Nel titanico tentativo di delineare gli sviluppi del proprio bracket, solitamente, si distinguono due personalità: il realista e il romantico. Lo spettatore/fan/appassionato/supporter realista, si basa sulle seeds scelte dal comitato (non quello di Magalli ai Fatti Vostri, ma parliamo di addetti ai lavori inseriti nelle principali università del Paese) per tirare fuori, con rare eccezioni di upset, la propria visione del Torneo NCAA di basket. Difficilmente arrivano alle Final Four del suo tabellone squadre diverse dalle top seeds individuate dai saggi.

Il romantico, altresì, lascia scorrere senza indugi nelle sue vene la voglia di upset. Da piccolo, i genitori, per farlo addormentare, gli trasformavano in favola la leggenda di Davide e Golia, e per tutta la vita ha rincorso un sogno: vedere quelli scarsi e sfavoriti trionfare contro gli avversari più quotati. Il suo cane si chiama “underdog” e sogna di sposare una “Cinderella” invitata al Grande Ballo solo all’ultimo momento e derisa da tutti gli altri, i quali, ciechi, non riescono a comprendere il suo potenziale.

Ho una pessima notizia per entrambi questi personaggi: per quanto possano affannarsi, nessuno dei due riuscirà a portare a casa un bracket perfetto. Neppure cogliendone le sfumature. Oltrepassare le 2 alla 67esima combinazioni possibili è semplicemente…impossibile.

Fatta questa dovuta premessa, che non rappresenta una novità per chi ci segue, cerchiamo di dare un senso a qualcosa che, per dirla alla Vasco Rossi, “un senso non ce l’ha”. È la follia di marzo, si dirà. Giusto, tranne per il fatto che, da sempre, l’essere umano è stato pervaso da un’innata spinta interiore: dare ordine al caos.

Bando alle ciance e procediamo per gradi. Innanzitutto, rispetto alle previsioni della vigilia, delle quattro top seeds che avevamo in mente, una, Virginia, è stata scalzata dai Wisconsin Badgers del probabile giocatore dell’anno Frank Kaminsky. Come potrete vedere dal bracket, Kentucky si è confermata n.1 del Midwest con i Kansas Jayhawks alla 2. Villanova n.1 della East, con Virginia che finisce nella sua parte di tabellone con la n.2. Wisconsin diventa n.1 del selvaggio West con Arizona n.2. South che presenta i Duke Blue Devils alla 1 e Gonzaga alla 2. Fin qui direi che ci siamo: Virginia paga un brutto finale di stagione, dovuto anche all’infortunio di Justin Anderson, che non ha ancora pienamente recuperato dal problema a un dito fratturato.

Secondo punto: delle otto squadre che si giocano il playoff per i quattro posti rimasti in tabellone, una, BYU (College che prende il nome dal fondatore del movimento religioso dei Mormoni, Brigham Young), ha le carte in regola per andare avanti nella competizione. Tyler Haws ha appena superato Jimmer Fredette come all time leading scorer di BYU, e una pioggia di triple è pronta ad abbattersi sulla malcapitata Ole Miss.

Il belga Tyler Haws, tiratore fenomenale di Brigham Young University

Tutti i mormoni all’ascolto sono autorizzati ad esercitare riti apotropaici, ma ad Ovest la n.6 Xavier si troverà davanti un brutto cliente. BYU è ufficiosamente la candidata principale all’upset nel Round of 64, direi con una percentuale intorno al 75%. Le altre due partite della Regione Ovest che presentano un upset alert oltre il 50%, ad occhio, sono n.7 VCU - n.10 Ohio State e, udite udite, n.3 Baylor - n.14 Georgia State. Ohio State ha il play più forte del College basket, D’Angelo Russell, un giocatore in grado di vincere la partite da solo, facendo praticamente qualunque cosa sul parquet: sa crearsi il tiro da solo, ha punti nelle mani ed inventa assist incredibili per i compagni. Peccato non averne molti alla sua altezza. Georgia State ha un attacco equilibrato ed efficiente, che la difesa di Baylor potrebbe soffrire: non una gran virtù presentarsi con una seed n.3 senza il potenziale per andare fino in fondo. In più c’è la bella storia di Kevin Ware. L’ex Louisville, che recentemente ha dichiarato, in una video intervista commovente, “I’m not defined by that moment”, è tornato a giocare dopo un anno d’assenza in seguito al tremendo infortunio patito nel Torneo NCAA del 2013 quando giocava per Coach Pitino. I Cardinals, lo ricorderete, dopo aver pianto il proprio compagno gli dedicarono la vittoria finale facendogli tagliare l’ultima retina. Trasferitosi a Georgia State, Ware vuole dimostrare di essere tornato un giocatore di basket affidabile, soprattutto a coloro che dubitavano addirittura potesse tornare a camminare. Ecco quindi che entra in scena il nostro amico romantico: non sarebbe una bella storia se la sua squadra dovesse vincere almeno qualche partita, magari con una bella prestazione di Kevin? Lo sarebbe, soprattutto nel caso in cui Ryan Harrow e RJ Hunter dovessero fare la loro parte.

