma spera di aver saldato i conti con lo staff medico, attraverso il problema all’adduttore destro rimediato ad inizio novembre. Il Beli riassume l’anno d’oro di San Antonio. La testimonianza in carne ed ossa del sogno americano. " Cosa chiedo al 2015? Semplice. Ripetere il 2014 e migliorarlo, aggiungendo se possibile anche qualche soddisfazione con la Nazionale – ha dichiarato l’azzurro in una lunga intervista pubblicata recentemente da Repubblica.it. aggiungendo - Vorrei continuare ad essere un esempio positivo per i giovani che sognano di giocare a basket. Ho un bel progetto in mente, che sto sviluppando e che coinvolge le scuole. Sono convinto che se l'Italia vuole uscire dalla crisi deve puntare sui giovanissimi sulle scuole e sullo sport.“ Belinelli si è poi soffermato sul suo team esaltando le qualità dei compagni: “L’importante è che rientrino tutti. Così potremmo giocare come sappiamo.” Esaltando le qualità dei suoi compagni: “ Cosa mi piace di Parker? Il talento e la velocità. A Duncan ruberei i movimenti e l’intelligenza cestistica. A Ginobili il talento.“ La guardia di San Giovanni in Persiceto (in scadenza a giugno 2015) spera dunque di potersi togliere qualche soddisfazione anche con Pianigiani in ottica Europeo. Proprio sul sorteggio del girone azzurro inerente alla prossima rassegna continentale dice: “ E’ un girone molto forte, ma prima o poi devi incontrarle tutto. Ma molto dipende da come arriveremo a Berlino “. A grandi linee lo stesso pensiero espresso da Gallinari in un’intervista di qualche tempo fa alla Gazzetta.it L’ex Warriors, complimentatosi con i suoi ex compagni (“ mi divertono parecchio”) ha inoltre parlato dei suoi tre connazionali stanziati in Nba, limitati da problemi fisici e gerarchie di squadra: “ Bargnani e Gallinari sono stati davvero sfortunati. Auguro ad entrambi di rientrare il prima possibile. A Datome dico di tenere duro e non mollare. “ E se lo dice uno come il Beli c’è da fidarsi…