Continuiamo la nostra analisi della West Region con un altro pilastro di ogni bracket che si rispetti: mai una n.16 ha battuto una n.1 nella storia del torneo NCAA. Il sottoscritto non ha assolutamente voglia di sfatare questo tabù, pertanto portiamo i Badgers al Round of 64 dopo la vittoria sulla dignitosa n.16 Coastal Carolina. Oregon - Oklahoma St. è una bella sfida, con i Cowboys in leggero vantaggio. Arkansas, guidata dal player of the year della SEC Bobby Portis, non dovrebbe subire upset e si presenterà al turno successivo contro i Tar Heels di Roy Williams: North Carolina vorrà rendere omaggio allo scomparso Coach Smith con una bella prestazione nel torneo NCAA, quindi la vedo bene alle Sweet Sixteen contro i Badgers, che nel frattempo sconfiggono Oklahoma State. Dall’altra parte gli Arizona Wildcats godono di un tabellone orfano della n.3 Baylor, e si proiettano alla Elite Eight battendo, in serie, Ohio State e BYU. Finale regionale tra Wisconsin e Arizona, rispettivamente n.1 e n.2. Darei vincenti (di nuovo, in una riedizione della stessa partita vinta da Wisconsin di un punto lo scorso torneo) i Badgers per coerenza, dal momento che li ritengo la principale candidata a battere i Kentucky Wildcats vendicando la rocambolesca sconfitta (maturata a fil di sirena con il canestro di Aaron Harrison) della passata stagione alle Final Four.

Pronostico quindi rispettato qui, a mio modestissimo e ignorantissimo parere: Wisconsin tornerà alle Final Four.

Frank Kaminsky, classe 1993, natio di Lisle, Illinois

La lettura della Midwest Region potrebbe rivelarsi, sulla carta, più semplice di tutte le altre. Diciamolo subito: a meno di clamorosi sconvolgimenti, riti voodoo di anziani stregoni di un’isola sperduta dell’arcipelago caraibico delle Grenadines, Kentucky arriverà da imbattuta almeno alle Final Four. Kansas, Notre Dame, Maryland e Wichita State si mettano l’anima in pace. I Wildcats, non lo scopriamo certo ora, sono una corazzata semi-imbattibile. Sono troppo superiori per cadere nella trappola di un upset prima di arrivare in fondo alla propria Region. Vale la pena ricordare come, nella preseason del 2013-2014, i tifosi si presentarono al Campus con una serie di magliette “40-0”. Nulla di tutto ciò accadde (ebbene sì, potrebbe accadere quest’anno), ma UK riuscì, nonostante una pessima regular season, ad arrivare sino alla finale nazionale persa contro UConn. Proprio quest’ultima è la grande esclusa del Torneo. Gli Huskies campioni in carica non sono riusciti a passare il testimone alla generazione successiva a quella guidata alla vittoria dal play degli Heat Shabazz Napier. Un po’ quello che avvenne alla stessa Kentucky nel 2013, quando i ragazzi di Coach Calipari (privi dell’infortunato Nerlens Noel) fallirono la qualificazione al torneo l’anno dopo il titolo della UK di Anthony Davis e Michael Kidd-Gilchrist.

Tornando all’analisi della Midwest, gli upset alert più caldi riguardano la n.5 West Virginia che potrebbe subire la furia dei n.12 Buffalo Bulls. Stupendo l’incrocio tra gli Indiana Hoosiers e gli Shockers di Wichita State. Questi ultimi non sono la squadra capace di arrivare immacolata al torneo dello scorso anno (prima di venire eliminata al Round of 32 da Kentucky, sì, sempre loro), ma restano pericolosi e dotati di una difesa imperforabile. La point guard Van Vleet sarà in grado di guidarli più avanti questa volta. Secondo le mie previsioni, gli Shockers si arrenderanno alle Sweet Sixteen contro i Fighing Irish di Notre Dame. Jerian Grant, ennesimo astro nascente della famiglia Grant (anche il padre ha un discreto passato professionistico), che ha dato i natali al campione NBA (con Bulls e Lakers) Horace (lo zio) e al rookie dei Sixers Jerami Grant (ex Syracuse), si presenta come la risposta più credibile a Kansas nella parte bassa del tabellone della Midwest. La sfida ai Wildcats una volta giunti alle Elite Eight è però segnata.

Ci trasferiamo ora nella East Region, apparentemente possibile terra di conquista di teste di serie più basse. Qui l’equilibrio, sulla carta, regna sovrano, e sfido chiunque ad azzeccare tutti i risultati del primo turno. Passano Villanova e Virginia, e fin qui dovremmo, ripeto dovremmo, esserci. NC State - LSU è una partita indecifrabile. Se doveste riproporsi lo steso quesito nella prossima stagione, non avrei dubbi: LSU si gioverà infatti del talento del miglior prospetto High School in circolazione, l’australiano Ben Simmons, già nel giro della nazionale maggiore. Ma quest’anno sarà un’altra storia. Rispetto il sentire del comitato e mando avanti NC State, storicamente specialista in fatto di upset e partite tirate. University of Northern Iowa potrebbe essere la sorpresa, “sleeper” in gergo, della Region. Se dovesse battere Louisville, non mi sorprenderei di vederla arrivare sino alle Final Four (e con questo pronostico, dite ciao ciao a UNI…). Approfitto dello scarso momento di forma di Virginia, in questa parte di tabellone mi voglio rovinare: alle Elite Eight arrivano la n.5 UNI - n.6 Providence. Kris Dunn ha smaltito gli infortuni delle passate stagioni, e sarà a tutti gli effetti la punta di diamante dei Friars per condurli ad una serie di vittorie contro squadre più quotate. Ma UNI è troppo solida e alla fine dovrebbe spuntarla. A Villanova e Louisville, intanto, sono ricercato da mezzo Campus universitario per aver snobbato le loro squadre. Mi perdoneranno una volta che una delle due avrà rivinto il titolo…

Arriviamo alla South Region. Chi si unirà alle Final Four che già vedono protagoniste Kentucky - Wisconsin e andrà a sfidare Northern Iowa? I Duke Blue Devils di Coach K e del centro Jahlil Okafor? No, vi sveliamo l’arcano: ci sarà un derby! I Cyclones di Coach Fred Hoiberg sono la squadra più accreditata ad arrivare fino in fondo. Iowa State è reduce dalla clamorosa rimonta nella finale della Big12 contro i Kansas Jayhawks, uno scontro che già in regular season aveva regalato ai telespettatori parecchie emozioni (1-1 nei confronti diretti prima della finale di Conference) e al sottoscritto parecchi nemici su twitter (neanche troppo velatamente sono un estimatore dello stile di gioco di Coach Hoiberg). Detto ciò, il buon Fred dovrà fare incetta delle sue pillole per aumentare la resistenza del cuore, visto che lui e il condottiero dei Cyclones Georges Niang (per intenderci, un giocatore alla Nicolas Batum come impatto sulla partita) si troveranno di fronte avversari molto temibili. L’ho fatta facile, ma non è per nulla, per nulla scontata la squadra che uscirà da questa parte del tabellone. Se si escludono gli Hoyas di Georgetown, che per un motivo misterioso sono stati insigniti della seed n.4, Utah, SMU e Gonzaga sono squadre all’altezza delle migliori del Torneo.

Utah può fregiarsi del talento di Delon Wright, classe ’92 (vecchierello per la NCAA, ha fatto due anni di Community College prima di ottenere la borsa di studio dagli Utes). Fratello del più celebre Dorell, guardia dei Blazers (e campione nel 2006, da rookie ed elemento marginale del roster, con gli Heat di Shaq e Wade) e suo primo tifoso (su twitter scrive solo di lui), Delon è ormai da due anni stabilmente tra le top guards del College. I Mustangs di SMU tornano al Big Dance dopo un’assenza durata 22 anni, e Coach Larry Brown ha deciso che era arrivato il momento per i suoi di “giocare nella maniera corretta” (play the right way è il motto del mitico Coach che ha allenato gente come Iverson e Sheed). Saranno di certo tra le mine vaganti. Primo turno abbastanza agevole, la storia centenaria, i titoli e poco altro dalla parte di UCLA, laddove il solo Kevon Looney non basterà a fronteggiare la frontline dei Mustangs. Upset alert molto, molto basso in questo caso. Eastern Washington, altresì, potrebbe approfittare dell’accoppiamento con Georgetown per rifilare un dispiacere agli Hoyas, già protagonisti in negativo due anni orsono quando diedero il via alla cavalcata di Florida Gulf Coast, n.15 di quel tabellone, fino alle Sweet Sixteen. La partita più strana potrebbe essere, nel Round of 32, quella che metterà di fronte i due stili diversi di Iowa State ed SMU. So solo che, se dovesse, come penso, giocarsi, sarà il momento di armarsi di birrozza e caffè per seguirla al meglio. Metto il dollaro sui Cyclones e saluto Coach Brown con affetto. Alle Sweet Sixteen ci arrivano anche gli Zags, storica alma mater di John Stockton (e figli…). Dall’altra parte Utah soccomberà allo strapotere dei Blue Devils. Manco a dirlo, le partite dei quarti di finale che avranno luogo a Houston si prospettano come le più interessanti da anni a questa parte. In una finale di Region memorabile Iowa State (che ha sconfitto Gonzaga) affronterà Duke per un posto alle Final Four. Duke si porta avanti nella prima metà di gara, ma i secondi tempi dei Cyclones sono incontenibili per il roster ricco di talento ma poco profondo dei Blue Devils, ed è Iowa State a raggiungere le Final Four!

Carino il film, vero? Dicevamo…

“Ladies and Gentlemen, welcome to the 2015 NCAA basketball Final Four, live from Indianapolis!!!”…and the crowd goes all in!

In precedenza vi abbiamo anticipato che i Badgers sono la squadra più ostica, sulla carta, per Kentucky. Se è vero come è vero che Wisconsin, quando in serata dal perimetro, può battere chiunque, va anche detto che i Wildcats possiedono le contromisure per limitare l’attacco guidato da Sam Dekker e Frank Kaminski. Per quanto ci si possa sforzare, appare improbabile una sconfitta per Kentucky. Potrebbe accadere, però. E, se dovesse succedere, sarà in semifinale. Non me la sento di andare contro pronostico, e credo che la frontline composta da Cauley-Stein, Trey Lyles e Karl Anthony Towns sia perfettamente in grado di parare i colpi di Kaminski e passare al contrattacco facendo molto male. Sul perimetro non c’è partita: nonostante i Badgers siano uno degli attacchi più efficienti e meno turnover-prone del College basket, un backcourt formato dai gemelli Harrison, Devin Booker e Tyler Ulis dovrebbe essere più produttivo alla resa dei conti.

Dall’altra parte i Panthers di UNI sfidano Iowa State in un derby (o qualcosa che gli somiglia molto) fratricida. Ancora una volta il sogno dei Cyclones continua, ed è finale.

I ragazzi di Coach Hoiberg raggiungono così i Wildcats nella finale nazionale. La favola dei Cyclones sembra non ammettere eccezioni, ma chi di rimonta ferisce, di rimonta…perisce: sotto di dieci a 6 minuti dalla fine, Kentucky comincia a mettere i tiri pesanti e a girare le viti in difesa. Vittoria di 5 punti sofferta ma meritata grazie al maggior talento degli esterni e alla protezione del ferro da parte della frontline. I Wildcats scrivono la storia chiudendo la stagione 40-0 ed è Coach Calipari a tagliare l’ultimo pezzetto di retina, mentre dall’alto guarda il capolavoro compiuto dai suoi ragazzi.

Insomma, abbiamo giocato, ci siamo divertiti. Credo che tutti debbano riempire il proprio bracket, perché ogni appassionato che si rispetti sogna di avere davanti a sé la famosa palla di vetro in cui leggere il futuro. Una cosa è certa, la March Madness sta per cominciare, e sarà più folle che mai! Chi la spunterà? Restate sintonizzati sui nostri canali, vedremo insieme chi saranno i prossimi studenti a vivere un anno indimenticabile e storico con la propria alma mater.

Stay tuned, stay Vavel!